Ciò che la mente conosce proviene dal cervello, non esistendo un approccio diretto col mondo esterno. La visione è il processo che parte dalle immagini retiniche bidimensionali, coinvolge il nervo ottico ed il collicolo superiore, raggiungendo la corteccia cerebrale. Ci fa scoprire quali cose siano presenti nel mondo esterno e dove si trovino. Identificare l’oggetto che stiamo osservando e collocarlo in uno specifico contesto spaziale sono funzioni distinte, espletate in due vie anatomiche, indipendenti l’una dall’altra. Il sistema parvocellulare – interblob convoglia le informazioni relative alle forme e il parvocellulare-blob quelle relative ai colori. Le due vie terminano nella corteccia inferotemporale, l’area preposta al riconoscimento delle forme. Invece, la localizzazione degli oggetti nello spazio è propria del sistema magnocellulare che termina nella corteccia parietale posteriore, area specifica per quest’attività. L’analisi visiva comporta l’attivazione di diverse vie che sono in parallelo. In passato, si riteneva che fossero in successione come stazioni in serie e che l’integrazione delle informazioni avvenisse in modo progressivo: man mano che erano elaborate, passavano da una stazione alla successiva. Nel sistema di vie in parallelo ognuna con una propria funzione, l’integrazione è interattiva: ogni elemento visivo è trattato da più di una via. In tale processo, sono importanti anche le afferenze alle aree visive provenienti dai centri cerebrali, in grado d’influenzare il grado di attenzione come la corteccia prefrontale, il claustro ed il pulvinar. Questi sistemi permetterebbero ai meccanismi dell’attenzione il collegamento tra le diverse elaborazioni visive. La via magnocellulare connessa all’analisi del movimento e delle relazioni spaziali tra diversi oggetti è essenziale anche per il controllo del movimento. Spostarsi nel mondo esterno richiede una complessa analisi degli stimoli visivi, accompagnata dal riconoscimento delle diverse figure di sfondo e dalla valutazione delle distanze.
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