Sia le associazioni che le fondazioni possono essere prese in considerazione per la gestione di un Ecomuseo. Entrambe le forme giuridiche presentano vantaggi, ma anche svantaggi rispetto ai fini che vogliamo.
Da un lato le associazioni, così condizionate dalla volontà (mutabile nel tempo) degli associati, presentano sì il fondamentale carattere della flessibilità; infatti «l’assemblea è sovrana: non solo nel senso che essa nomina e revoca gli amministratori, ma soprattutto nel senso che essa può deliberare (sia pure con maggioranze e quorum qualificati) ogni modifica all’atto costitutivo, e pure lo scioglimento anticipato dell’associazione e persino, si badi, la modifica dei suoi fini». Come si può dedurre, tali fini non sono stabili, e questo può rappresentare una minaccia per la garanzia della tutela e della valorizzazione di un patrimonio socio-culturale quale l’ecomuseo.
Dall’altro le fondazioni presentano il problema opposto, ossia la rigidità, poiché essendo così vincolate dall’atto costitutivo non offrono quegli aspetti di elasticità e duttilità nell’adattarsi a situazioni in continuo divenire.
Negli ultimi anni si è affacciata nel ventaglio delle possibili persone giuridiche di diritto privato una nuova forma che sembra più idonea per conseguire finalità di tipo culturale, aventi un certo rilievo per la collettività, grazie alla possibilità che essa offre di mantenere la stabilità tipica della fondazione e contemporaneamente di avvalersi della versatilità propria delle associazioni.
Si tratta della Fondazione di Partecipazione: « un nuovo istituto giuridico di diritto privato, che costituisce il modello italiano di gestione di iniziative nel campo culturale e non profit in genere. E´ un istituto senza scopo di lucro, cui ci si può iscrivere apportando denaro oppure beni materiali, immateriali, professionalità o servizi. Le varie categorie di partecipanti possono eleggere i propri rappresentanti negli organi direttivi: questo permette un´armonica e fattiva collaborazione, all´interno di un medesimo istituto, di istituzioni pubbliche e private, ed il crearsi di una sorta di azionariato diffuso culturale che garantisce diritti e stabilità. Pur non essendo un istituto commerciale, a tale Fondazione possono collegarsi ed affiancarsi genuini organismi lucrativi, in via strumentale ed accessoria agli scopi istituzionali della Fondazione, che resta centro direzionale e strategico delle attività».
Oltre al patrimonio iniziale con una stabile destinazione di scopo, è presente anche un fondo di gestione che può essere costantemente alimentato per sostenere gli eventi culturali che si vogliono realizzare; la fondazione si apre dunque agli apporti economici ed alla partecipazione di soggetti diversi dai fondatori.
Questo istituto consente a più persone (fisiche o giuridiche) di partecipare alla vita della fondazione ed alla gestione del suo patrimonio, nonché di concorrere alla determinazione della politica culturale dell’ente (secondo modalità tipiche delle associazioni), ma in un quadro di stabilità e di sicurezza dei fini, che restano, a differenza di quanto accade nelle associazioni, quelli stabiliti dal fondatore (o dai fondatori).
Si tratta pertanto di una persona giuridica atipica (ma legittimata dall’ordinamento), poiché costituisce una combinazione di una fondazione con un’associazione, che non snatura, tuttavia, l’essenza della fondazione, la quale rimane pur sempre ancorata agli scopi dettati dall’atto costitutivo: la partecipazione di vari soggetti non trasforma la Fondazione di partecipazione in ente di tipo associativo, ma in un ente partecipato, in cui lo scopo rimane immutabile.
Tale forma unisce i vantaggi dell’uno e dell’altro istituto, proiettandoli oltretutto in una dimensione più adeguata all’evolversi delle esigenze che la gestione di una realtà come l’ecomuseo richiede con sempre maggiore sollecitudine.
Permette, infatti, l’incontro pubblico/privato, riservando alla parte pubblica forti poteri di controllo, ma permettendo, con la partecipazione dei soggetti privati, l’apporto di una managerialità che manca in genere alla pubblica amministrazione. Si può così raggiungere un’adeguata valorizzazione delle attività e dei servizi tipici degli enti locali, secondo moderni criteri di economicità e imprenditorialità.
Anche la struttura organizzativa rispecchia questo ibridismo innovatore, mostrando il ruolo decisionale determinante dei partecipanti che sono ben rappresentati negli organi della fondazione, come si può comprendere dai seguenti schemi.
Ritengo che la Fondazione di Partecipazione sia il modello più adatto alla gestione di un ecomuseo, in un’ ottica di sviluppo al passo con i tempi, per le suddette considerazioni, nonché per il fatto che essa garantisce la continuità almeno sotto tre aspetti:
· Aspetto gestionale: essendo ente autonomo, ma non svincolato, dai soggetti che lo costituiscono, vive di vita propria indipendentemente dagli eventi, anche di natura politica, che possono “colpire” i fondatori. E’ funzionale alla progettualità ed alla efficienza operativa.
· Aspetto sostanziale: l’interesse perseguito è, per definizione e secondo la disciplina codicistica e normativa, di pubblica utilità senza sfumature lucrative, al pari di quello perseguito istituzionalmente dalle strutture di origine.
· Snellezza operativa: per poter operare con risultati coerenti e rilevanti nonché per raggiungere l’obiettivo finale, è evidente che la Fondazione dovrà anche svolgere attività d’impresa, pur cercando di evitare pericolose contaminazioni commerciali.
Rimane, infine, da sottolineare la necessità di una figura fondamentale dal cui ruolo dipende inevitabilmente quella sinergia indispensabile per la vita stessa dell’ecomuseo e per la sua fattiva proiezione in una realtà postmoderna: il Direttore dell’Ecomuseo, il quale deve rappresentare un’individualità professionalmente e caratterialmente appropriata a coordinare e dirigere omofonicamente tutti i soggetti di diritto pubblico e privato coinvolti in tale attività. Il Direttore è, tra l’altro, una figura tecnica che la Regione Toscana dal 2004 considera obbligatoria nei musei, per accedere ai contributi regionali e statali.