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Psicoterapia e Psicoanalisi

Stato Attuale e Passato dei DCA

I problemi connessi con l’alimentazione costituiscono un aspetto che assume sempre più un particolare rilievo del disagio giovanile. Da una consultazione della letteratura pertinente, si hanno conferme del fatto che si tratti di una manifestazione sempre più frequente tra preadolescenti, adolescenti e giovani, che ha visto triplicare la sua incidenza negli ultimi 40 anni.
Il DSM IV riferisce un’incidenza del 1-3% della Bulimia nervosa e dello 0,5-1% per l’anoressia nervosa. Gli studi epidemiologici indicano che questi disturbi si manifestano soprattutto tra le giovani donne;l’età di comparsa presenta una distribuzione bimodale con un picco a 14 anni e tra i 18-20 anni. Le ultime ricerche sembrano evidenziare la presenza di disturbi alimentari anche tra i maschi, cosa che in passato non era stata considerata.
Sebbene questi dati epidemiologici si riferiscano alla popolazione statunitense, studi condotti su adolescenti italiani (Santonastaso et al.,1996; Rossi et al., 1997 ecc.) mettono in evidenza la diffusione dei disturbi e la prevalenza di bulimia, anoressia e binge eating anche nel nostro paese.
La letteratura, mette in evidenza come, soprattutto nell’ultimo decennio, risulti sempre più frequente che gli adolescenti seguano diete o abbiano un’alimentazione sregolata (Vagnoli et al., 1999). Questo aspetto è stato correlato con la tendenza dei mass media e fornire modelli di bellezza sempre più magri.
Data l’elevata incidenza di tali disturbi nella popolazione e la probabile multicausalità del fenomeno, molti studi si sono indirizzati ad identificare i fattori di rischio in grado di aumentare il rischio che si manifesti un dca.
In questa visione, alcune ricerche hanno messo in evidenza, come anche nella popolazione generale non clinica possano essere individuate delle caratteristiche sociali, culturali e personali che possano predisporre questo tipo di disturbo. Alcuni ricercatori, tra cui Lucas (1981) e Ponton (1996), sostenevano che esistesse un continuum che va dai DCA fino ai comportamenti alimentari corretti e che passa attraverso una serie di comportamenti che si discostano da quelli sano (Lombardo, Caiani e Vannucci, 1999). Questo non sembra del tutto confermato da McLaren (2001), il quale ha analizzato un gruppo clinico ed un gruppo di non clinico, tra i quali poteva distinguere una differenza sia quantitativa che qualitativa.
Gli studi mettono in evidenza vari tentativi di dare una struttura unica per definire e spiegare il fenomeno. Recentemente si è giunti a definire un modello etiopatogenetico di tipo biopsicosociale consensualmente condiviso, che trae origine dai dati di ricerche longitudinali e trasversali su campioni clinici e non. All’interno di questo modello, si distinguono fattori di rischio ambientali e pesonali.
Tra i fattori ambientali vengono inserite le influenze socioculturali (come lo status socioeconomico, le influenze dei mass media e i modelli socialmente condivisi) oltre alle influenze relazionali della famiglia e del gruppo dei pari.
Mentre tra i fattori personali possiamo distinguere:
Ä i fattori biologici come le differenze di genere, le alterazione fisiologico-funzionali, le influenze genetiche, la distribuzione del grasso corporeo e lo sviluppo puberale;
Ä i fattori psicologici tra cui l’insoddisfazione corporea, l’autostima, l’instabilità affettiva, il perfezionismo, il narcisismo (McLauren, 2001);
Ä I fattori comportamentali come tendenza ad adottare comportamenti alimentari restrittivi, un inadeguato apporto nutrizionale ed uno stile di vita sedentario.
Tra i fattori di rischio psicologici, l’autostima sembra assumere un ruolo molto importante; infatti, alcuni studi longitudinali americani hanno messo in evidenza come le ragazze di 11-12 anni con un’autostima bassa, successivamente a 16 anni fossero più a rischio per lo sviluppo dei sintomi dei DCA. La letteratura mostra come l’influenza del livello di autostima possa svolgere un ruolo indiretto, nella etiologia dei DCA, mediante l’associazione ad altri fattori di rischio, come le componenti sociali del perfezionismo, la depressione e il rapporto con gli altri.
Correlazioni positive sono state riscontrate anche tra autostima e tendenza a praticare lo sport, Sauds et al. (1997) ed altri ricercatori hanno rilevato che le ragazze impegnate in un’attività sportiva presentavano un livello maggiore di autostima. Questo aspetto non appare del tutto chiaro in quanto alcuni studiosi hanno rilevato percentuali più elevate di DCA in gruppi di persone che praticavano sport (come la ginnastica artistica e il body bulding..).
Il ruolo dell’insoddisfazione corporea nella genesi dei disturbi alimentari è stato a lungo indagato ed i risultati indicano che questo predica in modo significativo lo sviluppo di sintomi DCA. Questo aspetto è più rilevante durante l’adolescenza, in cui, come sostiene Vagnoni (1999), il corpo assume un’importanza critica, diviene oggetto simbolico dell’immagine di sé.
E’ stata rilevata un’associazione tra insoddisfazione corporea e il sottoporsi a rigide diete dimagranti, ma anche alla distorsione dell’immagine corporea in popolazioni cliniche e non che Garner et al. (1981) suggeriscono di differenziare tra immagine affettiva (relativa alle sensazioni e agli stati d’animo) e percettiva (quella in cui il soggetto è incapace di valutare le dimensioni corporee).
Alla distorsione dell’immagine corporea di tipo affettivo sono correlate le emozioni negative, che spesso accompagnano gli episodi di binge eating; infatti l’alimentazione incontrollata sembra assumere un ruolo di rinforzo, procurando sollievo dalle emozioni negative precedenti. A questo proposito Western e collaboratori (2001) ritengono che le persone riescano a contenere le emozioni altrimenti incontrollabili attraverso comportamenti alimentari incontrollati.
Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dal perfezionismo che può essere distinto in due elementi: quello orientato verso sé, connesso con sintomi anoressici, e quello caratterizzato da componenti sociali che risulta correlato sia con l’anoressia che con la bulimia nevosa. Inoltre, il perfezionismo risulta correlato sia con l’autostima sia con i disturbi dell’immagine corporea nell’insorgenza dei disturbi alimentari. Rispetto a questo fattore la letteratura non è concorde nel definirlo un fattore di rischio o di mantenimento.
Alcuni recenti studi (McLauren,2001) mettono in luce come il narcisismo possa essere un altro probabile predittore se correlato con i disturbi dell’immagine corporea e una bassa autostima.

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Claudia Chiti

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