Questa patologia psichiatrica, oggi quasi dimenticata, nei secoli scorsi ha in realtà conosciuto una certa diffusione.
il neurologo francese Cotard ne ravvisò la presenza, alla fine dell’ ‘800, in una paziente che, avendo maturato la delirante convinzione di essere morta, aveva intrapreso una serie di condotte autolesive, cessando l’alimentazione e tentando persino il suicidio.
Sintomi specifici della Sindrome di Cotard
Il focus patologico del disturbo è la convinzione incoercibile di non possedere più la propria fisicità. Di aver perso gli organi interni, il sangue, o parti vitali del corpo. In poche parole, di essere un cadavere.
Sulla spinta di questo delirio di negazione il paziente sviluppa una totale incompetenza propriocettiva ed enterocettiva ( non avverte più i propri stimoli corporei) accompagnata dalla perdita di ogni contatto con l’ambiente esterno ( Cipriani, 2010).
Alcuni soggetti sviluppano allucinazioni visive (si vedono già cadaveri) cenestesiche ( non avvertono la presenza dei propri organi vitali o se ne sentono privati), olfattive (sentono l’odore della propria carne in decomposizione).
Al delirio percettivo si accompagnano stati di apatia, anedonia, isolamento, ma anche di colpevolizzazione, persecutorierà e autoaggressività, dettati da un profondo stato depressivo cui la sindrome sembra imprescindibilmente connessa.
La sindrome di Cotard è spesso inserita in un quadro sintomatologico di schizofrenia o di depressione bipolare con sintomi psicotici, ma è possibile riscontrarne la presenza anche nel quadro sintomatologico di disturbi organici quali trauma cranico, demenza, tumori cerebrali, morbo di Parkinson; spesso si presenta in comorbilità con la sindrome di Capgras, che impedisce il riconoscimento dei propri familiari, (dunque il paziente si sente circondato da estranei), e colpisce maggiormente soggetti femminili in età avanzata con diagnosi pregressa di maniacalità o bipolarismo. La prognosi sembra più favorevole in caso di eziopatologia neurologico-organica, mentre una remissione – anche parziale- all’interno di un quadro psicotico appare meno probabile.
L’importanza del fattore culturale
La sindrome di Cotard può subire una certa influenza ambientale. In particolare, il delirio di nichilismo può essere sostenuto da credenze superstiziose tipiche di particolari culture. Ad esempio quella persiana, che crede all’esistenza di una mitica creatura femminile, una sorta di demone alato che colpisce le donne subito dopo il parto, mangiando loro il fegato e il cuore e privandole così della vita (Nejad et al. 2013).
I nativi americani credono egualmente nelle figure di misteriosi animali notturni, streghe e fantasmi che si aggirano per cibarsi del cuore degli esseri umani, soprattutto bambini. Si citano a tal proposito cinque donne soprannaturali, simili a gufi giganti, della tribù Yakama, il cannibale Wendigo nella regione dei Grandi laghi, e la strega fantasma nata dal cadavere di uno sciamano, tipica della cultura Passamaquaddy e di quella Mi’kmaq. Credenza vuole che, quanti vengono colpiti da questi attacchi, diventino cadaveri pur trovandosi ancora in vita.
Uno sguardo alla clinica e alle neuroscienze
Da punto di vista clinico sembra possibile identificare tre fasi della sindrome (Yamada, 1999):
– una iniziale, altresì detta germinale, in cui il delirio di negazione percettiva non appare ancora identificabile, ma sono comunque presenti stati emotivi disforici, umore depresso, manifestazioni di ipocondria e cenestopatie diffuse ( dolore ad organi vitali ben precisi);
– fase florida, in cui il delirio di negazione fa la propria comparsa, e il soggetto comincia a comportarsi realmente come un cadavere, cessando di prendersi cura di sé e di soddisfare le proprie necessità corporee;
– fase finale, in cui il delirio di negazione percettiva ha ormai preso il sopravvento, e si presenta come un sintomo invasivo “ipocondriaco” inserito in un contesto patologico di stampo depressivo o paranoide. Il delirio percettivo coinvolge gradualmente anche la sfera emotiva, quella cognitiva e quella interpretativa: non sono rari, in queste fase, condotte autolesive e tentativi di suicidio, analgesia (insensibilità al dolore) mutismo, senso di colpa e disperazione, deliri nichilistici o, paradossalmente, persino di immortalità.
Implicazioni Cerebrali nella Sindrome di Cotard
Studi di neuroimaging hanno evidenziato, nei soggetti affetti dal disturbo, un’interruzione del tessuto connettivo dell’area posta tra il lobo frontale e quello parietale- coinvolta nella trasduzione delle emozioni- dalla quale potrebbe deriverebbe una disfunzionalità delle fibre nervose deputate alla trasmissione emozionale alla corteccia cerebrale ( Portzky et al. 2009) . Gli stimoli esterni non vengono più percepiti né trasdotti, e questo impedisce i processi di propriocezione e autoconsapevolezza, proprio come accade nei soggetti anestetizzati o in coma vegetativo.
Un certo malfunzionamento sembra colpire altresì la circonvoluzione fusiforme, coinvolta nel riconoscimento dei volti familiari, e l’amigdala, utile nel processamento emotivo. L’interruzione patologica delle fibre nervose che mettono in comunicazione queste due aree sarebbero dunque alla base delle disfunzioni propriocettive e dei vissuti di irrealtà ( Dieugez, 2018).
Teorie più recenti hanno infine ipotizzato la presenza di una disregolazione nell’emisfero destro, che porterebbe alla maturazione di vissuti di irrealtà, dissociazione e aggressività, coniugati con uno stile di pensiero interiorizzato e diffuse dispercezioni somatosensoriali (Dieugez, 2018).
I possibili trattamenti della Sindrome di Cotard
Date le conseguenze particolarmente gravi legate al progredire del sintomo, l’intervento terapeutico dovrà mostrarsi intenso e tempestivo. Una terapia praticata soprattutto agli inizi del secolo scorso vedeva il frequente impiego della scariche elettroconvulsive, finalizzate a ripristinare il giusto funzionamento dell’emisfero destro e a riattivare le connessione cerebrali perdute. Oggi questa tecnica è stata sostituita da trattamenti meno invasivi e aggressivi per il paziente:
Ad esempio quella farmacologica, che prevede l’utilizzo di antipsicotici ad alto dosaggio, e quella psicoeducativa, finalizzata a ripristinare la funzione propriocettiva e a correggere le credenze nichilistiche deliranti.
A tal proposito, un intervento breve strategico per il riconoscimento delle emozioni o una psicoeducazione di orientamento cognitivo-sociale potrebbero mostrarsi i trattamenti di elezione, perché in grado di stimolare nel paziente tutte quelle risorse emotivo- cognitive che possono aiutarlo a prendere un più consapevole contatto con la realtà -endogena ed esogena- e a ripristinare così un pieno senso di Sé e del proprio stato vitale.
BIBLIOGRAFIA
Cipriani, G., Picchi, I., Dolciotti, C., Bonuccelli, U. (2010). Cotard, the man and the syndrome. Giornale italiano di psicopatologia.
Dieguez, S. (2018). Cotard Syndrome, Front Neurol Neurosci, 42, 23-34.
Nejad, A. G., Anari, A. M. Z., & Pouya, F. (2013). Effect of Cultural Themes on Forming Cotard’s Syndrome: Reporting a Case of Cotard’s Syndrome with Depersonalization and Out of Body Experience Symptoms. Iranian journal of psychiatry and behavioral sciences, 7(2), 91.
Portzky, M., Peremans K., Audenaert, K., Debruyne, H. ( 2009) Cotard’Syndrome: a review, in Current Psychiatry Reports 11(3):197-202
Yamada, K., Katsuragi, S., Fujii, I. (1999). A case study of cotard’s syndrome: stages and diagnosis. Acta Psychiatrica Scandinavica, 100(5), 396-398.