fbpx

Mente

Le Porte all'Orizzonte

Scialla “commedia leggera”? Un dramma contemporaneo, piuttosto, eticamente costruttivo in cui il direttore artistico, narratore auto-omodiegetico, senza paternalismi e servendosi di un canale fortemente congeniale agli stili cognitivi delle nuove generazioni, vi ha fatto scorrere perle preziose; uno spaccato da vedere e rivedere più volte, con sempre rinnovato entusiasmo, per le profonde lezioni di vita e i nodi problematici epocali nelle loro implicanze, prime fra tutte quella degli atavici conflitti genitori e figli, insegnanti-alunni, giovani-scuola, mentre la violenza imperversa come mentalità e come pratica di vita.
La Macrostoria entra nella microstoria, gli aspetti più prettamente profilmici la rappresentano e consentono di introiettare messaggi di ampio spessore, dimostrando che una successione di innumerevoli istanti devono essere vissuti, afferrati, spremuti il più possibile, prima che il tempo invidioso porti troppo presto al capolinea. “Carpe diem” (Orazio, I,11, 8), cogli l’attimo, SCIALLA, stai tranquillo, SCIALLA, ciò che conta sono i momenti preziosi da assaporare nella quotidianità, SCIALLA, non farti condizionare da ipotetiche speranze e ansiosi timori per il futuro o, peggio, da un passato irriproducibile, “SCIALLA ai problemi propri si ci pensa dopo” (Rapper Amir Issaa e Ceasar Production, colonna sonora) … Scialla, “ripetuto a ogni piè sospinto, sibilato con rabbia, farfugliato con imbarazzo, messo lì a intercalare un sorriso e, verrebbe da dire, qualsiasi altra cosa dello scibile umano” (Luca Ricci, Lo slang di figlio in padre, www.ilmessaggero.it, 16/11/2011), reiterando il titolo che deve “invitare al quieto vivere e alla moderazione con ritmi più blandi di quelli a cui ci ha abituato il cinema ultimamente” (Intervista a Francesco Bruni, Corriere.it, Roma, 16/11/2011). L’esperienza di Luca e di Bruno rappresenta “una vera e propria boccata d’ossigeno in un panorama asfittico polarizzato tra personaggi e storie piene di luoghi comuni” (Pedro Armocida, Il giornale, trovacinema.repubblica.it, novembre 2011).
L’IRREQUIETO QUINDICENNE ROMANO, che gira per le strade con cappuccio in testa e musica nelle orecchie, mimando i colpi di thai-boxe che impara nella palestra di periferia da lui frequentata, si scontra e incontra con “IL TERMOSIFONE SPENTO”, scrittore ed ex professore di latino completamente disilluso del proprio ruolo, senza figli, che ha lasciato l’insegnamento per rifugiarsi nell’apatia delle lezioni private a studenti svogliati e alla stesura di biografie di calciatori, personaggi della televisione e pornostar.
“La trama si dipana in un girondolare di gag che mette di fronte due mondi, l’ignorante e il colto, la “bamboletta” e l’adulto, il Nord e una Roma in cui tutto scivola pericolosamente verso la criminalità di periferia” (Maurizio Caverzan, Scelgo l’hip hop o il prof?, www.tracce.it , 28/11/2011), lo slang giovanile e il latino, il padre e il figlio. Il film, uscito nelle sale il 18/11/2011 e vincitore del “Controcampo” all’ultima Mostra di Venezia, si è già piazzato al quinto posto, “con un successo che ha del miracoloso” (Intervista a Francesco Bruni, Ibidem). Nella pellicola, il tempo della storia non può coincidere con il tempo del discorso in quanto è impossibile, in 95 minuti, trasformare il modus vivendi in un’età in cui appare anacronistico il bisogno di rimuovere ostacoli che, talvolta, afferiscono negativamente all’interno di un gruppo, ricercare la continuità e l’innovazione nella storia delle idee, contestualizzare e rielaborare criticamente, perfezionarsi per “leggersi”, “farsi leggere” ed esprimere ad alta voce i sussurri della propria anima, anche se i personaggi in scena sono “veri”. Il Professore si lascia vivere; sta scrivendo la biografia di Tina, famosa slovacca, ex studentessa che diventa pornostar dopo esser rimasta incinta troppo presto, focalizzata nel periodo in cui riprende le sue passioni giovanili per la musica. Luca, con i molti dubbi e le pochissime certezze mette seriamente in difficoltà l’insegnante, il quale si chiede come interagire con la crescita interiore dei giovani, quali esempi tangibili somministrare loro, quali angoli della loro anima illuminare, quali impliciti ammonimenti rivolgere, quali codici innestare, quali certezze garantire tra castelli di carta con scadenze, impegni, orari, compiti, progetti, promesse.
Domande senza risposta che hanno dato il “la” a SCIALLA, con cui Francesco Bruni, ex professore e già autore degli adattamenti televisivi dei romanzi di Montalbano, è riuscito mettere lo spettatore di fronte a un prezioso laboratorio socio- politico- economico e culturale. Il problema si ingigantisce quando Marina, facendolo tornare indietro di anni luce, gli rivela che Luca è figlio di lui, anche se il docente ne ignorava l’esistenza, e che sta per lasciarglielo, dato che lei trascorrerà sei mesi in Africa per lavoro, con la promessa che l’adolescente, agitato da turbe adolescenziali, non dovrà mai conoscere la verità. Che fare? Sarà possibile a Bruno instaurare rapporti di reciproca fiducia con Luca? Riuscirà a sconfiggerne i fantasmi interiori del ragazzo e fargli ritrovare “il pacchetto della propria unicità” (Matilde Perriera, Come tu mi Vuoi, Psicolab, 01/6/2010)? “Come placare la lotta dei frammenti tra di loro? Come ricomporre l’unità distrutta” (G. Thibon, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, 1973)? Fabrizio Bentivoglio, seppur sbigottito, se ne prende cura e “la sua impassibile quotidianità subisce un’improvvisa accelerazione” (Giancarlo Zappoli, I tormenti di un adolescente ‘vero’, www.mymovies.it, 18/11/2011).
Il riscoprirsi inaspettatamente padre rivela quel tratto di umanità che sembrava atrofizzato ed egli si mostra in grado di intuire il quid che rende gli adolescenti “perplessi, smarriti, in cerca di una mano tesa che li stimoli a superare gli ostacoli e col quale identificarsi” (Clizia Sardo, Il Processo di Identificazione negli Adolescenti, Psicolab, sett. 2010). Quel cuore, a prima vista sordo a qualsiasi sollecitazione, si rende disponibile ad auscultare l’animo di Luca e a capire che il ragazzino, disinteressato verso l’apprendimento scolastico, “recalcitrante e apparentemente impermeabile a ogni stimolo che vada al di là dei bisogni primari, è alla ricerca inconsapevole di una guida” (Giancarlo Zappoli, Ibidem).
L’alunno ribelle e il “neopadre” si ritroveranno e l’uno aprirà all’altro la propria misteriosa esistenza, al punto che “un po’ del disincanto di Bruno si trasformerà in un insperato entusiasmo e un po’ dell’incoscienza di Luca si stempererà a favore della riscoperta dello studio dei classici” (Luca Ricci, Ibidem). Dall’incontro tra due solitudini, “spezzando il lungo torpore dello sciatto letterato padovano e catalizzando l’energia del giovane in attività ben più auliche delle trasferte con spacciatori metropolitani” (Francesca Trapè, www.iniziativa.info, 30/11/2011), nasce una storia di reciproca educazione. Bellissimo il momento in cui Luca, ovvero Enea, presta soccorso a … a … Patroclo!!!, il giovane che, nella completa ignoranza di Filippo Scicchitano, viene sostituito ad Anchise.
Nell’analisi delle argomentazioni relative al SALTO GENERAZIONALE TRA PADRI-FIGLI s’impone, quindi, l’urgenza di rinnovare il perenne ping pong dialettico tra “Ieri e Oggi”, rinverdendo le tracce indelebili di un passato multisecolare. In Scialla, particolarmente incisivo risulta anche il rapporto FAMIGLIA E SCUOLA, incentrato sui dialoghi tra la Di Biagio e Bruno che, rispettivamente, si rapportano polemicamente tra i criteri valutativi ormai superati della professoressa e le innovazioni didattico-metodologiche suggerite dal “padre”. Le perorazioni di Fabrizio Bentivoglio sono basate sulla centralità dell’alunno, sempre in fibrillazione. I giovani. “Eccoli. Inglobati in un guscio, incapaci di trasmettere le loro emozioni, circondati da quanti fanno di sé il centro del mondo, si lasciano dominare da paura, insicurezza, tristezza, malinconia, spie lampeggianti sempre in agguato, eppure cercano la forza di andare avanti con coraggio, pronti a esporsi di fronte a un avvenire che, per loro, è un’incognita.
Gli studenti DEVONO essere aiutati con proiezioni in avanti che insegnino ad apprezzare valori irrinunciabili, quali la libertà di coscienza e la capacità di autodeterminarsi, per i quali si combatterà sempre. Sono questi gli imperativi a cui la scuola e la famiglia devono riservare massima attenzione per trovare convergenza d’intenti e stringersi la mano; il confronto attivo tra le due componenti ha, per il ragazzo, una funzione apotropaica in quanto implica la capacità virtuale di far superare lo scoramento e di esorcizzare la negatività del tempo vista come corsa ineluttabile, logoramento e distruzione. Bruno cerca di dimostrare a Raffaella Lebboroni che è necessario esortarli ad agire, a lottare, a “salire sulla cattedra per guardare le cose da angolazioni diverse, a percepire il lieve bisbiglio dell’arte, a portare una ventata di aria fresca nell’ambiente che li circonda, a trasformarsi in uccelli per librarsi nell’aria, decisi a non uniformarsi a regole imbalsamate e a schemi costrittivi” (M. Perriera, Scuola e Formazione Spirituale, Psicolab, 25/2/2010). Luca, con l’intenso studio degli ultimi due mesi di scuola, continuamente supportato dalla profonda cultura di Fabrizio Bentivoglio, riuscirà a salvare l’anno scolastico? Volevano bocciarlo perché non ritenuto all’altezza di un liceo e ora? Luca riuscirà a superare la sindrome Borderline, malattia che nasce dal cuore, dall’anima, dall’inconscio, che sollecita le spinte autolesionistiche tanto da fargli boicottare la scuola, trascurare lo studio, trascorrere le sue giornate tra i disastri in cui trascina i suoi amici o tra i corridoi del liceo? Sentirà il bisogno di sopperire al proprio ritardo didattico? Acquisirà senso di responsabilità, consapevolezza di sé, della propria incuria, dei propri limiti nelle competenze delle varie discipline? Troverà quel qualcosa di essenziale che fa star male tutti i coetanei, cerbiatti smarriti nel gran mare dell’essere? Condividerà la linea dell’ex Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, la quale, pur con tante riforme che hanno demotivato docenti e alunni, si è sempre dichiarata contraria a una scuola “modello ’68 tesa a promuovere senza distinzione tra chi merita e chi non studia” (Intervista a Mariastella Gelmini, mediterranews.org, 28/7/2011)?
Il mondo rappresentato è ritratto con una tecnica narrativa semplice e immediata, strategia che consente al regista toscano di fotografare situazioni pregnanti e catturare stati d’animo vicini alla vita di tutti i giorni. L’energia del dettato si raggiunge anche attraverso il linguaggio, che, variando costantemente dallo slang di borgata del giovane alla modulazione veneta del professore, si adegua non solo allo status sociale dei parlanti ma, soprattutto, al bozzetto da dipingere. Disturba, però, il gergo giovanile troppo calcato, intersecato da espressioni crude che rischiano di compromettere la godibilità dell’insieme; sarebbero indispensabili i sottotitoli anche nel grande schermo perché molte battute si colgono solo dall’espressività degli attori, più che dalle parole frequentemente incomprensibili. Francesco Bruni dimostra, insomma, che unirsi è un inizio, mantenersi uniti è un progresso, cercare l’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà è fermento attivo per la maturazione, specialmente se ogni tassello, anche il più negativo, è, come nel caso di Luca, prototipo edificante.
Nel finale a sorpresa, addirittura, quando Vinicio Marchioni, nelle vesti di un boss locale ex alunno di Bruno, esorta il professore ad aggiungere violenza nella sua biografia per compiacere il produttore cinematografico, il docente rifiuta il suggerimento in maniera chiara e decisa, pur sapendo che tale negazione potrebbe creargli seri danni. L’effetto “a specchio” dimostra al ragazzo che, solo affrontando le situazioni incandescenti e resistendo a chi tenta di mettergli le catene, potrà costruire … E i tanti LUCA del XXI secolo? Sapranno vincere la rabbia impotente, difendere le proprie idee e ripudiare chi li invita diplomaticamente ad arrendersi? Sapranno diffondere la luce nelle notti troppo buie, aprire “la porta chiusa all’orizzonte” (Michele Perriera, Trentasei anni di note ai margini, 1997) e comprendere che il sole, se si vuole, potrà ritornare a brillare? … ma sì, SCIALLA!!! e la nitroglicerina del loro cuore fiero, premessa per una più indovinata scelta di vita, sarà il loro biglietto vincente.

Picture of Matilde Perriera

Matilde Perriera