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Salute

Nuova rivista scientifica Antropologia della Salute

Nasce proprio in questi giorni una nuova rivista scientifica dal nome Antropologia della Salute. Al Direttore Vinicio Serino e al Vice Direttore Marcello Andriola, nostro collaboratore, il più sincero in bocca al lupo. In questo articolo presentiamo premesse, principi, linee guida, argomenti e campi di indagine della neonata pubblicazione.
Premesse metodologiche
L’antropologia della salute e l’etnomedicina rappresentano attualmente dei punti di riferimento essenziali per una necessaria rivisitazione della prassi medica. I loro approcci (culturalmente orientati) alla salute, così come alla malattia, suggeriscono la possibilità di un percorso clinico “integrato” che non si limiti ad una visione strettamente biologica dell’essere umano, ma che si volga a contemplare i cinque aspetti fondamentali costituenti la persona:
Quello organico;
Quello psichico;
Mentale;
Quello ecologico;
Quello culturale.
Grazie all’interdisciplinarietà dell’antropologia della salute, criterio maturato nel corso di ricerche condotte sulle società cosiddette tradizionali, si è acquisita un’idea di fare medicina che, comporta una diversa concezione di ciò che noi siamo soliti definire malattia o terapia. Tale dispositivo clinico investe sulle capacità stesse del soggetto, ritenuto il solo in grado di assicurare un esito favorevole alla terapia. Ogni guarigione è sempre un’auto-guarigione; pertanto il processo terapeutico ha il dovere di trasferire le competenze dello specialista medico al paziente stesso, il quale, avvalendosi delle rappresentazioni eziologiche proprie della sua storia culturale, riuscirà a tradurre la sofferenza in atto in un linguaggio socialmente condiviso e di più semplice accessibilità. Gli studi di antropologia della salute hanno dimostrato come la mente, le emozioni, la personalità, il corpo, e persino gli organi interni siano tutti elementi avvertiti dall’uomo quali categorie culturali, così come la percezione del dolore e il riconoscimento della malattia sono processi in parte appresi attraverso i rapporti e le interazioni sociali. Ricerche condotte in ambito etnomedico hanno spesso dimostrato in che ampia misura la sofferenza sia un’esperienza socialmente costruita, in accordo con i presupposti culturali sulla malattia da un lato, e con le norme di comportamento sociale dall’altro. Inoltre, le analisi dei dispositivi terapeutici di alcune società tradizionali hanno rivelato che spesso le conoscenze sulla malattia mentale sono il risultato di tutta una serie di premesse legate al concetto di persona. Le diagnosi psichiatriche, infatti, si ottengono sulla base di un resoconto verbale del paziente sui propri pensieri, sugli affetti, i rancori. Si tratta dunque del punto di vista del sofferente, della sua maniera di interpretare il proprio essere nel mondo, articolata in un linguaggio che sarà necessariamente mediato dalle forme simboliche della cultura di appartenenza. Di fatto, nella maggior parte del proprio lavoro clinico, lo psichiatra incontra manifestazioni di dolore, più che inequivocabili segni fisici del medesimo; comportamenti ed espressioni di malessere che sono, in ultima analisi, realtà linguistiche e culturali.
Principi, linee guida e temi trattati all’antropologia della salute
Essi sono:
L’interpretazione dei malesseri e delle malattie e i sistemi di difesa della salute nei vari contesti sociali e nelle differenti civiltà;
La pluralità dei saperi e delle pratiche di prevenzione e guarigione e la molteplicità delle figure di operatori di salute: dagli sciamani ai medici occidentali;
La difesa della salute e orizzonti magico-religiosi: la questione dell’efficacia delle terapie rituali;
I problemi della calibrazione dei servizi sanitari nelle società multiculturali;
La vasta e complessa fenomenologia che costituisce il “versante sociale” delle dinamiche di salute/malattia;
Le tecniche del corpo: sogno, estasi, possessione e altri stati di coscienza; processi di condizionamento socio-culturale, mediazioni neuropsichiche e meccanismi corporei di auto-guarigione o di auto-distruzione.
L’antropologia della salute ha per scopo la costruzione e l’espansione, la più larga possibile, di forme di cultura, e dunque di cognizioni, valori, schemi comportamentali e stili di vita funzionali alla promozione della salute individuale e collettiva, intesa come diritto egualitario e bene indivisibile. L’antropologia della salute lavora parimenti intorno ai problemi connessi con i modelli e le pratiche alimentari, con gli stili esistenziali e in generale con gli assetti socio-culturali da cui dipendono le situazioni di bene-essere individuale e collettivo e le condizioni di una costruttiva convivenza civile, di una consapevole esplicazione dei diritti/doveri di cittadinanza, e di un’apertura scevra di preconcetti alla “diversità” e ai rapporti interculturali.
Campi d’indagine
L’antropologia della salute indaga:
Sui fattori sociali che intervengono nei processi di salute/malattia;
Sulle rappresentazioni collettive concernenti la corporeità;
L’alimentazione;
La patologia somatica e psichica e le figure e le istituzioni convenzionali e non convenzionali che alla difesa della salute appaiono preposte;
Sui fenomeni di comunicazione e di costume che nei confronti della salute in vario modo interferiscono;
Sui momenti di “gestione domestica della salute” e sui possibili successivi “itinerari terapeutici”;
Sulle immagini relative ai farmaci e alle procedure diagnostico-terapeutiche;
Sui rapporti e le reciproche attese fra medico e paziente e in generale fra i servizi sanitari e la loro utenza, anche a fronte dei sempre più intensi ed estesi flussi di immigrazione.
Tutto ciò con l’obiettivo di contribuire a una più efficace calibrazione socio-culturale delle strategie sanitarie e di promuovere una sempre più estesa cultura della salute, negli operatori e nella popolazione, intesa come consapevolezza dei processi oggettivi e soggettivi connessi alla salute e come matrice di un’attiva e necessaria partecipazione comportamentale di tutti alla sua difesa. Ed è quasi superfluo sottolineare come si tratti di un obiettivo largamente attuale e ormai prioritario in un mondo globalizzato che vede, attraverso un costante ampliarsi e complicarsi dei fattori e degli orizzonti che intervengono sulle condizioni di salute/malattia, la coesistenza e l’intreccio crescente di molteplici “sistemi medici” e di paralleli o alternanti ricorsi alle più diverse “offerte di salute” da parte di utenze sempre più articolate in veri e propri mosaici multiculturali.

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Redazione PsicoLab