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Comportamento

Parità di genere: il nuovo ruolo di padre

Con il cambiamento del modo di vivere la genitorialità, complice il momento storico in cui viviamo, la famiglia è diventata mononucleare, spesso lontana da quella di origine, la donna lavoratrice: il padre rappresenta il primo nodo nella rete di supporto e della diade madre-bambino.

Siamo passati dal padre escluso, nella società dove la nascita e la cura dei figli era “cose di donne”; al padre osservatore, presente ma senza ruolo; e infine al padre partecipe ed attivo: il padre che entra in sala parto e si mette a disposizione nelle attività di cura fin dai primi momenti di vita del figlio.

L’effetto della presenza attiva del padre nella vita del bambino non è più quello di interrompere un idillio, di creare una frattura, un’interruzione traumatica, o addirittura, di infliggere una ferita sia alla madre che al bambino.

I padri partecipano da subito a quest’idillio, ne fanno parte e contribuiscono apportando il loro stile relazionale e il loro modo di trasmettere amore. La presenza del padre da subito, questa presa di contatto quasi immediata sembra voler dire al figlio che l’ “altro” c’è da subito, l’ “altro” è la normalità.
Il bambino avrà quindi un doppio dono.

Quello dell’unione con la madre, che vivrà la magia e l’intensità della maternità, e il rapporto con il padre, che avrà finalmente modo di riversare sul bambino tutta la ricchezza e l’emotività che i nove mesi di attesa non gli hanno permesso di vivere in maniera completa. I padri non saranno allora più quelli della ferita, ma dell’accoglienza.

In questa visione, il padre adempie al compito di interrompere la diade madre-bambino utilizzando una nuova strategia, distante dalla ferita autoritaria, ma altrettanto efficace: la differenza.

Il papà, offrendo le sue cure ed il suo amore al figlio, con il proprio stile (il tono di voce, il modo di toccare, parlare, sorridere, tenere in braccio, cantare, baciare) presenta al figlio un mondo che è già molteplicità, nel quale non c’è solo la mamma, ma c’è già anche l’altro.

Sembra che il vecchio modo di fare il padre abbia fatto il suo tempo. Di sicuro hanno fallito i vecchi padri autoritari che facevano della forza e della distanza emotiva uno stile educativo. Non è più tempo di scontri e contrapposizioni, oggi è tempo di ascolto, comprensione, guida e dialogo.

Il mondo relazionale del bambino diventa così più ampio e diventa più ricco anche il suo universo affettivo (Ghiglione F. 2015).

Un po’ di storia

Le donne partoriscono da migliaia di anni. L’uomo è presente sulla scena del parto, come evento sociale di massa, da poco più di vent’anni.

Fino agli anni Cinquanta le donne partorivano con la levatrice del paese, con la quale nascevano tutti i bambini del circondario. Il padre non era presente sulla scena del parto, magari si occupava di cose pratiche: andava a prendere la levatrice, scaldava la casa, proteggeva la stanza dove il figlio stava per nascere ma era il primo a non entrare fino a parto avvenuto.

Con la partoriente c’erano le donne, le madri, le sorelle, le amiche. Persone che capivano a fondo cosa stesse accadendo e che sapevano offrire il loro aiuto.

Negli anni Sessanta è iniziata l’ospedalizzazione di massa, le donne cominciano ad andare in ospedale per partorire, fiduciose del sistema. Andare in ospedale era innovativo, moderno, sicuro. Gli uomini stavano sempre fuori, nella maggior parte dei casi anche le donne, le madri. L’ospedale era il luogo dei medici, dei professionisti che non dovevano essere disturbati.

Negli anni Ottanta/Novanta appare anche in Italia il libro di Leboyer “Per una nascita senza violenza”, si inizia a sentir parlare del lavoro di Michel Odent nell’ospedale di Pithiviers. Lorenzo Braibanti inizia la sua divulgazione tra gruppi di donne e di ostetriche che culmina con la pubblicazione del suo libro “Parto e nascita senza violenza” nel 1993.

Oggi si dà per scontato che l’uomo accompagni la donna al momento del parto, senza fornirgli nessun tipo di strumento e informazione. Senza considerarlo parte integrante della famiglia che sta per nascere, ma quasi come un’appendice della donna.

Tuttavia, il cambiamento è in atto. Diventa quindi fondamentale sostenere e accompagnare la nuova generazione di padri in un’avventura nuova, in una genitorialità che devono costruire e ricostruire.
In Italia sono pochissimi i consultori che offrono incontri di coppia per la preparazione alla nascita e, quando accade, il tutto si svolge in pochi incontri.

Esistono talvolta realtà private che strutturano percorsi di accompagnamento alla nascita che coinvolgono i padri in tutte le fasi, ma rappresentano rare eccezioni, ben lontane da essere rappresentative delle esperienze paterne.

Le donne sono felici che anche il papà si informi, che sappia, che condivida le loro scelte intorno al travaglio, al parto, agli interventi sul neonato.

Gli operatori della nascita devono essere consapevoli di questo nuovo bisogno e anzi devono essere i primi promotori di salute e benessere per la famiglia che nasce, passando anche dal sostegno della paternità perché possa essere fonte di guarigione e salute: benefici che si riflettono sulla collettività.

Il progetto PARENT (Promotion, Awareness Raising and Engagement of men in Nurture Transformations – Promozione, sensibilizzazione e coinvolgimento degli uomini in processi di trasformazione delle pratiche di accudimento).

Attraverso un accordo di partenariato con il Centro de Estudos Sociais (CES) dell’Università di Coimbra, l’ISS ha preso parte al progetto europeo sulla paternità attiva, PARENT, che si propone di contrastare la violenza maschile promuovendo fin dalla gravidanza la partecipazione attiva dei padri al ruolo di cura.

Il progetto, finanziato dal Programma Rights, Equality and Citizenship della Commissione Europea, della durata di due anni, viene realizzato in Austria, Italia, Lituania e Portogallo ed è coordinato dal Centro de Estudos Sociais (CES) dell’Università di Coimbra.

Nel nostro Paese l’ISS collabora con Il Cerchio degli Uomini di Torino, l’associazione che per conto della rete di associazioni Il Giardino dei Padri coordina il progetto in Italia.

Le azioni rivolte al personale sanitario sono state realizzate in partenariato con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Istituto Ricerca e Intervento Salute di Milano (IRIS) e l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di Reggio Emilia.

L’idea alla base di PARENT è che promuovendo la parità di genere e un’equa condivisione tra uomini e donne dei carichi di lavoro familiare, è possibile contribuire a produrre un cambiamento culturale di fondo della società, creando i presupposti per la fine di ogni tipo di discriminazione, sfruttamento e violenza verso le donne.

Tra gli obiettivi del progetto ci sono la promozione di un cambiamento culturale sui ruoli di genere nella cura che permetta di migliorare la percezione dell’importanza del coinvolgimento degli uomini nelle strategie per combattere la violenza maschile e promuovendo una paternità consapevole e partecipe. Ridurre i divari tra i Paesi dell’UE nel coinvolgimento dei padri nel percorso nascita in una ottica di co-parenting.

Per raggiungere tali obiettivi risulta necessario formare e aggiornare il personale socio-sanitario che entra in relazione, a diverso titolo, con i padri, fin dalla gravidanza attraverso la nascita e per i primi anni di vita del bambino. Creare gruppi di condivisione/sensibilizzazione come spazi dedicati ai padri, dove elaborare emozioni e pensieri legati al ruolo genitoriale, incoraggiando e legittimando un atteggiamento di compartecipazione e rispetto.

Coinvolgere i padri nel percorso nascita e di cura attraverso campagne di comunicazione sulla promozione della parità di genere.

La formazione del personale socio-sanitario: “La guida metodologica per formatrici e formatori dei corsi destinati alle professioni sanitarie”

La guida si basa sulla esperienza di formazione di professioniste e professionisti del percorso nascita, realizzata in Italia.

Marco Tanini, Caterina Pistoia, Eleonora Di Carluccio, Simona Leone.

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