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Neuroscienze

L'Oblio nei Processi Mnemonici

E’ opinione comune che un buon mnemonista non debba dimenticare http:\\/\\/psicolab.neta. Niente di più falso, la capacità di dimenticare è altrettanto importante come quella di “immagazzinare”. Circa mezzo secolo fa, quando lo studio sulle funzioni delle diverse aree corticali muoveva i suoi primi passi, un neuropsicologo statunitense, Karl Lashley (1890-1958) era alla ricerca di quali porzioni del cervello conservassero le tracce neurali dei ricordi delle esperienze apprese (gli “engrammi”, così li chiamava lo studioso). I suoi primi lavori riguardavano il ruolo svolto dal lobo frontale nei compiti di intelligenza, ma oggi Lashley viene soprattutto ricordato per i suoi esperimenti pioneristici sulla memoria spaziale con i topi da laboratorio. Lashley insegnava ai suoi topini a portare a termine diversi compiti tra cui quello di ritrovare un determinato punto facendo riferimento a indizi spaziali. I topini venivano messi in una vaschetta riempita d’acqua dove era stata nascosta sotto la superficie una piattaforma: senza seguire un percorso preciso i topini nuotavano fino a quando non trovavano la piattaforma su cui potersi riposare. Aiutati da alcuni indizi esterni alla vasca d’acqua, i topini riuscivano a costruirsi una mappa mentale: il ricordo del percorso più breve per raggiungere la piattaforma. Per trovare quale fosse la parte del cervello che aveva immagazzinato l’engramma “percorso per raggiungere la piattaforma”, lo studioso verificava il comportamento degli stessi topini dopo aver lesionato alcune zone del cervello.

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Marcello Andriola