L´obesità può essere definita come un eccesso di tessuto adiposo in grado di provocare un aumento significativo di rischi per la salute (malattie cardiovascolari, pressione alta, diabete, ipercolesterolemia). L´obesità risulta essere il disordine nutrizionale più frequente nei paesi sviluppati; in particolare, l´obesità infantile è certamente uno dei problemi più frequenti in età pediatrica.
Incidenza dell´obesità infantile
Negli USA, circa il 15% dei bambini (tra i 6 e gli 11 anni) e il 15,5% degli adolescenti (tra i 12 e i 19 anni) sono obesi. L´aumento dell´obesità tra i giovani americani negli ultimi 20 anni è molto elevato. Si è passati infatti, nella fascia di età dai 6 agli 11 anni, dal 7% (1976-1980) al 15,3% (1999-2000); e nella stessa decade ma nella fascia di età dai 12 ai 19 anni, dal 5% al 15,5%. [Prevalenza di bambini obesi al 95° percentile di BMI (*)].
(*) Per identificare il sovrappeso e l´obesità nei bambini e negli adolescenti viene utilizzato il percentile di BMI (Body mass Index, ovvero Indice di massa Corporea).
Il BMI si calcola nel modo seguente: BMI = (peso in Kg)/(altezza in centimetri).
L´American Obesity Association utilizza l´85 percentile del BMI come punto di riferimento per il soprappeso e il 95 percentile come riferimento dell´obesità.
In Italia i risultati di un´indagine promossa dal Ministero della Salute indicano che all´età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,9% dei bambini è in soprappeso ed il 13,6% è obeso. Anche questa indagine conferma la più elevata prevalenza di obesità nelle regioni del sud (16% a Napoli) rispetto al nord (6.9% a Lodi).
Rischio di diventare obeso da adulto
Il rischio relativo per un bambino obeso di diventare un adulto obeso aumenta con l´età ed è direttamente proporzionale alla gravità dell´eccesso ponderale.
I bambini obesi in età prescolare diventano adulti obesi in una percentuale compresa dal 26 al 41%, mentre fra i bambini in età scolare tale percentuale sale al 69%.
La percentuale di rischio sale all´ 83% per gli adolescenti obesi.
Un altro aspetto recentemente studiato, collegato allo sviluppo di obesità infantile, è l´adiposità rebound. Nella popolazione generale in età pediatrica, dopo l´età di un anno, i valori di BMI diminuiscono per poi stabilizzarsi e riprendere ad aumentare mediamente solamente dopo l´età di 5-6 anni. L´età alla quale si raggiunge il valore minimo prima dell´aumento fisiologico del BMI si chiama adiposity rebound e mediamente corrisponde all´età appunto di 5-6 anni. Un incremento dei valori di BMI prima dei 5 anni (adiposity rebound precoce) viene riconosciuto come un indicatore precoce di rischio di sviluppo di obesità.
Cause dell´obesità infantile
Solo in pochi casi e´ possibile conoscere le cause dell´obesità: solo una piccola parte di pazienti presenta infatti una Obesità Secondaria le cui cause sono collegate a Malattie Endocrine e ad una serie di forme di obesità geneticamente trasmesse in associazione ad altre malattie ereditarie.
La maggior parte e´ invece affetta da Obesità Essenziale, condizione molto eterogenea dal punto di vista ezio-patogenetico, metabolico e ambientale.
I possibili meccanismi eziopatogenetici di Obesità essenziale sono:
1. FATTORI GENETICI
Lo studio dei fattori genetici dell´obesità è stato fatto soprattutto su modelli animali.
Nell´uomo la determinante genetica dell´obesità è comprovata dalla famigliarità di obesità.
Il fatto che in una stessa famiglia ci sia una frequenza maggiore di obesi rispetto alla frequenza casualmente attesa non dimostra necessariamente una trasmissione ereditaria della malattia, dato che si potrebbe imputare ad un effetto delle abitudini di vita e di alimentazione del nucleo famigliare stesso.
Più che tra padre e figli, la coincidenza di obesità è particolarmente frequente tra madre e figli.
Il fatto che il peso dei figli adottivi si correla con quello dei genitori naturali in modo significativo e non si correla invece con quello dei genitori adottivi dimostra in modo inconfutabile il ruolo fondamentale della trasmissione genetica dell´obesità rispetto al condizionamento ambientale.
2. FATTORI PSICOLOGICI
Nell´obesità esogena, che rappresenta la maggior parte dei casi, ci sono fattori psicologici che verosimilmente giocano un ruolo nella formazione dell´obesità.
La madre che allatta offre al suo bambino non solo latte, ma anche supporto, calore, odore, cura, contatto visivo che soddisfa i suoi bisogni primordiali. Per questa ragione il cibo diventa, per la madre e il bambino, un modo di dare e avere e un veicolo per messaggi di amore o aggressione. Questo è il motivo per cui il cibo si carica di valori e simboli complessi (sociali, etnici, etici, religiosi..) in ogni paese e in ogni cultura.
L´importanza della famiglia può perciò essere spiegata soprattutto, ma non esclusivamente, come un comportamento alimentare trasmesso da un atteggiamento culturale e emozionale dei genitori in un contesto famigliare.
Molti ragazzi obesi hanno una situazione familiare alterata. In particolare la madre gioca un ruolo dominante in famiglia, esercitando un naturale controllo sul figlio, ostacolandone lo sviluppo dell´autonomia e spesso stimolandolo a nutrirsi in modo eccessivo.
Per queste madri la nutrizione acquisterebbe un valore emotivo configurandosi come un mezzo per esprimere il proprio affetto, per coltivare i sensi di colpa verso i figli verso i quali si sentirebbero inadeguate.
D´altro canto il bambino, che ha bisogni affettivi insoddisfatti a causa delle carenze materne, reagirebbe con una domanda crescente di cibo che rappresenta per lui compenso e conforto e quindi la sua resistenza ad aderire ad un controllo alimentare potrebbe dipendere dal fatto che per lui questo significa una grave perdita di sostituti compensatori e di regolatori dell´ansia.
Oltre alle carenze affettive ci sono altri fattori che, alterando profondamente l´equilibrio emotivo, possono favorire l´insorgere e il persistere dell´obesità come i traumi emotivi e il disadattamento sociale.
3. FATTORI SOCIO-AMBIENTALI
Tra questi si possono considerare importanti nella patogenesi dell´obesità:
Attività extra scolastiche prevalentemente sedentarie.
Recenti studi epidemiologici hanno evidenziato come 3/4 dei ragazzi trascorra più di due ore al giorno davanti alla TV, mentre solo il 50 % degli adolescenti pratica uno sport con regolarità
Basso livello socio-economico.
Anche questo parametro è rilevante nella patogenesi dell´obesità. Sembra infatti che l´apporto calorico sia più elevato nelle fasce di popolazione di basso livello socio-economico rispetto alle classi sociali superiori e inoltre la prevalenza di eccesso ponderale è significativamente maggiore in tali classi a basso tenore di vita.
Errato comportamento alimentare
L´analisi del comportamento alimentare è importante perché le abitudini alimentari formatesi precocemente durante la vita in risposta a richieste fisiologiche e a pressioni psico-sociali possono avere un considerevole impatto sullo stato di salute a lungo termine.
A 3-5 anni c´è una stretta relazione tra introito calorico di madre e figlio, più che tra padre e figlio. Le abitudini dei genitori giocano comunque un ruolo importante sul modo di alimentarsi dei figli in età prescolare.
Da studi condotti su bambini americani emerge una correlazione molto significativa tra quantità del tempo che tra 6 e 11 anni un bambino ha passato davanti alla TV e il loro eccesso ponderale nell´adolescenza.
Da un´analisi del rapporto bambino/TV di 600 ragazzi di età media 12.4 anni è emerso che il 43.2% dei ragazzi mangia qualcosa davanti alla Tv nel pomeriggio, il 28.1% alla sera, dopo cena.
I cibi consumati sono costituiti soprattutto da dolci nei bambini più piccoli. Nei bambini più grandi diventa preponderante il consumo di panini, focacce, crackers, patatine, frutta.
Oltre a questo va sottolineata la poca consapevolezza dell´assunzione di cibo mentre si guarda la TV come riportato in alcuni studi.
Gli errori più comuni nel comportamento alimentare dei ragazzi
Gli errori più comuni evidenziati nel comportamento alimentare dei ragazzi sono:
1. Prima colazione scarsa o assente;
2. Spuntini assenti o a base di alimenti di ridotto valore nutritivo ma di alto potere calorico;
3. Consumo scarso o http:\\/\\/psicolab.neto di frutta e verdura.
I nutrizionisti oggi ritengono che l’alimentazione ottimale, volta alla tutela della salute ed alla prevenzione delle malattie, è costituita da un buon consumo di carboidrati, accompagnati da abbondanti porzioni di frutta e verdura (da consumarsi preferibilmente crude per preservarne le qualità nutrizionali), pesce e carni bianche. Occorre inoltre limitare il consumo di grassi e sale e suddividere il cibo in tre pasti principali più due spuntini. I bambini obesi trascurano tutte queste norme ed assumono cibi troppo grassi in quantità eccessive ed in orari sbagliati; il complesso delle abitudini alimentari completamente sbagliato.
Le possibili complicazioni dell’obesità infantile
Problemi fisici precoci: Diabete tipo 2, pubertà precoce, apnea nel sonno, problemi epatici, ipertensione, squilibrio dei lipidi del sangue (trigliceridi e colesterolo), problemi arteriosi, calcoli biliari, piedi piatti.
Problemi psicologici precoci: immagine negativa di se stessi, bassa autostima, discriminazione sociale.
Maggior rischio di obesità adulta e problemi associati; fisici, sociali e psicologici: disfunzioni cardiovascolari precoci, problemi metabolici
[Fonte: Ebbeling et al., Lancet 2002].
Trattamento dell´obesità in età evolutiva
Più che in ogni altro gruppo di età, il trattamento dell´obesità nel bambino e nell´adolescente deve essere individualizzato. Il bambino deve essere reso protagonista scegliendo il cibo, in accordo con le sue preferenze nel rispetto di una alimentazione corretta. E´ importante che non giudichi la dieta ipocalorica come una imposizione.
Molto importante è poi la partecipazione della famiglia nel trattamento. Quindi una dieta ipocalorica non solo dovrebbe raggiungere lo scopo di fare dimagrire il bambino, ma dovrebbe anche educare lui e la sua famiglia cercando di:
– Limitare l´introito calorico, ma non drasticamente (al massimo il 30 % in meno del fabbisogno calorico).
– Fornire pasti che facciano sentire sazio il bambino.
– Limitare l´introito di grassi, proteine specialmente di origine animale.
– Aumentando l´apporto di carboidrati ad alto assorbimento, frutta e vegetali.
– Diminuire l´apporto di zuccheri semplici.
– Diminuire la densità calorica dei pasti.
– Aumentare l´apporto di fibre.
– L´assunzione di proteine dovrebbe risultare non inferiore alla quota raccomandata per un soggetto della stessa età, sesso, altezza per kg di peso corporeo ideale con un rapporto 1:1 tra proteine animali e vegetali.
– L´apporto di grassi dovrebbe essere inferiore al 30% con non più di 100 mg di colesterolo ogni 1000 calorie.
– L´apporto di carboidrati dovrebbe essere intorno al 60 % delle calorie con prevalenza dei carboidrati complessi.
– La quota di zuccheri semplici non dovrebbe superare il 10 % della calorie totali.
– L´introito di fibre, vitamine e minerali dovrebbe essere assicurato
– Oltre a questo e´ importante. favorire un´attività fisica, che sia accettata, anche per prevenire la diminuzione di massa magra e correggere gli eventuali comportamenti alimentari sbagliati (mangiare in fretta, mangiare guardando TV, fare pasti e frequenti nel pomeriggio…).
Un intervento di Educazione Sanitaria estesa ai bambini che frequentano la Scuola Materna, la Scuola Elementare e la Scuola Media Inf. può rivelarsi efficace attraverso un Primo Livello o Prevenzione Primaria con Campagne di Educazione Alimentare coinvolgenti le famiglie, le insegnanti, il personale delle Mense e i Medici di Base e un Secondo Livello o Prevenzione Secondaria con attivazione di screening mirati per individuare i soggetti obesi e attuazione di un protocollo di intervento terapeutico che preveda una prima fase in cui vengano fornite indicazioni generali per una corretta alimentazione e una seconda fase, qualora l´obesità persista, con un trattamento individualizzato che coinvolga più figure specialistiche.
Come nel caso del peso eccessivo negli adulti, invece di combattere la malattia sarebbe più efficace prevenirla.