Forse il premio nobel per la pace recentemente conferito a Barack Obama era, come egli stesso ha ammesso, un po’ prematuro; certo è che tra gli esperti sono in verità molti quelli che gli conferiscono virtualmente almeno un premio in comunicazione.
Per i suoi discorsi pubblici e per conseguire i suoi obiettivi, Obama si avvale infatti dei migliori “coach” esperti di Programmazione Neuro Linguistica, ed è egli stesso assai erudito in tale materia. Lo slogan “yes, we can!”, che va tradotto con “si, noi possiamo farlo”, scelto ed usato assieme ad altre efficaci frasi durante la campagna elettorale, ne è una lampante quanto assai efficace dimostrazione; un vero e proprio “faro” anche per chi comunica a livello aziendale.
Si, dirà qualcuno, ma allora come mai la frase “si può fare!”, utilizzata nella campagna elettorale italiana, non ha ottenuto lo stesso successo? Semplice: perché la frase è solo apparentemente simile ma è orfana della parte più importante, ovvero il cosiddetto (in PNL) “indice referenziale”! In altre parole. Obama ha detto: “si, (virgola!) noi (lui compreso) possiamofarlo!” Mentre la imprecisa traduzione italiana suona, dal punto di vista del messaggio che perviene al cervello, un po’ come a dire: “qualcuno, non io, (forse) può farlo…”; per cui il cervello che ragiona per domande e risposte dice a se stesso: “si, ma chi lo fa insomma?” e perde la fiducia in chi ha emesso il messaggio. Per non parlare dell’enfasi aggiunta grazie alla virgola!
Il co-fondatore della PNL, il Dr. Richard Bandler ed il famoso coach John La Valle, hanno riaffermato questi concetti anche in un recente convegno tenutosi a Milano, dove hanno dimostrato, come già nei loro libri, che “le parole sono importanti”, sia quelle che diciamo agli altri che quelle che diciamo a noi stessi!
Il linguaggio, verbale, paraverbale e non verbale, come anche i propri pensieri e le proprie azioni, devono essere gestiti meglio di quanto la gente sia abituata a fare, se si vogliono raggiungere i propri obiettivi. Di conseguenza occorre fare un allenamento quotidiano per “riprogrammare” il proprio cervello affinché abbandoni il vecchio modello e adotti quello nuovo.
Tale allenamento deve essere ovviamente svolto sotto la guida di qualcuno che abbia già esperienza in merito, un allenatore (il “coach”), che non si limiterà a suggerire le migliori formule comunicative ma, attraverso domande mirate, aiuterà ad estrarre le vere priorità, anteponendole alla generica lista di impegni quotidiani e stimolando a tenere il timone sempre nella giusta direzione senza farsi distrarre dalle cose urgenti ma meno importanti.
Questo è ovviamente valido per tutti, sia per chi occupa posizioni di rilievo e deve gestire gruppi di persone, che per il team stesso (team coaching) . Ecco perché Obama e moltissimi manager si avvalgono oggi sempre di più della nuova “arma segreta” del successo ovvero, il “coach”.