Lo psicodramma è un metodo sia per fare diagnosi che per fare terapia, ed è adatto a qualsiasi tipo di problema, individuale o di gruppo, e a qualsiasi tipo di persona, bambino o adulto. Inoltre, viene anche utilizzato in campo educativo e formativo.
Lo psicodramma è per Moreno come la maieutica per Socrate: uno strumento di accesso alla propria verità. Egli lo definisce infatti come
la scienza che esplora la verità attraverso metodi drammatici (Moreno, 1946, p.29)
dove ´dramma´ deriva dalla parola greca drama, cioè azione. Psicodramma, infatti, indica la psiche in azione.
Sono cinque gli elementi fondamentali dello psicodramma classico: il soggetto, gli io ausiliari, il direttore, il palcoscenico, e l´uditorio.
Il soggetto (o protagonista, o paziente)
È il protagonista della rappresentazione che viene messa in scena durante una sessione psicodrammatica. Egli deve essere se stesso, liberare spontaneamente tutto ciò che si affaccia alla sua mente.
Ci sono diversi tipi di rappresentazione: mettere in atto un ruolo immaginario, riprodurre una situazione reale passata, presente o futura, esprimere aspetti creativi di sé; e questo per rispondere alle diverse motivazioni, più o meno consce, che guidano il protagonista sulla scena psicodrammatica, e ai suoi bisogni.
Il protagonista, insomma, talvolta per la prima volta nella sua vita, ha la libertà di produrre la sua singolare versione emotiva di una persona o di una situazione. Durante la seduta egli è l´autore del copione. Avere la libertà di presentare la propria percezione di un fenomeno in sé è spesso un sollievo catartico e ha intrinseci vantaggi terapeutici. (Yablonsky, 1976, p.99)
Ma al protagonista non è solo data la possibilità di esprimersi liberamente e di dare la sua versione dei fatti. Egli può rivivere quei fatti, dare vita ai suoi contenuti psichici, modificarli e manipolarli attivamente, ai fini di comprendere meglio sé stesso, ma anche gli altri, e di sperimentare e apprendere dinamiche comportamentali più adeguate al suo benessere interiore.
Egli trasferisce sulla scena, con la pienezza delle azioni e dei confronti concreti, i fantasmi di quel mondo, dà loro un nome, li connota fisicamente ed emozionalmente, fa loro prestare la vita dai compagni prescelti a impersonarli, interagisce con loro con tutti i suoi sensi e il suo essere. (Boria, 1997, p.98)
Gli io ausiliari (o attori terapeutici)
Gli io ausiliari sono coloro che aiutano il protagonista durante la rappresentazione interpretando i ruoli che questi gli assegna.
Gli io ausiliari possono andare ad incarnare persone reali significative per il soggetto, ma anche oggetti, concetti astratti, o, ancora, fantasie che non trovano un riscontro nella realtà. In poche parole aiutano il soggetto a rappresentare tutto il suo mondo privato, così come egli lo vive e lo percepisce.
Grazie all´incarnazione realizzata dall´io ausiliario, il protagonista può incontrare fuori di sé questi fantasmi ora resi distinti e tangibili. Ciò in primo luogo favorisce una più chiara presa di coscienza della loro esistenza, delle loro caratteristiche, della loro valenza e pregnanza emotiva per il protagonista; in secondo luogo fa sì che questi si relazioni ad essi sperimentando equilibri e modalità nuove, più funzionali alla sua economia interna e più adattivi alla realtà esterna. (Boria, 1997, pp. 88-89).
Infatti gli io ausiliari non sono solo attori che recitano una parte. Devono essere capaci di trarre dagli indizi verbali e non verbali del protagonista gli elementi con cui caratterizzare il proprio ruolo, ai fini di renderlo non solo credibile, ma anche efficace. Possono amplificare determinati aspetti, se capiscono che sono di cruciale importanza per il soggetto, o anche introdurne di nuovi, in modo da rompere il copione del protagonista e aiutarlo a percepire diversamente i suoi rapporti quotidiani e le sue dinamiche abituali.
Gli io ausiliari fungono dunque da estensione del protagonista, ma non solo; fungono anche da estensione del direttore che li utilizza come strumenti investigativi e terapeutici. Moreno, infatti, riteneva che avessero tre funzioni principali: quella di attore, che interpreta i ruoli richiesti dal mondo del soggetto; quella di agente terapeutico, che guida il soggetto; e quella di indagatore sociale.
Il direttore (o conduttore o regista)
Moreno riconosce al direttoretre funzioni principali: quella di regista, quella di terapeuta, e quella di analista.
Come regista egli deve stare attento a trasformare in azione ogni indizio offerto dal protagonista, a far coincidere l´andamento della regia con quello della vita del soggetto, e a mantenere sempre vivo il rapporto con il pubblico.
Come terapeuta egli interagisce con il soggetto scotendolo, ridendo con lui, incalzando i ritmi d´azione; altre volte può, invece, essere meno direttivo e non intervenire durante la rappresentazione.
Come analista, infine, egli può fornire al soggetto eventuali spiegazioni e interpretazioni, integrandole con le informazioni provenienti dall´uditorio o da persone vicine al soggetto.
Il direttore mantiene nel gruppo un ruolo attivo e propositivo. A partire dall´analisi delle diverse situazioni e dagli indizi che derivano dal comportamento verbale e non verbale del soggetto, egli può decidere di assumere un atteggiamento passivo o aggressivo, gentile o duro, può creare o suggerire nuove scene, o, ancora, entrare direttamente nella rappresentazione come doppio (la tecnica del doppio sarà spiegata nel prossimo capitolo) del protagonista o degli io ausiliari.
Il palcoscenico
E´ il luogo in cui è inscenato lo psicodramma. Ovviamente, lo psicodramma può svolgersi in ogni luogo, ma il palcoscenico ha caratteristiche strutturali e funzionali ben precise che aiutano il protagonista a esprimersi liberamente e a esplorare la sua verità sentendosi al sicuro. È, infatti, contemporaneamente, aperto su tutti i lati (e quindi facilmente accessibile ai membri del gruppo qualora fossero chiamati a entrare in scena), e delimitato da un perimetro fisico, e quindi mentale, che lo separa simbolicamente dal mondo reale.
L´ingresso fisico nel palcoscenico aiuta il protagonista nel passaggio simbolico ad un mondo dove realtà e fantasia non sono in conflitto, un mondo in cui
i fantasmi della mente prendono corpo ed assumono una concretezza pari a quella delle normali percezioni sensoriali […] un´estensione della vita al di là degli esami di realtà della vita stessa (Moreno, 1953, p.82).
Inoltre, il teatro dello psicodramma è dotato di altri elementi che contribuiscono a ricreare le atmosfere richieste dalla scena psicodrammatica: le luci, che possono essere regolate nel colore e nell´intensità in modo tale da essere in sintonia con il tono emozionale del protagonista; o, ancora, gli oggetti di scena – sedie, sgabelli, cuscini, materassi – che possono assumere diverse funzioni a seconda delle esigenze della rappresentazione del soggetto.
L´uditorio (o pubblico)
È il gruppo che assiste allo psicodramma, ed è composto da quei membri che non sono stati chiamati dal protagonista a rappresentare il ruolo di io ausiliari.
La funzione principale dell´uditorio è quella di essere strumento d´aiuto per il soggetto: lo sostiene e lo incita, fa da portavoce dell´opinione pubblica, e condivide e confronta con lui emozioni e vissuti alla fine della rappresentazione.
L´uditorio, o pubblico, nello psicodramma moreniano non ha una mera funzione di eco di sentimenti, non è solo ridondanza corale. Come nell´antico teatro, il pubblico è un elemento centrale (…) assolvendo nel rito sia la funzione di specchio del dramma, e quindi di prova della sua realtà, sia la funzione di amplificatore, o meglio di diversificatore del dramma in una varietà di altre realtà profondamente simili, profondamente sentite e, spesso, profondamente patite. (De Leonardis P.,1994, p.65).
C´è, comunque, una relazione di reciproco aiuto tra pubblico e soggetto. Anche il protagonista, a sua volta, è uno strumento di crescita per l´uditorio: egli offre tutto se stesso e le sue storie come materiale di identificazione, favorendo, così, il processo di catarsi secondaria.
Durante una sessione di psicodramma, dunque, anche l´uditorio diventa paziente, ed è, quindi, l´intero gruppo a beneficiare dei profondi effetti liberatori e terapeutici.