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Salute, Scuola

L’importanza dello Sport e della Psicomotricità in Età Evolutiva

Fin dalla vita intrauterina il bambino sperimenta il suo corpo e le sue potenzialità attraverso dei movimenti propedeutici alla vita extra uterina. In questo modo lui potrà apprendere alcune gestualità, si svilupperanno in questo modo alcuni pensieri, stili di comportamento e cosa ancora più importante ci sarà lo sviluppo del temperamento, che è ben diverso dal carattere, che gli permetterà di determinare il tipo di relazioni esterne future.
Il temperamento si differenzia dal carattere in quanto questo viene modellato in seguito attraverso l’educazione dei genitori. Come dice Rousseau: l’uomo per istinto nasce buono, sarà la realtà che lo porta poi a diventare cattivo. Non so però quanto questo sia vero però considerato che il corpo della mamma produce in contemporanea alla gravidanza degli ormoni che fanno capire al bambino quanto buono o cattivo sia l’ambiente esterno, predisponendolo già a quello che lui sarà : quindi un bambino tranquillo, sereno, felice, sempre allegro, oppure al contrario agitato, nervoso, melanconico.
Sarebbe quindi per entrambe i genitori essere maggiormente consapevoli di una possibile gravidanza.
Comunque sia l’attitudine all’apprendimento è una delle caratteristiche umano più belle ed importanti per la persona, l’apprendimento è cambiamento, indipendentemente dalla nostra volontà, apprendiamo anche solo ascoltando, guardando, respirando oppure abbracciando. L’apprendimento di ogni essere umano , dei bambini in particolare, soprattutto a partire dalla fascia d’età fetale- 5 anni è di tipo socio – culturale, avviene cioè a partire dalla cultura in cui si trova immerso e dal modello di riferimento che ha davanti che sono innanzitutto i genitori e poi nonni, zii, parenti vari e amici di mamma e papà con cui si trova a confrontarsi.
Devono essere poste sotto una lente di ingrandimento le relazioni sociali, perché pur essendo piccoli bisogna porre attenzione alla modalità di approccio che si ha con il bambino e a tutti i gesti che andiamo a compiere in modo inconsapevole, attenzione anche alla qualità dei nostri pensieri.
I nuovi mezzi espressivi aiutano le persone a trovare nuove modalità di  comunicazione, di espressione, a pensare, ad immaginare: il cinema, la televisione, le nuove tecnologie basate sul computer. Bisogna metterci attenzione perché queste cose non vengano affrontate da soli.
Il gioco per il bambino è la cosa fondamentale che permette lo sviluppo dei tre saperi:
Sapere , Saper fare, Saper essere, di valenza psicologica determinante per lo sviluppo equilibrato della personalità, mentre invece dagli adulti viene visto come qualcosa di banale, distaccato dal lavoro e quant’altro.
Mediante il gioco il bambino impara moltissime cose che gli permettono di diventare grande, l’attenzione all’aspetto psicologico non va mai scordata, perché ogni nostro   “ no”, ogni commento negativo e banalizzante verso quello che sta facendo significa condannare il bambino ad una vita infelice.
L’attività ludica, in fase  evolutiva dell’uomo e di alcuni animali, è la forma più naturale e spontanea di socializzazione, mediante il gioco si possono capire sia le forme di apprendimento che il livello di crescita e maturazione del bambino, in quanto attraverso il gioco potrà evidenziare anche la sua necessità di comunicare ed esprimersi sia con gli adulti che con gli altri compagni.
Per capire la modalità di approccio al gioco però è fondamentale sapere le tappe di sviluppo , ideate da Piaget.
Il bambino innanzitutto si affaccia al gioco attraverso l’imitazione differita, cominciano a imitare qualcosa che l’adulto fa più o meno abitualmente, meccanismo di fondamentale importanza durante tutta la seconda infanzia.
Si passerà poi alle fasi del gioco simbolico, il classico: “ far finta di…”, via libera qui a travestimenti di ogni tipo, spesso il contesto è molto fantasioso.
Verso i 2-3 anni però si sviluppa il fenomeno dell’egocentrismo intellettuale, ovvero non concepisce l’altro ed il suo punto di vista pur avendolo vicino come compagno di gioco, le sue azioni poi sono irreversibili, quindi se fa una cosa non potete dirgli rifai quello che hai appena fatto perché non lo saprebbe capire, meglio ripetergli quelli che deve fare.
Dal punto di vista motorio il bambino comincia a maturare alcuni comportamenti motori di una certa complessità:
Il comportamento locomotorio, ovvero si parte da un movimento semplice come il camminare per arrivare alla corsa, salti a balzi, calciare una palla, farla rimbalzare, ai comportamenti manipolativi, quindi un maggiore controllo della mano, ad una maggiore lateralizzazione.
Alcune ricerche etologiche e psicologiche suggeriscono che il gioco è l’unico  potente mediatore che l’essere umano possiede per attivare apprendimento in ogni periodo della vita, che esso stimola la formazione della personalità, che prepara ad assimilare regole e migliora l’integrazione sociale.
Il gioco, oltre ad essere ambito di sviluppo della creatività, migliora il processo di apprendimento, sinonimo di apprendimento, in quanto comporta l’attivazione dei piani motorio, emotivo, intellettuale, relazionale e sociale. Il gioco può avvicinare culture diverse, creando spazi di relazione che permettono la comprensione ed il superamento di differenze culturali.
 
Si possono presentare alcune teorie psicologiche e biologiche che hanno provato a spiegare la ragione che porta l’individuo a giocare.
1. Il gioco visto come sfogo secondo cui il soggetto scarica energia. Qui si parte dal presupposto che il gioco non è necessariamente un’esigenza infantile, ma coinvolge tutte le età , anche se con modalità e tempi diversi.
2.     Il gioco come residuo di funzioni ataviche, riproducendo quindi una tendenza legata ai nostri antenati. Trascorrendo il tempo con i suoi pari impara a socializzare, impara le regole. Teoria di Haeckerl che spiega la tendenza di giochi come la corsa, la lotta,…
3.  Per dei pedagogisti importanti come Frobel, Claparède e Decroly il gioco viene visto  come esercizio preparatorio, secondo cui l’attività ludica ha il compito di esercitare funzioni biologiche che saranno poi utilizzate nella vita adulta (ad es. il gattino salta sul gomitolo che gli rotola davanti e lo addenta, come in seguito farà col topo
Il gioco , insieme ad altre di carattere espressivo, fornisce lo schema di una evoluzione della mente collegato alla vita emotiva infantile, sulla base di teorie  psicologiche che hanno studiato l’importanza del gioco nella vita emotiva umana, a cominciare dal padre della psicanalisi, Sigmund Freud.
Per  Freud i vari giochi, compresi quelli a carattere percettivo – motorio, vanno concepiti sotto la luce di un simbolismo inconscio, timori,ansie, paure vengono tutte manifestate attraverso il gioco. Per Freud l’uomo è guidato dall’inconscio: infatti una pulsione inconscia domina l’apparato psichico.
Il gioco deve essere visto come la modalità idonea in ogni contesto e per ogni persona a creare rapporti significativi che vengono veicolati attraverso la corporeità, generando competenze che portano di conseguenza alla capacità di fare delle scelte.
La relazione educativa  a volte è problematica, complessa, mediante il gioco si possono trovare delle chiavi di lettura che permetteranno inevitabilmente di far si che il rapporto tende a migliorare. Nel rapporto educativo ognuno porta con sé il proprio bagaglio di esperienze, la propria cultura, bisogna fare quindi molta attenzione alla modalità di trasmissione dei contenuti. Vanno evitate frasi del tipo: “ tu non sei capace”, “ lascia stare che rompi su tutto”, ma spiegare bene cosa si deve fare, ponendosi ad altezza del bambino e cercando di usare il più possibile la sua modalità di linguaggio , potendo così entrare in empatia con lui.
Dobbiamo a Rousseau se all’interno della scuola si è introdotto il gioco.
Anche se l’importanza del gioco era già stata riconosciuta presso i Greci e i Romani, ma allora era una materia di studio (teorica, nel senso che si imparavano molte regole; pratica, nel senso che si svolgevano esercizi più che altro ginnici). Il gioco allora non era né spontaneo né piacevole.
Con i pedagogisti moderni da Froebel a Montessori a Decroly, Dewey e Claparède si comincia a fare del gioco un mezzo per poter far si che i bambini posti all’interno di un dato contesto ( asili, giardini d’infanzia e quant’altro ) avessero tutto lo spazio e i giusti mezzi per crescere anche in maniera autonoma ed autosufficiente.
 Per Volpicelli il gioco è l’aspetto creativo della vita, per quel che ha di nuovo e di personale, ritualizzazione, di quanto è ormai oggettivo e convenuto. La creatività che il bambino usa nel  gioco caratterizza il  suo modo di essere, di adattarsi all’ambiente, di crescere e di esprimere la sua umanità. Così la pensa anche Mencarelli ritenendo il gioco  un modo di vivere, “giocando” il bambino esercita tutti i suoi poteri, «senza dispersioni, senza sperperi, senza precocismi».
La letteratura pedagogica moderna vede nel gioco un espressione di se stesse del bambino, una modalità di comunicazione positiva fra la realtà esterna ed interna.
Per ritrovare il senso della relazione educativa è opportuno fare riferimento a giochi e disegni simbolici, antichi ma ancora utilizzati, che descrivono chiaramente la complessità della ricerca di senso nella relazione educativa, che danno valore allo scambio tra le diverse generazioni.
Troppo spesso i genitori sono molto impegnati dal lavoro e dai sensi di colpa che si lasciano travolgere dai desideri dei loro figli seguendo quindi le mode, mentre sarebbe più importante educare al gioco che è molto più importante per la crescita del bambino e della relazione che si costruisce poi insieme all’adulto. così facendo al bambino viene data l’opportunità di comprendere le sue naturali inclinazioni e ad occupare in maniera intelligente il tempo libero. Bisogna stare attenti ad evitare   di sostituirsi a lui e a evitare di interrompere uin modo brusco la sua attività dove lui è pienamente coinvolto, scopre quindi se stesso, le proprie potenzialità. Il bambino gioca con tutto, ogni cosa è per lui fonte di stupore, divertimento, crescita personale che molte volte dovremo riscoprire anche noi da adulti, diventando troppe volte “ adulterati”.
Giocando il bambino trasforma a suo piacimento la realtà, imparando comunque i valori del rispetto e dell’attenzione altrui. Attraverso il gioco i bambini “ afferrano il Mondo”, così diceva la Montessori, definendo la mente dei bambini “ assorbente”.
Il primo gioco del bambino è l’attività con il corpo della mamma e del suo: classico è portarsi i piedi alla bocca, giocare con il seno della mamma in fase di allattamento.
Tutto questo è di fondamentale importanza perché è da qui che cominci a svilupparsi lo schema corporeo e permettendo quindi di imparare a giocare senza attrezzi.
Per questo in fase evolutiva la psicomotricità è essenziale per un bambino.
I bambini hanno la primordiale necessità di stabilire relazioni sociali con gli altri bambini. La psicomotricità diventa un momento indispensabile per favorire lo sviluppo e la capacità di controllo e autocontrollo del proprio corpo, incontro tra le regole e le proprie competenze, una mediazione naturale tra il linguaggio dell’adulto ed il proprio.
In maniera graduale il bambino mediante il gioco e le attività motorie sviluppa la consapevolezza del corpo e della proprie azioni in moda tale da passare da semplici movimenti spontanei a movimenti organizzati e comandati da regole.
L’espressività mimica deve essere letta con la modalità più autentica di comunicazione del bambino.
Mediante la psicomotricità quindi possiamo introdurlo gradualmente all’apprendimento di qualsiasi attività sportiva o artistica come la danza, pattinaggio o anche semplicemente a giocare in una modalità più costruttiva per il proprio essere al mondo.
Sport e movimento devono mantenere nel tempo le caratteristiche ludiche, quindi fanno inevitabilmente parte della cultura che poi inevitabilmente il bambino esprime attraverso il gioco e la motricità.
Lo sport può e deve fornire gli strumenti per ridurre frustrazione e tensione riducendo quindi il consumo di cibo e dolciumi in particolare che lo porta poi ad avere patologie adulte già in età pediatrica.
La psicomotricità considera il movimento come un mezzo per armonizzare lo sviluppo della persona, e non un fine.
I movimenti del corpo raccontano molto della persona, in un’ottica di comunicazione non verbale, e le rigidità muscolari, le contratture, la tonicità sono elementi che lo psicomotricista considera con attenzione nelle proposte di attività di gruppo e individuali.
La psicomotricità è una disciplina educativa, rieducativa e terapeutica che si applica tramite la relazione instauratasi tra i bambino, o la persona coinvolta nella seduta, e lo psicomotricista.
Nella seduta di psicomotricità ci si propone di stimolare il bambino ad agire e provare piacere nel far ciò che gli interessa, favorendo uno sviluppo più armonico della persona.
Viene presa in considerazione la globalità dell’essere umano, unione della struttura somatica, affettiva e cognitiva; e preferita la modalità tonico-emozionale di essere al mondo, dove, nell’espressione di se stessi, il gesto anticipa ed integra linguaggio.
Durante la seduta psicomotoria, al fine di creare una situazione di benessere, fiducia e sicurezza per i partecipanti, lo psicomotricista propone attività motorie basate su giochi da vivere insieme.

Il presupposto fondamentale dell’educazione psicomotoria è la visione totale dell’uomo nella sua totalità.
Scopo essenziale è la conoscenza del proprio schema corporeo e si cercherà di arrivare nel tempo al controllo posturale e segmentario del proprio corpo allo sviluppi della lateralizzazione. Attraverso l’uso del corpo il bambino potrà maturare l’identità e l’autonomia rispetti al Mondo degli adulti e alla capacità di stabilire relazioni con esso.
Il corpo nella Scuola dell’Infanzia è il primo oggetto di scoperta e uno sviluppo. Già a tre anni i bambini dispongono di una ricca capacità di CNV ed imparano a rappresentare simbolicamente la realtà a trasformarla nella loro mente.
È bene ricordare due pedagogisti come PIAGET & VJGOTSKY: per i quali la conoscenza del mondo, cose, spazio inizia per mezzo del senso e del movimento, punto di partenza per il cammino di ogni individuo verso le elaborazioni delle singole informazioni in schemi mentali e strutture di pensiero.
Senso & movimento sono mediatori di conoscenza.
3 ANNI controlla globalmente gli schemi motori dinamici generali, imita contemporaneamente posizioni globali del corpo e posizioni semplici di un segmento riconosce parametri   spaziali, discrimina e riproduce strutture ritmiche binarie ad intervallo breve / lungo.
6 ANNI  ha una prima forma di controllo segmentario degli schemi dinamici generali, inizia contemporaneamente posizioni globali del corpo e posizioni combinate dei suoi segmenti, riconosce la destra e la sinistra su di sé, discrimina e riproduce strutture con intervalli brevi/ lunghi e variamente disposti.
FRA I 5 & 7 ANNI  deve sviluppare la capacità di percezione, analisi, selezione delle informazioni. Egli arriva alla percezione, conoscenza e conoscenza del corpo mediante l’esperienza di esplorazione e scoperta compiute toccando, esaminando ed indicando, usando le diverse parti del corpo, giocando e manipolando gli oggetti, attività queste mediante le quali si favorisce la graduale costruzione dello schema corporeo inteso come rappresentazione dell’immaginazione dello schema corporeo inteso come rappresentazione dell’immagine del corpo nei suoi diversi aspetti: globale -segmentario , statico e dinamico.
L’ attività psicomotoria è fondamentale per il raggiungimento di alcuni obiettivi.
ØSviluppo funzioni senso – percettive;
ØConsolidamento schemi motori statici e dinamici;
ØSviluppo comportamenti relazionali;
ØCollegamento motricità con altre forme espressive.
L’educazione motoria con esercizi mirati permettono all’individuo di aumentare la consapevolezza di sé e dell’altro da sé, permette di dare risposte sempre più adeguate all’ambiente e agire intenzionalmente favorendo una sempre maggiore autonomia.
Mediante l’attività psicomotoria si favorisce un buono sviluppo dello schema corporeo e consapevolezza spazio – temporale attraverso attività motorie – ritmiche, spazio- tempo sono fissi nel movimento, indispensabile per un’adeguata percezione del mondo circostante e della realtà. L’attività ludica è fondamentale per uno sviluppo equilibrato e armonico del soggetto. Nel bambino il gioco è la prima forma di espressione , modo di conoscere. La connotazione terapeutica e riabilitativa.
Funzione LIBERATORIA, COMPENSATORIA, DI RIMOZIONE.
Lo sport ha un grande valore formativo, implica la struttura psicofisica del soggetto permette di scaricare tensioni, frustrazioni e aggressività. Lo sport viene visto come occasione di incontro ed integrazione. Un mezzo per recuperare fiducia in sé stesso e aumentando l’autostima.
In conclusione si può attribuire una valenza fondamentale alla pratica sportiva ricordandoci sempre che prima di tutto è bene partire dal gioco, permettere ai bambini in età pediatrica di poter svolgere un’attività di psicomotricità, per poi chiudere parzialmente il cerchio con l’attività sportiva vera e propria. Elemento fondamentale di tutto ci sta il vostro esempio, senza il quale tutto gli sforzi sono vani.
Come genitori e come educatori, quello che si vuole cercare di sviluppare è la mentalità sportiva, completamente diversa da quella dell’agonismo, il quale è da evitare prima dei 14 anni sia per la struttura fisica in cui il ragazzo si trova che per la sua struttura psicologica.
Siate sempre vicini ai vostri ragazzi, usando delle modalità di comunicazione adeguate, cercate di evitare il più possibile il “ non”, come detto precedentemente, state attenti a ripetere esattamente le sue parole a ricalcare le sue emozioni, in questo modo sarà più facile entare nella sua mappa, nel suo modo di vedere per poi tirarlo dalla nostra parte.

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Federica Goia

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