L’ergonomia va oltre l’analisi e la ricerca della sicurezza e dell’igiene nel lavoro, fermandosi principalmente sulle condizioni di comfort ambientale derivante da numerosi fattori: temperatura, umidità, ventilazione, rumori e vibrazioni, illuminazione, calore, movimenti e posture sul lavoro.
Le tesi di incremento produttivo prodotte da Taylor, spesso con un impegno a carico dell’organismo del lavoratore, oggi non sono più tollerabili.
L’ergonomia mette invece il concetto di “fattore umano” al primo posto in termini di importanza, nonché il bisogno di regolare la durata, l’intensità e la modalità delle prestazioni lavorative, fisiche e mentali, sulla guida di leggi biologiche.
L’uomo viene posto in un ottica sistemica dove basilari risultano essere la sua persona e la sua personalità, le sue qualità fisiche, psichiche, intellettive, affettive, i bisogni connessi ai problemi sociali, igienici, demografici e politici della sua comunità di appartenenza.
Il Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n. 626; impone l’obbligo del rispetto dei principi ergonomici nel definire le posizioni di lavoro, indicando le misure da adottare per i diversi casi specifici, le movimentazioni manuali dei carichi e l’uso di videoterminali.
I fattori umani da tenere sotto controllo per una corretta gestione ergonomia del personale ricordiamo: antropometria, lavoro e fatica, alimentazione, componente psico-sensoriale.
ANTROPOMETRIA:
La conoscenza delle misure fisiche dell’uomo sono una premessa fondamentale per adempiere uno degli scopi fondamentali della progettazione ergonomica.
Lo studio delle dimensioni lineari ( lunghezze, diametri, circonferenze ) e del peso del corpo costituiscono il campo dell’antropometria statica, la biomeccanica umana ( ampiezza, velocità dei movimenti, forza muscolare, resistenza alle sollecitazioni di ordine fisico) costituiscono il campo di indagine dell’antropometria dinamica.
L’applicazione di queste nozioni trova riscontro nella progettazione di
– piani, sedili, spazi di lavoro;
– equipaggiamenti ( tute, mezzi personali protettivi );
– forma, dimensioni ( peso, agibilità di utensili, di organi di comando );
– sequenze operative ( tipo e ritmo dei movimenti ) richieste da manovre, monitoraggi, manipolazioni di materiale in genere.
Il posto di lavoro deve essere dimensionato sull’uomo e non viceversa, lo spazio riservato all’uomo deve essere misurato in base alle grandezze antropometriche medie della popolazione lavorativa, considerando sesso, età e caratteristiche individuali.
Le norme UNI 7368-87; UNI 7498-87 riportano le indicazioni utilizzabili in termini di misure, per una progettazione ergonomica di tavoli e scrivanie, sedie regolabili in altezza e poggiapiedi per posti di lavoro in uffici e officine.
Esistono software informatici di simulazione tridimensionale per la visualizzazione di sagome umane all’interno di postazioni di lavoro, con la capacità di modificare la loro geometria.
LAVORO E FATICA:
Con il termine fatica si intende una riduzione reversibile delle prestazioni fisiche degli operatori, accompagnata da un aumento della sensazione di sforzo e da una diminuzione del senso di soddisfazione del lavoro.
La causa principale dell’insorgere della fatica sono i carichi di lavoro eccessivi e ripetitivi.
In più, si può dire che la possibilità di lavorare in posizione seduta, o comunque alternarla con la posizione eretta, riduce il dispendio energetico a condizione che dimensioni, angolazioni e piani di appoggio ( compreso quello del sedile ) assicurino una posizione confortevole.
Se il fattore umano va considerato come una costante, perno principale dell’intero sistema, il fattore macchina risulta soggetto di sensibili interventi di adattamento alle esigenze ergonomiche; in particolare si ricordano queste possibilità.
-AUTOMAZIONE: permette la riduzione dell’intervento dell’uomo sul lavoro e di conseguenza il dispendio di fatica fisica e psico-sensoriale.
-COMANDI E ATTREZZI: la collocazione, la forma e le dimensioni dei comandi e degli attrezzi di lavoro devono richiedere il minor sforzo possibile per il loro utilizzo e devono essere idonei alle richieste logiche della funzione per cui sono previsti; simile riguardo va posto per i segnali.
E’ risaputa l’importanza basilare rivestita dall’ambiente sulla salute degli uomini e quindi dei lavoratori.
La salvaguardia della salute fisica dell’uomo è legata a vari fattori ambientali quali:
-INQUINAMENTO ATMOSFERICO DA AGENTI CHIMICI E DA RADIAZIONI: si prendono in considerazione i reagenti chimici, i raggi ultravioletti e infrarossi, radiazioni ionizzanti: a proposito sono stati stilati limiti di soglia contro il rischio di malattie professionali e per il conseguimento del benessere fisico.
-INQUINAMENTO DA RUMORE: i fattori fisici fondamentali che risultano basilari sull’azione del rumore sull’apparato uditivo sono la composizione dello spettro, il livello sonoro, la durata dell’esposizione.
-INQUINAMENTO DA VIBRAZIONI: le vibrazioni sono trasmesse all’uomo o dall’oggetto in uso o tramite il pavimento. Gli elementi caratteristici delle vibrazioni risultano essere l’ampiezza e la frequenza, con tabelle di correlazione con la sensibilità dell’organismo stilate in determinate tabelle.
-CONDIZIONI MICROCLIMATICHE: il microclima di un ambiente è la risultante di quattro fattori fisici quali la temperatura al bulbo secco, velocità e umidità dell’aria e il calore radiante.
La norma UNI 9505-89 indica il metodo per il calcolo e la valutazione dello stress termico cui le persone sono soggette in ambienti caldi con tabelle che forniscono i valori consigliati per i fattori microclimatici degli ambienti.
-ILLUMINAMENTO: per far si che sia presente una buona visione è necessario avere a disposizione una adeguata illuminazione, anche in relazione al tipo di lavoro svolto.
Si ritiene necessario:
– limitare i fenomeni di abbagliamento;
– abolire le superfici brillanti e/o riflettenti;
– evitare l’installazione nel campo visivo di sorgenti luminose prive di schermature;
– porre attenzione sull’importanza dello sfondo al fine della percezione degli oggetti.