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L’eredità del Romance Shakespeariano

Cosa hanno in comune le commedie hollywoodiane degli anni Trenta con quelle scritte da Shakespeare? Ovviamente non si tratta di un remake. Stiamo parlando di “Scandalo a Filadelfia” o “Susanna” – entrambi con Cary Grant e Katharine Hepburn – da una parte e del “Racconto d’inverno” o “Sogno di una notte di mezza estate” dall’altra. Secondo Stanley Cavell il romance shakespeariano troverebbe una nuova vita negli States a partire dagli anni Trenta. In “Pursuit of Happiness”, (trad. it. Alla ricerca della felicità. La commedia hollywoodiana del rimatrimonio), il filosofo americano illustra questa affascinante tesi dando un’interpretazione filosofica di una serie di film che ribattezza con il nome di “commedia del rimatrimonio” (comedy of remarriage). Sotto esame sono sette commedie hollywoodiane, apparse tra la metà degli anni Trenta e la fine degli anni Quaranta, considerate fondamentali nella storia del cinema che riguarda il periodo immediatamente successivo all’avvento del sonoro. I film presi in esame sono Lady Eva (Preston Sturges, 1941), Accadde una notte (Frank Capra, 1934), Susanna (Bringing Up Baby, Howard Hawks, 1938), Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, George Cukor, 1940), La signora del venerdì (Howard Hawks, 1940), La costola di Adamo (George Cukor, 1949), L’orribile verità (Leo McCarey, 1937).
L’aspetto caratteristico di queste commedie è che esse presentano la storia di una coppia solitamente divorziata che, dopo aver visto naufragare il proprio sogno d’amore, alla fine si ritrova, ma solo in seguito ad un percorso di crescita che permette di rifondare un’unione più consapevole. Il fallimento non è causato dall’aver scelto la persona sbagliata ma dal fatto che nella relazione vi era una forma di immaturità, che può essere descritta come la difficoltà umana di unire il sociale e il sessuale, di trovare cioè un equilibrio tra questi aspetti nel matrimonio. Un uomo e una donna che si conoscono da sempre, o che hanno avuto un’infanzia comune come tra fratello e sorella, scoprono insieme la sessualità, non riuscendo però ad accettarne le conseguenze. La donna si ritrae davanti a tale scoperta e cerca di sedare il proprio desiderio trovando un nuovo uomo adatto ad impersonare una figura paterna. Ciò che crea la frattura è la scoperta della propria finitezza, della propria individualità ed irrimediabile separatezza, una rivelazione della condizione umana che si affaccia con l’emergere del desiderio.
In queste commedie, quindi, il tema della perdita della verginità è un modo per affrontare il tema del matrimonio, per chiedersi cioè “se la nostra preziosa integrità, la nostra individualità esclusiva, sia stata perduta bene, cioè ceduta per qualcosa di presumibilmente migliore: un’unione esclusiva”.
Perché la struttura del rimatrimonio, che Cavell ritrova in questi film, può vantare un illustre predecessore come il romance shakespeariano?
Secondo la teoria di Northrop Frye tra i due protagonisti della commedia elisabettiana Jonson, e non Shakespeare, sarebbe stato il fondatore della tradizione della commedia inglese moderna. Il genere jonsoniano della commedia di costume con la sua illusione di realismo, infatti, è proseguito negli autori successivi mentre il genere stilizzato e romantico di Shakespeare sarebbe sopravvissuto nell’opera. Perché allora il genere shakespeariano non potrebbe essere sopravvissuto anche in certi film?
Entrambe le forme di commedia rinascimentale si collocano sulle orme della “commedia nuova” di Plauto e Terenzio, la quale prevede che l’intreccio si sviluppi attorno agli sforzi di un giovane per superare gli impedimenti sociali che gli impediscono di sposare la fanciulla amata. La commedia si conclude con il successo del giovane, il quale si trova spesso a doversi confrontare con un vecchio (la figura del senex iratus) che cerca di ostacolarlo, e infine con un matrimonio che sancisce anche la nascita di una nuova società. Frye nota poi che in Shakespeare tale struttura è interrotta da una tendenza all’arcaico, dalla quale emerge la figura dell’eroina: una giovane va incontro ad una perdita d’identità per poi ritrovarla e vedersi in modo totalmente nuovo, come non si era mai vista prima. Di solito si tratta di una perdita d’identità sessuale, rappresentata dal fatto che la fanciulla si fa scambiare per un ragazzo, come accade ad esempio nel “Mercante di Venezia” e nella “Dodicesima notte”.
Ci sono elementi paralleli che ricorrono in modo pressoché simile nel rimatrimonio e nel romance, tra cui lo spostamento dell’azione in un luogo naif dove può avvenire il rinnovamento. Invece, la differenza sostanziale della commedia del rimatrimonio è che la coppia è stata sposata e che quindi tutta la vicenda sarà tesa non ad unire i protagonisti ma a riunirli dopo una separazione. La prospettiva appare profondamente mutata dal momento che in questi film “la realtà del matrimonio è subordinata alla realtà o alla minaccia del divorzio.
Per capire come il romance shakespeariano trovi una nuova vita a partire dagli anni Trenta è allora necessario prendere in considerazione il contesto storico in cui sorgono queste commedie. Dell’America di questo periodo va messa in risalto la fase iniziale della Depressione e l’introduzione del sonoro nel cinema, due fenomeni che nonostante le apparenze contribuiscono insieme a determinare un aspetto costitutivo di tali film. Il fatto che i film siano ambientati nell’agio, che abbiano come protagonisti ricche ereditiere o uomini d’affari, contrasta chiaramente con la vita reale del periodo contrassegnata dalla Depressione. Ciò fa pensare che queste ambientazioni siano ritenute un modo per distrarre i propri concittadini e per fare dimenticare loro il difficile momento che stanno passando. Invece si può considerare questa esibizione di ricchezza funzionale alla struttura del genere e per di più legata all’importanza che tali commedie rivestono nello sviluppo del cinema sonoro. In effetti, solo individui che dispongono di un certo benessere, e che quindi non hanno preoccupazioni più gravi per la propria esistenza, possono permettersi di spendere una grande porzione del loro tempo in discussioni con il partner e allo stesso modo possono parlare ‘liberamente’ della felicità umana.
Ecco perché i film appaiono composti per la maggior parte di dialoghi che coinvolgono soprattutto la coppia protagonista, la quale attraverso la conversazione giunge al riconoscimento reciproco, al perdono e a concepire sotto una nuova luce la propria esistenza. Tali dialoghi, inoltre, sono il mezzo tramite il quale la donna compie una trasformazione e arriva ad una nuova coscienza di se stessa.
La rilevanza della conversazione per la crescita della donna spinge a collegare questo periodo del cinema con una fase del femminismo, quella cioè della coscienza delle donne che ha coinvolto necessariamente anche il problema della coscienza che gli uomini hanno di esse. Dopo la conquista del diritto di voto del 1920 il movimento femminista sembra assopirsi e risvegliarsi solo alla fine degli anni Sessanta. Cavell però ritiene che i film del rimatrimonio provino la sua costante presenza nella società americana in una forma diversa, meno visibile esteriormente ma ormai radicata nella vita quotidiana. Le protagoniste di queste commedie potrebbero essere le figlie delle suffragette, figlie che grazie alle lotte delle madri hanno fatto propri i nuovi valori, cosicché questi da una dimensione pubblica sono diventati parte integrante della sfera privata concorrendo alla formazione di una nuova donna.

La struttura del rimatrimonio rimette in scena la possibilità di riconoscimento tra esseri umani introdotta dal romance, e con essa uno sviluppo dell’individuo che si configura come una morte e una rinascita nella direzione della creazione di una nuova donna con accanto però un uomo diverso, capace di riconoscere la sua nuova esigenza di avere accanto un individuo alla pari con una propria autonomia. Per tale ragione nel rimatrimonio gli uomini riprendono in continuazione le protagoniste – in Scandalo a Filadelfia, ad esempio, Tracy Lord deve subire le continue lezioni dell’ex marito e del padre – arrogandosi il diritto di educarle, come se la creazione della donna fosse un loro compito. La fondazione di un nuovo individuo, quindi, è accompagnata da una rifondazione del matrimonio, che comincia con la ricerca di altre basi di legittimità, cioè dal valutare secondo nuovi parametri quando il matrimonio rappresenti effettivamente “uno stato onorevole” in cui vivere.
Il fatto che il tema del matrimonio venga affrontato a partire dal tema del divorzio rientra nel tentativo di dare un’altra legittimità alla vita coniugale perché l’opportunità di divorziare – resa moralmente accettabile dall’assenza di figli caratteristica di questi film – fa diventare il matrimonio una scelta di ogni giorno, una scelta che non ha altre ragioni se non il perseguimento della propria felicità.

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