Studiando il comportamento dei piccoli di scimmia e dei bambini nei primi tempi di vita, in relazione alla madre ed all´ambiente, Bowlby poté notare la presenza degli stessi schemi di comportamento in specie diverse. In particolare, verificò che in presenza della madre il piccolo esplora l´ambiente circostante ed intrattiene qualche forma di relazione con i membri della famiglia o del gruppo. Al momento in cui è avvertita dal piccolo una qualche forma di minaccia, l´esplorazione cessa e questo torna prontamente alla madre per ricevere conforto e protezione. Per poter garantire a se stesso questa sicurezza, il piccolo tenta di rimanere vicino alla madre e protesta energicamente se ne viene separato.
Dal fertile terreno dell´etologia, dunque, Bowlby estrasse le dovute analogie tra il comportamento dei piccoli primati subumani (il macaco rhesus, il babbuino, lo scimpanzé ed il gorilla) e quello dei bambini, concludendo che ciò che egli definì sistema comportamentale di attaccamento , finalizzato alla ricerca e al mantenimento della vicinanza ad un altro individuo, era da interpretarsi in chiave evoluzionistica come un sistema promosso dalla filogenesi con lo scopo di proteggere i piccoli dai pericoli e tenerli a stretto contatto con la figura che li accudisce, e non solo per il loro nutrimento.
A questo punto è già possibile delineare le quattro caratteristiche che distinguono ogni relazione di attaccamento dalle altre relazioni sociali: la ricerca e il mantenimento della vicinanza fisica, l´ angoscia da separazione dalla figura d´attaccamento e l´uso di questa come rifugio e come base sicura.