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Psicoterapia e Psicoanalisi, Relazioni

Le droghe negli studi psicoanalitici

Le tesi sull’uso di droga sono diverse in base ai singoli analisti.

Si possono  individuare tre ideologie di fondo:

  1. L’uso di droghe mette in risalto un attaccamento alla fase orale dello sviluppo psicologico (Freud, Abraham, Clark, Bergeret)
  2. L’uso di droghe è sintomo di problemi clinici appartenenti alla classe delle psicosi (Lacan)
  3. L’assuefazione alle droghe è paragonabile al destino degli oggetti transizionali (Winnicott)
    Molti professionisti si sono dedicati al tema delle droghe, considerate una manifestazione sintomatica della società del XX secolo.

Fase orale dello sviluppo psicologico

1)La tesi di uso di droghe come sintomo di un attaccamento alla prima fase orale dello sviluppo psicologico è condivisa da molti analisti. Il promotore  è Sigmund Freud. L’idea centrale di Freud è che la psicopatologia dell’alcolismo sia una fissazione alla fase orale dello sviluppo con una stretta connessione con la masturbazione infantile. L’alcool, inoltre, rappresenta il sostituto dell’oggetto sessuale, divenendo oggetto ideale per il bevitore. Nell’opera freudiana non esiste un saggio specifico dedicato alla tossicomania o all’alcolismo; tuttavia sono rintacciabili indicazioni di carattere teorico-clinico che fungono da base per una possibile clinica della tossicomania.
Nel luglio 1884 Freud pubblica “Sulla coca”, il primo saggio di quattro dedicato allo studio della cocaina, in cui elogia i piacevoli effetti euforici e le accresciute capacità di prestazione che possono derivare da una sua corretta assunzione, indicandone importanti proprietà nella cura:  dell’isteria, dell’ipocondria e nella disassuefazione da morfina. Le crescenti critiche da parte di illustri colleghi indussero Freud ad abbandonare le ricerche. Tuttavia, in scritti successivi, sono rintracciabili preziose indicazioni di carattere teorico-clinico. L’analogia tra attività onanistica e l’assunzione di droga la troviamo nel saggio “La sessualità nell’etiologia delle nevrosi” (1898), dove Freud giunge a concepire la masturbazione come quell’abitudine di cui alcool, morfina e tabacco sono i sostituti; tossicomania e alcolismo costituirebbero delle varianti dell’onanismo. Nel saggio sulla “Nevrosi d’angoscia” (1894) e negli “Studi sull’isteria” (1892-95) Freud colloca l’intossicazione da alcool tra le cause che possono portare allo scatenamento dell’attacco isterico. Nei “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905) la propensione al bere è messa in relazione a un rafforzamento della zona erogena labiale. Nel saggio “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio”(1905) è evidenziata l’importante funzione disinibente esercitata dall’alcool, in “Contributi della vita amorosa” (1910-17) l’attenzione di Freud si sposta sul rapporto che intercorre tra il bevitore e il suo oggetto, il vino. Egli paragona tale rapporto alla relazione che l’innamorato intrattiene con l’oggetto sessuale, l’amata, sottolineando la maggiore gratificazione del primo rispetto alla seconda.  Abraham riprende da Freud lo studio dell’alcolismo e della sua relazione psicologica con le componenti perverse della sessualità. L’assunzione di alcool consente l’aumento dell’attività sessuale nelle sue componenti “normali” e perverse. L’abuso di alcool favorisce la manifestazione di componenti omossessuali rimosse e l’emergere di impulsi incestuosi rimasti latenti. Clark si sofferma sui fattori di regressione presenti nella psicopatologia delle tossicomanie, individuando alcune caratteristiche dei tossicomani e degli alcolisti:

  • presenza di uno stato depressivo
  • tendenze narcisistiche
  • propensione a ristabilire una identificazione primaria con la madre

Problemi clinici appartenenti alla classe delle psicosi

2) Jaques Lacan introduce a proposito delle psicosi il termine olofrase. Nella olofrase il soggetto rimane incatenato all’Altro. Nelle droghe ad esempio, il soggetto è legato olofrasicamente all’Altro-droga e al posto del sintomo c’è la dipendenza dalla sostanza. Mentre il sintomo è qualcosa che ha subìto la rimozione e che si ripresenta in forma cifrata, la sostanza non assume per il soggetto un valore enigmatico, ma si impone con evidenza.. Lacan definisce questa identificazione come tratto uniano : attraverso la sotanza il tossicomane prova a porsi Uno contro l’Altro, ad “unanizzarsi”. La dipendenza dalla droga non apre la dimensione della mancanza, ma la rottura.

Assuefazione

3) Nel testo “Gioco e realtà” Winnicott, nella parte dedicata agli “oggetti transizionali e fenomeni transizionali” opera un paragone tra l’assuefazione alla droga e il destino dell’oggetto transizionale. L’oggetto transizionale, in un primo momento, assume importanza per il bambino, più di quanta non gli spetti trattandosi di un oggetto-gioco, per il bambino è una difesa contro l’angoscia. Pian-piano l’oggetto viene relegato nel limbo. In un certo senso per Winnicott l’assuefazione alla droga segue gli stessi meccanismi: il soggetto assume droga, che ricopre il ruolo dell’oggetto transizionale; alla sostanza viene data importanza e significato. Successivamente la sotanza perde efficacia, proprio come l’oggetto transizionale.

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Eva Bettini

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