Cause del mobbing possono essere conflitti prolungati, cattiva gestione di un cambiamento in atto, cattiva gestione delle risorse umane, carenze dei sistemi informativi, incomprensioni relative ai contenuti della comunicazione, conflitti relazionali irrisolti, cattiva organizzazione del lavoro (sottocarico, sovraccarico, scarsa autonomia, ecc.). La sottovalutazione degli effetti di questi fattori porta a enormi costi per la salute e la sicurezza degli individui e delle organizzazioni. Individuare le cause interne all’organizzazione, eventualmente tramite il ricorso ad un consulente esterno, significa prevenire questi rischi.
Il mobbing non va confuso con il conflitto. La vita aziendale presenta numerose occasioni di conflitti interpersonale, che sono indice sia di vitalità dell’organizzazione e di cambiamento, sia di problemi irrisolti. I gruppi, e quindi anche le organizzazioni, sono costituiti da persone diverse, con motivazioni, capacità, potenzialità e modalità diverse di percepire e vivere la realtà. Un’efficace gestione del conflitto rende costruttive queste differenze, che interagendo possono confluire nel conseguimento degli obiettivi del gruppo o dell’organizzazione (Marocci, 1994). Di conseguenza, una competenza manageriale importante consiste nella capacità di diagnosi e di intervento sui conflitti in atto. Nel caso in cui il management non intervenga adeguatamente, o non intervenga affatto, la situazione potrebbe peggiorare e occasioni di conflitto protratte e reiterate nel tempo possono rivelarsi l’origine di un processo mobbizzante.
Di seguito si riportano le caratteristiche che distinguono il mobbing dal conflitto:
• è un´aggressione reale o percepita;
• è esercitata con una certa frequenza;
• è protratta nel tempo;
• sottende una differenza di potere tra le parti;
• è associata alla percezione di non potersi difendere.
Il management aziendale può anche avere un ruolo protagonista nel fenomeno mobbing, nel senso che può pianificarlo come strategia per affrontare specifiche situazioni di crisi o come strumento per ridurre l’organico. Quando i comportamenti mobbizzanti vengono esercitati da una persona che si trova in una posizione di potere superiore rispetto alla vittima, vengono indicati con il termine “bossing” (da boss, che in inglese significa “capo”). Un esempio è la promozione di un clima aziendale stressante per favorire la competizione in un’ottica di “selezione darwiniana”. Ma se il mobbing può apparire a prima vista uno strumento vantaggioso per un’organizzazione, esso si rileva non solo controproducente, ma svantaggioso per l’intera società.
E’ possibile che si verifichi mobbing anche dal basso verso l’alto: questo avviene principalmente quando in un’organizzazione si verificano cambiamenti al vertice frequentemente e in modo rapido. Creandosi un vuoto di potere nel momento in cui un superiore se ne va, si possono formare dei piccoli gruppi che perseguono i loro interessi. In una situazione di tal genere, il nuovo capo rischia di non riuscire a dimostrare quanto vale e per lui diventa difficile affermarsi. Tuttavia, chi occupa una posizione di dirigenza è fornito solitamente di un’adeguata autostima e di alte possibilità di successo, per cui questi tentativi falliscono.