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Azienda e Organizzazione

Lavoro, il rischio di stress ai tempi di covid-19

La percezione dello stress sul lavoro

Il mondo del 2020 è stato profondamente modificato dall’emergenza da nuovo coronavirus covid-19.

Abbiamo dovuto ripensare e reinventare molti aspetti della nostra quotidianità, tra cui anche il lavoro.

La pandemia Covid-19 impone riflessioni urgenti sulla percezione dello stress sul lavoro e dei lavoratori. Lo “smart working”, finora ritenuto fonte di sbiadimento delle culture organizzative, si è rivelato strumento complice e necessario per una possibile prevenzione dei contagi da Covid-19 e in divenire, luce e speranza di risparmio per le aziende.

Molti ambiti organizzativi dovranno ragionare in modo alternativo, ad esclusione delle aziende assistenziali, dove regna probabilmente il terrore del contagio da Covid-19 aumentando il livello di stress percepito.

La globalità dell’evento, non consente attese e indecisioni sul tema. Il lavoratore va protetto e così l’azienda a cui appartiene. Lo stress cambia volto, delineando nuovi orizzonti mentali e relazionali, da esplorare. Il Covid – 19 non ha solo fatto vittime, ma ha cambiato il volto dello stress.

Valutazione del rischio stress

Ma vediamo brevemente quali possono essere le variabili che cambieranno la valutazione del rischio stress nelle organizzazioni:

  1. Smart working” significa integrare l’interfaccia casa/lavoro o meglio la conciliazione delle due sfere del lavoratore, oppure si rivelerà un difficile contratto di coppia con improbabili equilibri?
  2. Lo stress occupazionale sinora provocato da complesse interazioni tra persone, diventa virtuale. Il Covid – 19 ha allontanato le persone tra loro e modificato gli scambi relazionali.
  3. La carriera diventa anch’essa virtuale e non più, in qualche modo, esercizio di potere più o meno ben esercitato ed esibito. Il Covid – 19 ha più potere e fa paura.
  4. Cambiano gli attori della relazione, tra figli, suocere e nonni, che gravitano nella stanza accanto, al posto del collega simpatico o del capo che fa sentire la sua voce. Lo stress diminuirà o si esprimerà in altre vesti?
  5. Cambiano le relazioni di lavoro, basate forse più sul risultato e i suoi effetti, piuttosto che risultato del lavoro di un gruppo ben organizzato, anche se sotto stress.
  6. L’isolamento sociale che promuove lo “Smart working” crea la mancanza di quelle sane e robuste relazioni tra pari, scomparse per lasciare il posto all’autonoma organizzazione, del tempo, dello stress e della paura del Covid – 19.
  7. Per ultimo, dove non sono necessari turni di lavoro obbligati, che peraltro hanno favorito anche l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per dare a tutti la possibilità di lavorare, nasce l’organizzazione autonoma dell’orario di lavoro, mediamente aumentato ma non percepito come stress pericoloso e ultimo baluardo di una cultura pre-Covid -19.
  8. Il lavoro considerato “straordinario” forse non si conterà più, in funzione degli impegni famigliari da conciliare con quelli di lavoro.

Questa quindi la nostra nuova missione: inquadrare il nuovo paradigma “Smart working” per la valutazione dello stress occupazionale, in tempi di Covid – 19.

E penso sarà un impegno a lunga scadenza.

Cristina Donati Marello
Psicoterapeuta
Psicologa del lavoro

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Cristina Donati Marello

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