A lanciare l’allarme è uno scienziato illustre: Lamberto Maffei, docente di Neurobiologia alla Normale di Pisa, direttore dell’istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa e vicepresidente dell’Accademia dei Lincei «Contrariamente a quanto si pensa, oggi la libertà è nei geni, mentre l’ambiente è una prigione. Colpa dell’invadenza dei mass media» «Nei geni sta la libertà, nell’ambiente la prigione. L’esatto contrario di ciò che uno potrebbe pensare». A sostenerlo è uno dei massimi esperti mondiali di neuroscienze, il professor Lamberto Maffei, docente di Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa. Maffei – che dal 2003 è anche vicepresidente dell’Accedemia dei Lincei – ha illustrato quest’audace teoria venerdì scorso 7 ottobre, presso il Centro Risorse Educative e Didattiche di Livorno, in occasione della conferenza di apertura del Premio Enriques 2005 di Filosofia. Il cervello umano, sostiene Maffei, è un cervello “plastico”, è cioè dotato della capacità di cambiare, di modificarsi, a livello molecolare e biochimico, in risposta agli stimoli provenienti dal mondo esterno. Nello stesso ambiente, i cervelli finiscono per rassomigliarsi, in quanto reagiscono a stimoli esterni simili. Questa affinità è di per sé un elemento positivo, in quanto costituisce la condizione che permette ai diversi cervelli di comunicare. Anzi, quanto più i cervelli sono simili – ad esempio, se conoscono la stessa lingua – tanto più la comunicazione tra loro risulta facilitata. Tuttavia, avverte Maffei, nella società contemporanea la somiglianza tra i diversi cervelli rappresenta soprattutto un pericolo: «Con la televisione, che fornisce stimoli uguali per tutti, il rischio è di impoverire l’enorme diversità esistente dal punto di vista genetico tra i nostri cervelli. Alla nascita siamo diversi, con le comunicazioni di massa rischiamo di diventare tutti uguali. Per questo sostengo che oggi la libertà è nei geni, mentre l’ambiente imprigiona le enormi potenzialità del cervello». Nel mirino del professor Maffei c’è soprattutto la televisione. «Mentre la parola è un prodotto lento del nostro cervello, la visione è immediata.
L’immagine ha due proprietà: è rapida e si la deve accettare. Per questo l’immagine è sempre stata usata per confondere. Già Ignazio di Loyola sosteneva che era necessario dare fisicità alla fede. Dal punto di vista della comunicazione, la Chiesa è sempre stata all’avanguardia. Le raffigurazioni delle storie bibliche dentro e fuori le chiese, da questo punto di vista, erano la tv del XIV secolo». «L’area del cervello deputata alla visone – continua Maffei – è ingenua, facile da ingannare, può essere brutalmente manipolata. I trucchi che vengono comunemente utilizzati sono ormai noti. Se voglio far passare un messaggio, basta che lo associ ad uno stimolo alla sopravvivenza, per esempio lo stimolo sessuale. In questo modo, il messaggio arriva direttamente a livello sottocorticale, oltrepassando l’area corticale del cervello che è la sede delle capacità critiche». «Insomma – conclude Maffei con una battuta – il cervello è come il paracadute: meglio tenerlo sempre aperto». Promosso dal Centro Studi Enriques di Livorno e da Comune e Provincia di Livorno in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, l’edizione 2005 del Premio Enriques ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ed è stato inserito in Pianeta Galileo, la rassegna promossa dal Consiglio regionale della Toscana in collaborazione con tutte le province e le Università della Toscana per avvicinare il pubblico ai “piaceri della scienza” e alla ricerca.