1. Breve introduzione sull’Albergo Diffuso
Sullo scenario di una domanda sempre più esigente, fatta di desiderio di personalizzazione dei servizi, richiesta di autenticità, bisogno di immergersi nella cultura dei luoghi, e di una offerta votata, da un decennio a questa parte, alla trasformazione e ad una diversificazione dinamica, ha iniziato ad avere successo la formula dell’albergo diffuso.
Non più turisti o consumatori, bensì residenti, seppure temporanei, desiderosi di aumentare le conoscenze, vivere le relazioni come esperienza diretta della vacanza. Non più la vacanza tradizionale con le solite destinazioni “must”, ma una maggiore consapevolezza di scelta verso uno stile attento all’ambiente, alla cultura del territorio, alla formula del vivere bene. Sono questi alcuni dei motivi per i quali è nata la formula innovativa dell’ospitalità diffusa.
2. L’idea dell’Albergo Diffuso
“Vorrei poter raccogliere nella mia mano le vostre case per sparpagliarle come un seminatore su foreste e prati. Vorrei che le valli fossero le vostre strade, e i vostri vicoli dei verdi sentieri affinché possiate cercarvi l’un l’altro…” Con queste suggestive parole di Kahlil Gibran tratte da “Il Profeta” si potrebbe sintetizzare poeticamente il senso dell’albergo diffuso, mentre è così che la stampa turistica lo definisce: “Un po’ casa e un po’ albergo, per chi non ama i soggiorni in hotel; è questa in poche parole la nuova formula di ospitalità che prende il nome di ‘Albergo Diffuso’. Le sue componenti sono dislocate in immobili diversi, che si trovano all’interno di uno stesso nucleo urbano. L’aggettivo “diffuso” denota dunque una struttura orizzontale, e non verticale come quella degli alberghi tradizionali che spesso assomigliano ai condomini. L’Albergo Diffuso si rivolge ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio, a vivere a contatto con i residenti, più che con gli altri turisti, e ad usufruire dei normali servizi alberghieri, come la colazione in camera o il servizio ristorante. L’Albergo diffuso si è rilevato particolarmente adatto per valorizzare borghi e paesi con centri storici di interesse artistico ed architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare vecchi edifici chiusi e non utilizzati, ed al tempo stesso possono evitare di risolvere i problemi della ricettività turistica con nuove costruzioni”[1].
3. Un po’ di storia
L’albergo diffuso è figlio del processo di ricostruzione del dopo terremoto, che nel 1976 colpì il Friuli, in conseguenza del quale ci si chiese come affrontare il problema di recupero delle case distrutte e abbandonate. A questa prima fase appartiene anche la prima realizzazione di Albergo Diffuso, avvenuta a San Leo nel Montefeltro, nel 1989. Nella metà degli anni novanta sono seguiti Borgo San Lorenzo a Sauris, nell’udinese, e Corte Fiorita a Bosa, in provincia di Nuoro. Ma la nascita del fenomeno e l’inizio del boom risalgono alla fine del secolo scorso, quando furono varate e restaurate le prime strutture, grazie anche ai fondi stanziati dalla Ue a favore del turismo rurale e dello sviluppo dei piccoli centri.
4. La normativa
La normativa in materia di Albergo Diffuso costituisce l’ombra del fenomeno, poiché è proprio una legislazione chiara ed unica per tutte le regioni che gli esperti del settore chiedono.
Allo stato attuale le Regioni che hanno accolto nella loro normativa l’idea di albergo diffuso sono la Sardegna, il Friuli e le Marche. Dalla legislazione turistica sarda l’albergo diffuso è “una struttura ricettiva ubicata nei centri storici dei Comuni, caratterizzata da unicità del servizio di ricevimento e di servizi comuni, per unità abitative in locali separati distanti non oltre 200 metri dall’edificio centrale”, per la quale è prevista “la riconversione di strutture edilizie esistenti”[2].
5. L’Albergo Diffuso in Italia
Dodici regioni del paese presentano il fenomeno dell’Ad, e non solo: il termine ha fatto l’ingresso ufficiale nella lingua italiana, figurando nell’ultima edizione del dizionario Zanichelli, pubblicato nel novembre 2006.
L’interesse degli intermediari per questa nuova formula cresce in maniera esponenziale: si è passati da un iniziale passaparola all’ingresso nei cataloghi di Tour Operator e fiere specializzate, dall’aumento delle pagine web dedicate all’inserimento da parte di Legambiente nel segmento dell’ecoturismo, che promuove l’albergo diffuso all’interno della Compagnia dei Parchi (www.parks.it).
Una ricerca presentata dal Prof. Giancarlo Dall’Ara al II Convegno Nazionale degli Alberghi Diffusi svoltosi a Cagliari, ha rilevato che il fenomeno è in crescita: erano 24 nel 2004, e sono 35 oggi, oltre la metà dei quali è concentrata in 4 regioni, Sardegna, Friuli, Molise e Puglia.
Quanto alle località dove sorgono gli Alberghi diffusi, il 33,3% ha un numero di abitanti compreso tra 1000 e 5000, mentre nel 30% dei casi si tratta di piccole realtà, con un numero di abitanti al di sotto delle 500 unità[3].
Per il momento ad investire sull’idea sono stati piccoli gruppi di privati: in Friuli ha prevalso il modello cooperativo tra proprietari immobiliari con un ruolo chiave da parte dei Comuni. A Forgaria Monte-Prat è stata istituita la prima Scuola Internazionale per il management di un Albergo Diffuso.
Al confine tra Marche e Romagna, Montegridolfo è stato incoronato con il titolo di uno tra i borghi più belli d’Italia: sui resti della roccia Malatestiana sorge un antico castello, Palazzo Viviani, oggi trasformato dalla proprietaria, la stilista Alberta Ferretti, in un resort con otto stanze storiche. Ora si muovono anche i grandi gruppi internazionali, come la catena del lusso Four Seasons, che insieme ad alcuni imprenditori locali sta per avviare un progetto di recupero del Borgo umbro di Antognollo, vicino a Perugia.
6. Caratteristiche, filosofia e dimore
Essendosi sviluppato come progetto di un turismo consapevole a contatto con la comunità locale e direttamente integrato nel territorio, l’albergo diffuso per essere tale deve prescindere da alcuni requisiti, primo fra tutti la disponibilità di spazi comuni abbastanza ampi, ed in particolare lo spazio adibito a fungere da reception, e cioè il cuore dell’albergo diffuso, e che, in quanto tale, occorre che sia in posizione centrale rispetto agli altri ambienti.
Nello stesso stabile dove si trova questo primo spazio comune possono essere ubicati altri servizi, come il ristorante, una sala tv, uno spazio per la lettura, ecc.
Quanto alle camere o agli appartamenti, sufficientemente vicini al punto di ricevimento, essi possono trovarsi in edifici diversi. La distanza massima non deve superare i 200 metri, in modo che il cliente possa essere nelle condizioni di spostarsi con tranquillità anche in condizioni meteorologiche poco favorevoli.
Come formula innovativa di ospitalità diffusa, l’albergo diffuso è in grado di offrire diverse potenzialità. Innanzitutto è la novità della proposta a colpire, segue la sua diversificazione e differenziazione dei prezzi, con l’intento di rivolgersi a diverse fasce di utenza grazie all’offerta di servizi scrupolosamente personalizzati. Il target dell’albergo diffuso è costituito da turisti esigenti, che rinunciano volentieri alle solite destinazioni stereotipate, preferendo a queste una ospitalità confortevole, valorizzata per le tradizioni del luogo, la vita,la cultura, il contesto artistico e paesaggistico. Un altro utente-tipo può essere dato dal cosiddetto “turista a tema”, una persona che sceglie la propria vacanza in modo preciso, sulla base dell’esperienza di soggiorno che vuole vivere, legandola ad hobby e passioni.
Ma i ritorni potenziali di questo progetto non finiscono qui: l’albergo diffuso può avere anche la funzione di “animatore” culturale ed economico dei centri, ne incrementa il reddito, l’occupazione, la popolazione senza con questo contaminare o alterare l’ambiente, i luoghi e la cultura.
Da un punto di vista degli investimenti iniziali e dei costi di gestione, l’albergo diffuso comporta nella maggior parte dei casi costi più elevati rispetto agli alberghi tradizionali. Le eventuali ristrutturazioni infatti, devono rispettare strettamente i criteri architettonici, investendo ingenti capitali nel recupero edilizio.
Inoltre, trattandosi di una tipologia di albergo dove risulta difficile se non impossibile centralizzare e standardizzare i servizi, la distribuzione nello spazio delle unità abitative potrà comportare alcune diseconomie rispetto ai più tradizionali alberghi.
Un’altra difficoltà si riscontra nella richiesta di maggiori e più specifiche competenze alla direzione, tant’è che un albergo diffuso non può essere gestito con lo stesso stile che caratterizza gli altri alberghi, “perché così facendo perderebbe molto del suo appeal, che consiste nella capacità di offrire un’atmosfera originale, legata al territorio”[4].
7. Le diverse tipologie di Albergo Diffuso
Grazie alla diversificazione che vivacizza il mercato dell’albergo diffuso, sono possibili diverse declinazioni.
L’albergo diffuso “Tipico” vive di una atmosfera dinamica, ogni camera è diversa l’una dall’altra, sia negli arredi, sia negli spazi; le camere non vengono identificate con numeri ma con dei nomi che richiamano la storia della struttura, il paesaggio, ecc.
I prodotti locali ed i piatti tipici sono l’asse portante della gestione, poiché qui il servizio ristorante è una vera e propria espressione della cultura locale, ed il pasto è un vero e proprio rito che perdura nel ricordo dell’ospite.
L’albergo diffuso “Letterario” si trova ubicato in luoghi legati ad autori o che richiamano storie e romanzi. Nei suoi locali comuni è presente una biblioteca, con testi specifici o di carattere più generale. Il management è tutto votato alla letteratura, alla poesia, proponendo così un’atmosfera alquanto sofisticata. Non mancano l’organizzazione di serate letterarie, i richiami letterari nei nomi, nei menu, negli arredi e nei decori.
L’albergo diffuso d’ “Arte” sorge vicino ad opere rilevanti dal punto di vista artistico, oppure può avere sede in strutture importanti dal punto di vista architettonico. In questa tipologia di albergo vengono organizzate mostre ed esposizioni d’arte e vengono utilizzati elementi artistici negli arredi.
Ma non finisce qui: si possono avere declinazioni di albergo diffuso anche in campo naturalistico, sportivo, archeologico e musicale, come per esempio il Sas Benas di Santulussurgiu (Alghero), nelle cui stanze si trovano antichi strumenti musicali, e negli spazi comuni è possibile ascoltare concerti.
8. Lo sviluppo futuro dell’Albergo Diffuso
Gli esperti del settore invocano innanzitutto una normativa ad hoc per tutte le regioni, che riconosca e classifichi gli Alberghi Diffusi, difendendoli con un marchio che sia sinonimo di qualità.
Quanto allo sviluppo dell’idea è importante che l’albergo diffuso trovi realizzazione anche nelle località balneari, sia per allungare la stagione turistica sia per riqualificare l’offerta ricettiva, risolvendo così problemi edilizi immaginabili.
È necessario che ciò avvenga nel rispetto di una condizione imprescindibile, e cioè evitare che l’idea di costruire un Albergo Diffuso nasca soltanto dall’esistenza di un borgo abbandonato o di un certo numero di case vuote e abbandonate.