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Scuola

La figura dell´orientatore

La figura dell’orientatore fa parte delle cosiddette nuove professioni nate perché un bisogno latente è stato trasformato in domanda. Ma che differenza c’è tra una “vecchia” ed una “nuova” professione? La differenza sostanziale è data dal fatto che per comprendere in cosa consiste una professione classica (vecchia) è sufficiente sapere che tipo di lavoro è, mentre per comprendere a pieno una nuova professione è necessario capire anche come quel tipo di lavoro viene svolto. ( I esempio D: “che lavoro fai? R: “l’avvocato”; II esempio D: “che lavoro fai?” R: “l’orientatore” D: “cioè?” R: “aiuto le persone a intraprendere percorsi di scelta”).
Quali caratteristiche dovrebbe avere un orientatore? Innanzittutto deve possedere una modalità di comunicazione non direttiva e di conseguenza esimersi dal dare consigli, ma limitarsi “semplicemente” a far giungere il soggetto ad un livello di autonomia e consapevolezza tale – rispetto alle proprie capacità e alle strade possibili – da poter compiere una scelta in maniera attiva. Questo perché la difficoltà principale di prendere una decisione non sta tanto nel cosa scegliere ma in quello che lascio e se sbaglio (cosa che capirò solo in seguito) devo farlo autonomamente (meglio impiegare più tempo, tra prove ed errori, a trovare la strada “giusta”, ma farlo da soli piuttosto che trovarla subito ma influenzati da qualcuno). Inoltre un orientatore, per poter essere veramente d’aiuto al proprio cliente (visto che proprio di una relazione di aiuto si tratta) dovrebbe avere competenze psicologiche e sociologiche ma anche economiche, dal momento che una parte dell’intervento verterà sul mondo del lavoro. E’ per queste ragioni che i percorsi formativi che stanno dietro alla carriera di un orientatore possono essere molteplici: la figura che orienta può essere uno psicologo, un economista con competenze psicologiche, un operatore sociale e via dicendo. In ogni caso una competenza da cui non può prescindere la professionalità di questa figura è sicuramente l’ascolto attivo, alla base di tutto il percorso orientativo.

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