Alcuni terapeuti utilizzano la fiaba come strumento di lavoro, chiedendo al paziente di inventarne una.
Prima di tutto la fiabazione è un utile mezzo conoscitivo: permette di comprendere le dinamiche profonde, interiori del soggetto in termini figurati e simbolici. Inoltre l’immaginario costituisce un contesto illimitato ed innocuo dove sperimentare possibili soluzioni ai problemi relazionali, affettivi, emotivi, lavorativi ed è inoltre applicabile efficacemente al problem solving aziendale, considerando i tre momenti tipici della fiaba: presentazione del problema, crisi e soluzione.
Possiamo considerare la fiaba utile soprattutto nella terapia dei disturbi psicosomatici. Si ipotizza infatti che possa contenere una trasposizione in immagini del meccanismo fisico di malattie ed alcuni legami simbolici tra certi organi o funzioni e certe immagini simboliche. Lo stato acuto di malattia ha, ad esempio, molti punti in comune col momento di crisi della fiaba.
Il movimento immaginativo in sé è il fulcro dell’azione terapeutica della fiabazione. Esso propone conflitti e possibili soluzioni ad essi, che in realtà sono i conflitti e le soluzioni che già fanno parte dell’inconscio del soggetto e che attraverso la fiaba egli porta a coscienza. Non è dunque necessario, anzi, è a volte dannoso, far sì che il soggetto trovi delle relazioni tra la fiaba e la sua vita reale: è sufficiente muoversi nel campo dell’immaginario ed allontanarsi il più possibile dalla realtà.
Alcuni psicoterapeuti riferiscono (Santagostino, P., Guarire con una fiaba, 2004) che poco tempo dopo l’invenzione di una fiaba, al soggetto si presentano spesso intuizioni improvvise su soluzioni di problemi e conflitti interni.
Ci si può dunque aspettare che la fiaba inventata da un soggetto in un dato momento della sua vita abbia una stretta attinenza col suo stato psicofisico generale.