Il dottor Ezio Benelli, psicologo e psicoterapeuta, è nato a Calenzano (FI) il 23.03.1947: è laureato in psicologia presso l’ateneo di Padova, specializzandosi poi a Firenze in psicoterapia presso l’istituto di psicoterapia H.S. Sullivan, riconosciuto dal Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università. E’ stato docente presso l’università di Maribor, dove ha insegnato Psicologia Dinamica. Per alcuni anni è stato Giudice non togato presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze. E’ stato consigliere e vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Toscana. Attualmente è Supervisore Didatta presso l’Istituto H.S. Sullivan di Firenze e libero professionista, e Presidente della “International Foundation Erich Fromm”.
Dottor Benelli, in base alla sua esperienza, ci sono motivazioni che possono indurre una persona ad imboccare un’autostrada contromano?
“Per analizzare il fenomeno della “guida contromano”, dobbiamo prima di tutto mettere in evidenza che esistono almeno due tipologie del fenomeno.
Pensiamo per prima cosa alle difficoltà di ordine percettivo di individuare la corsia assegnata dai cartelli o dalle regole di guida per effetto di droghe o di stati alterati di coscienza (euforia, depressione, psicofarmaci, avvelenamento da cibo); oppure dalla perdita dei requisiti psicofisici data dall’età, argomento doloroso quanto inevitabile e non misurabile con l’età anagrafica ma misurabile con strumenti psicologici; è infatti ovvio che dopo una certa età avvenga un inevitabile decadimento, lento, graduale e sempre accompagnato da una predisposizione della persona, perché chi tiene la mente allenata leggendo o tenendola occupata con attività di “problem-solving”, o semplicemente concentrando i propri sforzi in modo efficace su una qualsiasi attività che la connetta al mondo esterno, anche semplici, aumenta le capacità percettive e selettive della mente.”
Dunque, lei ritiene che vi possa essere una certa incidenza del fenomeno data anche dall’età del conducente trasgressore?
“Un articolo su Brescia Oggi del giorno 10 agosto 2001 parla di un anziano signore di 86 anni che tranquillamente aveva imboccato in A/21, a Manerbio, la direzione opposta del senso di guida, invece che verso Cremona andava verso Brescia; le macchine incrociate, impegnate in vere gimcane che segnalavano e suonavano non sono servite a “svegliare” l’anziano signore, solamente la Polizia Stradale lo ha bloccato trovandolo tranquillo e forse sbalordito di quel baccano fatto dalle macchine incrociate. Alla luce di un fatto come questo sarebbe opportuno ripensare al rinnovo della patente non più con l´ausilio di soli esami medici (vista e udito), ma anche corredato di test psicologici atti a misurare attività specifiche quali: percezione, attenzione, riflessi, attitudini, ecc.. Cosa che nella prima stesura del codice della strada attuale era prevista, poi per misteriosi motivi cancellata.”
C’è la possibilità, secondo Lei, che intervengano realmente intenzioni distruttive, anticonservative o autolesioniste, utilizzando la macchina contromano come una versa e propria arma rivolta verso gli altri o se stessi?
“In effetti da un punto di vista psicologico, queste sono le forme più complesse da analizzare: si tratta di forme patologiche, autodistruttive, trasgressive e di disubbidienza sociale e terrorismo, le quali meritano un´indagine che utilizzi strumenti squisitamente psicologici e che però impattano sulla vita del singolo in relazione alla società nella quale egli vive, che anzi in qualche misura si possono considerare anche cartine di tornasole di questa relazione. Nelle civiltà altamente industrializzate il suicidio è fra le dieci cause più frequenti di morte; per quanto riguarda il fenomeno in esame, come forma di “kamikaze” metropolitano, ritengo che sia legato a una forma di distruttività a mio avviso non spiegabile soltanto con l’interpretazione freudiana di dualismo pulsionale non risolto, ma con il punto di vista frommiano più calzante che spiega “la distruttività come espressione culturale”. Erich Fromm contrappone un tipo di aggressività benigna a una aggressività maligna (distruttività); per Fromm l’uomo è portato ad avere il controllo su tutto quello che lo circonda e a distruggere, come ultimo atto di possesso, quello che difficilmente riesce a controllare e a vivere. La nostra vita, in questa società moderna è sempre più lontana e ingestibile, sfugge via incontrollabile in mano ad “altri”; regole, leggi, inquinamento, industrializzazione selvaggia, il tutto amplificato da relazioni familiari (anche qui il bambino è impotente in mano ad altri) particolarmente rigide e oppressive; ne verrà fuori un adulto alla ricerca di trasgressioni indirette mascherate.”
Quindi il veicolo, nel nostro specifico caso, è uno strumento mortale fornito dalla nostra modernità?
“Il terrorista che lancia una bomba e distrugge guidato da una fede che lo preserva dal vivere la propria aggressività maligna, è al pari di un guidatore che contromano semina panico, paura, morte, anche qui non diretta ma sempre mascherata o mascherabile da un azione non cosciente. Il meccanismo soggiacente a questa dinamica è “sfido la morte per averne il possesso”. Robert De Niro nel film “Il cacciatore” si trova, dopo aver subito oltraggi e aggressioni, a sfidare la morte puntandosi una pistola alla tempia in un gioco estremo, pieno di vita e di morte, nel tentativo di averne il controllo. Anche l’autista contromano sfida la morte e la vita – Thanatos ed Eros si incontrano anche in autostrada, perché citando Jung, “gli Dei sono diventati malattie” – in un gioco piu’ grande di lui che ha radici nella propria infanzia, nella società di oggi e nella propria incapacità di rendere cosciente e elaborare il proprio malessere – come un moderno alchimista – per trasformare l’aggressività maligna in amore, poiché è questa l´unica possibilità di salvezza che resta all´autista suicida in quanto uomo con una possibilità, anzi che resta non solo al singolo ma anche all´intera società per opera del singolo, che con la fiamma del proprio io innamorato della vita, contamini come un albero incendiato tutto gli altri accanto a sé, e faccia finalmente divampare un´energia che non distrugga, ma semini nuovo amore”.