Nelle culture mediche europee e nordamericane esiste una equivalenza tra i termini “terapia intensiva” e rianimazione.
Il reparto di terapia intensiva accoglie tutti quei pazienti critici sottoposti a recenti interventi chirurgici, offrendo loro le cure necessarie al ripristino e al sostegno delle funzioni vitali.
Il reparto si presenta pertanto munito di strumenti tecnologici moderni quali defibrillatori, pompe infusionali, impianto d’aspirazione, disponendo inoltre di una varietà di figure medico-infermieristiche, tecniche e socio-assistenziali (ausiliari socio-sanitari, assistenti sociali)1.
Fra i medici che lavorano in questa struttura, indispensabile risulta essere la presenza dell’anestesista -rianimatore, nonché di consulenti di varie specialità, come cardiologi, internisti, pneumologi, chirurghi, neurologi.
Essenziale risulta essere inoltre la figura dell’infermiere, il quale occupa mansioni che spaziano dalla pulizia del paziente alla somministrazione della terapia, dalla registrazione dei parametri vitali al controllo attivo della salute2.
Oltre ad effettuare continue cure al paziente, egli si trova anche a fronteggiare un delicato rapporto con i parenti del medesimo, dovendo loro facilitare l’accettazione di una condizione salutare assai precaria e delicata.
L’infermiere deve quindi riuscire a conquistarsi la fiducia dei parenti.
Ricordando quanto sostenuto da Davide Mori:
“Non basta quindi stabilire una semplice empatia, si ha bisogno di trovare un percorso di dialogo, una relazione che permetta all’infermiere di raccogliere la fiducia del paziente e dei suoi cari…non è da tralasciare il coinvolgimento emozionale che spesso viene arginato cercando di mantenere, per quanto possibile un certo distacco dalla situazione”3.
Come vedono il loro lavoro gli infermieri della rianimazione?
Io ho conosciuto Maria che lavora da circa 9 anni in un reparto di rianimazione.
Ho avuto occasione di farle alcune domande (di seguito riportate) per conoscere una realtà umana che, pur considerata dai più come aliena alla quotidianità del loro vivere, permette di capire quanto la condivisione empatica della sofferenza nutra e rinforzi i legami tra le persone.
INTERVISTA
A: Come vivono le persone l’esperienza dei loro cari in ospedale?
M: Trattandosi quasi sempre di eventi improvvisi, le famiglie spesso sono impreparate e vengono dissestate dall’evento. E’ importante accoglierli dando loro la sensazione che ci si sta prendendo cura seriamente del loro caro non lasciando http:\\/\\/psicolab.neta di intentato, spiegando chiaramente la gravità della situazione, cercando di adeguare il linguaggio ed usando meno terminologia medica possibile.
Si danno indicazioni chiare sull’orario di visite che peraltro da noi è molto ampio: comprende un orario dalle 14 alle 20 senza limitazioni.
Si cerca sempre di parlare al familiare ponendosi a lato e non dalla parte opposta del letto, rispettando lo spazio interpersonale e adeguandolo alla situazione e al tipo dell’interlocutore.
A: C’è differenza nei vissuti personali tra persone italiane e quelle provenienti dall’estero?
M: Sì c’è; è una differenza abissale, dettata dal tipo di cultura e provenienza della persona.
La morte ad esempio viene vissuta in modo del tutto diversa.
Mentre noi europei non riusciamo a lasciare andare, o comunque abbiamo molta difficoltà in questo, le popolazioni provenienti da paesi extraeuropei si pongono in maniera diversa, per loro la morte fa parte della vita.
A questo proposito noi tendiamo a non far partecipare i bambini all’evento, a tenerlo quasi nascosto, mentre in altre culture i bambini vengono coinvolti e loro non ne hanno paura.
Sono stata recentemente in Madagascar come volontaria in ospedale e anche là ho potuto vedere come la popolazione vive gli eventi traumatici e la morte.
Non si tratta di rassegnazione ma di accettazione dell’evento.
A: qual è il tipo di rapporto che un infermiere di rianimazione deve instaurare con i familiari dei pazienti?
M: L’infermiere è quello che sta a stretto contatto sia col paziente che con i familiari.
E’ importante non sconfinare, dando notizie cliniche che sono prettamente di competenza medica, caso mai si può rafforzare o spiegare meglio ciò che è stato detto dal medico che in genere usa una terminologia tecnica poco comprensibile per i profani.
E’ importante l’ascolto, capire ciò che il familiare vuole sapere e rispondere nel modo più chiaro e breve possibile.
Il familiare deve avere la certezza che il suo caro è seguito e l’infermiere è competente e attento.
Tutto questo ha una grande importanza nel togliere le ansie e le paure e prepara, qualora la situazione del malato precipitasse, a una gestione migliore dal punto di vista emotivo.
NOTE
1 http://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_intensiva
2 http://www.siaarti.it/pazienti/pazienti.php?page=pazienti&sub=rianimazione
3 http://www.areacritica.net/sito/2011/04/22/quanto-sono-stressati-gli-infermieri-di-terapia-intensiva/
SITOGRAFIA
1. WWW.WIKIPEDIA.ORG
2. WWW.AREACRITICA.NET
3. WWW.SIAARTI.IT