Molti credono di conoscersi ma in realtà quando dicono ” io so chi sono”, “io mi conosco”, non dovrebbero esserne invece così sicuri. Che la mente possa conoscere meglio se stessa delle altre cose è un giro di parole, che non porta da nessuna parte. Spesso invece conoscere il resto del mondo è più semplice che conoscere noi stessi. Per la verità non è certo nemmeno che esista un “mentale”. Nessuno lo ha dimostrato. Tuttavia gli altri, in effetti, potrebbero essere tutti degli automi senza anima ma noi sentiamo di non esserlo per niente, di agire perché lo vogliamo, di fare cose senza impedimento alcuno. Se voglio muovere il braccio lo faccio. Aziono ‘il pensare’ (una cosa eterea e astratta) e posso muovere qualcosa di materiale (un chilo di carne e di ossa); e ci sembra pure normale! Come è possibile? Noi siamo animali culturali e non possiamo che cercare di ricostruire la nostra storia per averne almeno un’idea. Siamo stati, come tutti, costruiti dall’ambiente che dopo milioni d’anni di adattamenti ci ha perfezionati perché potessimo sopravvivere più a lungo possibile e lasciare in giro i nostri figli, altrimenti il processo si fermerebbe. Noi abbiamo costruito i computer e la natura ha costruito noi. Nei computer le istruzioni le abbiamo immesse nei file, mentre è stata la natura ha immettere le sue istruzioni nei nostri geni. Semplice a dirsi, ma interiorizzare il mondo esterno con il corpo e con il cervello non è cosa facile. Il cervello per fare questo usa: neuroni, correnti elettriche, sostanze chimiche, ioni, neuromodulatori, sinapsi, recettori, membrane, ormoni, ecc. Vediamo il mondo esterno tramite le idee (rappresentazioni mentali), che sono diverse da quelle del pipistrello, della talpa, del polpo, della rondine o della vipera, per non dire del lombrico o del moscerino della frutta. Ognuno ha precisamente quelle che servono per il tipo di ambiente che frequentano. I corpi sono adatti per quello che fanno, i pesci hanno le pinne, gli uccelli le ali e gli animali le zampe. E noi?
Esperienze mentali
Noi siamo animali e quindi somigliamo ad esempio allo scimpanzé, abbiamo il 98% dei geni in comune. Il nostro cervello e il suo pensiero invece sembrano alquanto diversi, basta il fatto che è l’unico che cerca spiegazioni della sua stessa esistenza: nessun animale lo fa. Usa per questo la più formidabile arma di ricerca, la scienza. L’unica in grado di esaminare, descrivere, vedere come funziona, sperimentare. Non che sia una cosa semplice, come si fa ad esempio a spiegare le sensazioni di piacere, bellezza, armonia, gusto, dolore, che proviamo. In effetti è ostinata la resistenza alla ricerca scientifica che questi fenomeni soggettivi hanno. Spiegare l’effetto dei colori, odori, amori, la consapevolezza di esserci, la vivida presenza di noi stessi che non possiamo comunicare a parole, tanto è particolare. Come facciamo a spiegare con le parole com’è per noi avere un’immagine mentale o il com’è un’emozione? Benché ci si sarà sotto una base fisica, ancora nessuno ha trovato i siti esatti (ammesso che di siti si possa parlare), né abbiamo una spiegazione adeguata, del perché li viviamo in quel modo e del come sorgano. E’ tuttavia possibile che non vi sia alcuna separazione tra l’esperienza e la realtà, tra senso soggettivo e oggettività; che insomma il soggetto, visto dal di dentro e visto dal di fuori, sia solo la stessa cosa descritta in due modi diversi. E’ stata forse la peculiare storia dell’essere vivente umano a creare questi equivoci. La sua evoluzione infatti non sviluppò un elemento fisico di particolare specializzazione. Anziché il collo, la proboscide, le ali, il becco, le pinne, la forza o la velocità s’indirizzò verso una comunicazione sempre più raffinata, fino ad una trasmissione sonora dei pensieri. Ebbene quella si rivelò la carta vincente. Il linguaggio costituì una fonte inesauribile di conoscenza e, di conseguenza, di potere. In grado di rendere l’organismo capace di continuare meglio degli altri la propria stirpe. Fino a divenire pericolosamente troppo numerosi. L’animale usa le immagini del mondo per orientarsi nella realtà, quelle del ricordo per esempio sono utili ad evitare errori passati e a tenere a mente esperienze pericolose. Schemi mentali semplici per decisioni rapide, un pensiero intuitivo, automatico.Se rievocate senza motivo concreto, come accade nell’uomo moderno, le immagini interconnesse dal linguaggio, danno origine ad una nuova modalità di pensiero, di fantasia ma anche più analitico e ragionato. Un marziano che ci osservasse vedrebbe individui che parlano in continuazione, sempre, in ogni momento, e si muovono pochissimo. Si chiederà: che razza di specie non è mai questa?
L’organismo strano
L’uomo è ora un organismo strano ma all’inizio era come tutti, normale. Era fornito della conoscenza giusta per sopravvivere, in competizione con gli altri. Le sue credenze erano innate come lo sono quelle degli scimpanzé, e con quelle s’arrangiava. Gli animali infatti nascono già con le loro credenze tutte belle e pronte. Il piccolo di rondine prima di lanciarsi per la prima volta nel vuoto, piroettare nell’aria, seguirne le correnti ascendenti e discendenti, riconoscere e afferrare i moscerini e a compiere atterraggi, non fa alcun corso di pilotaggio intensivo. Ogni piccolo di scimpanzé può imparare da sua madre come estrarre termini infilando un rametto in una fessura. Solo quelli però che lo fanno da piccoli lo eseguiranno da adulti ma non lo trasferiranno ad altri, ed ogni volta bisognerà impararlo daccapo. Anche l’uomo nasce con una conoscenza già innescata e pronta all’uso nella testa. Per esempio il neonato messo su un lastrone di vetro con sotto un burrone tenderà a non attraversalo, pur non avendo avuto nessun’esperienza di cadute precedenti. Questa conoscenza però è poco utile nel nuovo mondo che lo aspetta, fatto di case, auto, semafori, ascensori, televisione, vestiti, carte, libri e soprattutto parole. Un ambiente in cui i vecchi schemi per la sopravvivenza e la riproduzione non servono più ed i nuovi devono apprendersi molto in fretta.
Parlare e scambiare idee consente la socialità e la formazione di gruppi numerosi capaci di avere la meglio su qualunque altro animale. Accresce l’inventiva, viene scoperto il fuoco, l’arco, i recipienti, le capanne, gli utensili, i monili. Aumentano le regole, le gerarchie, le procedure per la per la caccia, la distribuzione, la scelta del partner, la protezione, le feste. Servono sempre nuovi nomi per designare cose, persone, oggetti, fatti, eventi, regole, occasioni, avvenimenti e ogni giorno sono create parole e concetti diversi. Gli uomini da esseri animali diventano esseri culturali e le credenze ereditate vengono trasformate in quelle acquisite. Hanno a che fare con l´esperienza filtrata attraverso un sistema artificiale e convenzionale e non con il mondo naturale tipico degli animali. Gli animali avevano più o meno le stesse credenze, si differenziavano in questo poco tra loro. Un coccodrillo preistorico aveva pressappoco le stesse credenze dell’attuale. Gli animali culturali invece cominciano a essere assai diversi l’uno da l’altro. Credenze a volte inconciliabili, dagli indiani Sioux ai Watussi africani, dai pescivendoli ai giocatori di borsa, dai pastori analfabeti ai raffinati intellettuali, dai mafiosi incalliti ai musicisti estasiati, dai fanatici religiosi agli intransigenti atei, dai mendicanti ai banchieri. Anche tra persone vissute ed educate allo stesso modo le credenze possono divergere molto. Colorando il modo di essere e la propria visione del mondo; di destra o di sinistra, tutta la vita per la Juventus o per il Milan, per l’Islam o il Confucianesimo, per i soldi o per gloria.
Forse al fondo delle credenze vi è un nucleo emotivo (che poi si riveste di idee razionali), ed è forse proprio questo che ci rende ciechi e stupiti verso la rete di credenze di un altro. Non ci accorgeremmo tuttavia in questo caso che le nostre credenze potrebbero fare lo stesso con noi. Essere educati ed istruiti significa essere invitati ad entrare in un sistema di credenze; chi nascerà in Arabia Saudita per esempio assai difficilmente diventerà un cattolico praticante. E´ straordinariamente facile indurre un addomesticamento, perché i neonati sono totalmente dipendenti dai genitori. Ed è straordinariamente difficile uscire dal sistema di credenza dove ci si è formati.
Costruzione di credenze
L´uomo con le sue idee, come abbiamo visto, ha costruito un mondo di credenze non derivate geneticamente ma acquisite. Sapevamo che i geni saltando da corpo a corpo sono corpuscoli biologici immortali. Oggi però accanto al replicante genico ve n´è un altro che ha prevalso sulla terra: è l’idea vincente. Scorre lungo i linguaggi e nelle menti e come medium usa proprio gli uomini che parlano e se le trasmettono. L’idea che si replica è stata chiamata da Dawkins meme; termine descritto dall´Oxford English Dictionary come “elemento di una cultura che può ritenersi trasmesso da un individuo a un altro con mezzi non genetici, soprattutto attraverso l’imitazione”. Anch’essi sono immortali, se sono vincenti. Se qualche gene del corpo di Socrate si aggira tra di noi, anche il meme (nella mente del primo che l’escogitò) ad esempio della ruota continua ad esistere, benché i primi fruitori sono morti da un pezzo.
L’evoluzione delle idee si rivelò capace di spezzare la rigidità dei vincoli naturali e realizzare uno speciale mondo artificiale, di fantasia, d’arte e d’invenzione.
Questa rivoluzione ha portano ad organismi in grado di chiedersi: chi sono? Sono oggi l’esito finale di una lunga storia, partita dalla semplice sensibilità ed interazione esterna e non posso certo ripercorrerla all’indietro solo con l’introspezione. La scienza mi da risposte poco interessanti alla mia sensazione di esistere. Parla di centri cerebrali capaci di sintetizzare, integrare ed unificare, tracce delle mappe geografiche della mente che ci permettono di conoscere dove ha inizio un´azione, quali sono i nuclei del linguaggio, le reti della memoria. Assomiglio ad una scimmia ma sono nato in un mondo fatto di film, televisione, discorsi, dibattiti, libri, musica e non come le scimmie di alberi, prede, combattimenti, fughe e burroni. Gli animali non sanno di esistere, forse è per questo che in loro anche se c´è la paura del predatore manca l´angoscia della morte immaginata. Con l’introspezione non otteniamo alcuna comprensione precisa dei moti interiori, delle sorgenti dell’ansia, dell’angoscia o anche di quella leggera euforia che a volte ci prende. Le emozioni e i sentimenti a volte ci soggiogano. Non vorremmo odiare qualcuno o amarlo, invece sembra che qualcosa quasi ci costringa a farlo. Arrivano di forza i sogni, a dispetto della nostra volontà. Desidereremmo invece che venissero più spesso quelli impulsi di creatività e quelle intuizioni magiche tanto difficili da cogliere Le conoscenze scientifiche hanno innalzato il benessere e la comodità degli uomini. Le scienze umane, le religioni, le arti non hanno fatto altrettanto, e del resto non era quello il loro compito, ma hanno aumentato le persone istruite, coltivato i sentimenti e riempito il tempo libero.
Gli animali sono solo corpo; noi siamo corpo, cervello, nome, titolo, indirizzo, casa, auto, lavoro, conto in banca, famiglia, se qualcosa di queste viene meno e come se ci togliessero una parte fisica di noi. Le strutture mentali innate s’intersecano indissolubilmente con quelle apprese e costruite durante la nostra storia. Perfino il corpo e il cervello è qualcosa di posseduto, parliamo ordinariamente infatti del “mio cervello” o del “mio corpo”, come se “io” fossi separato dai “miei” organi” che guardassi il mondo da dietro gli occhi e da dietro la fronte da un punto imprecisato al centro del cranio…mah.
La mente potrà mai conoscere allora se stessa?