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Il Costrutto di Mobbing

Il termine “mobbing”, mutuato dall’etologia, è stato utilizzato da Konrad Lorenz per indicare quel comportamento aggressivo negli animali, per cui in una popolazione, un individuo della stessa specie viene espulso dalla comunità di appartenenza con dei comportamenti di allontanamento o di aggressività, perché considerato estraneo al gruppo o malato o, comunque, pericoloso. In sostanza, è un meccanismo di difesa grazie al quale un gruppo animale mantiene la sua omogeneità espellendo il “non simile” con comportamenti lesivi che possono portare dall’isolamento all’annientamento dell’individuo considerato diverso o inadeguato.
In un contesto lavorativo, gli episodi di mobbing sono atti ripetuti di violenza psicologica, ma anche fisica, attuati durante il lavoro da colleghi o supervisori contro un dipendente o, più raramente, un gruppo di dipendenti, considerato/i scomodo/i, tali da determinare il loro allontanamento dalla collettività. Le forme che questi comportamenti deplorevoli e inaccettabili possono assumere sono molteplici e comprendono minacce, umiliazioni, intimidazioni, diffusioni di maldicenze, denigrazione del lavoro svolto, assegnazione di compiti dequalificanti, emarginazione e compromissione dell’immagine sociale di fronte a superiori e clienti (Ege, 1999).
Si tratta di comportamenti non etici che portano all’isolamento sociale della vittima, che è soggetta ad un processo sistematico di stigmatizzazione e di deprivazione dei suoi diritti civili, e qualora si protraggano per anni possono portare ad un’esclusione definitiva di un individuo dal mondo del lavoro, in quanto il deterioramento psicofisico può rendere impossibile trovare una nuova occupazione (Leymann, 1986). Quindi il mobbing comprende un insieme di pratiche persecutorie, vessazioni, abusi morali perpetrati sistematicamente contro una vittima designata, che sviluppa, come reazione, gravi problemi fisici o psicologici. Di conseguenza il mobbing dovrebbe essere considerato un comportamento non etico, oppressivo e pertanto inaccettabile nell´ambiente di lavoro.
Nella tradizione della ricerca scientifica scandinava il mobbing è un fenomeno sociale scatenato da stressori sociali con effetti negativi di tipo biologico, fisico e comportamentale. Il mobbing è, quindi, uno stressore sociale acuto che provoca reazioni di stress che a loro volta possono essere uno stressore sociale per altri individui.
Un film testimone del crescente interesse per questo fenomeno è “Mi piace lavorare – Mobbing” di Francesca Comencini (2003): esso esplicita in modo immediato e semplice i passi attraverso il quale il mobbing si sviluppa, attraverso l’instaurarsi di un clima di terrore psicologico, le cui conseguenze non si limitano ad attuarsi sul posto di lavoro, ma vanno a coinvolgere ed influenzare altri aspetti della vita, quali la vita privata, la libertà, la famiglia, la salute psicofisica della vittima.
La problematica non è nuova nel mondo del lavoro, tuttavia i primi studi consistenti risalgono solo alla fine degli anni Ottanta e sono stati compiuti da Heinz Leymann, medico e psicologo tedesco, che ha sviluppato un questionario come strumento di indagine, denominato LIPT (Leymann Inventory of Psychological Terrorism) ed un modello analitico chiamato il “modello delle fasi” (Leymann, 1993).

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