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I MOI: un Ponte tra Teoria dell´Attaccamento e Psicoanalisi?

Non è possibile nascondere che la teoria dell´attaccamento attinga inequivocabilmente a concetti propri del Cognitivismo. Il concetto di sistema a feedback negativo è alla base dell´opera “Piani e strutture del comportamento” di Miller, Galanter e Pribram (1963), adottata all´unanimità nella letteratura psicologica come primo mattone su cui l´intera teorizzazione cognitivista è stata costruita negli anni successivi. A loro volta, i tre autori avevano basato le proprie teorizzazioni sui concetti di robotica di Craik, che in seguito avrebbero costituito fertile terreno a cui attingere per i teorici dell´intelligenza artificiale.
Tuttavia John Bowlby, membro della “British Psycho-Analytic Society”, era ben familiare al pensiero di Klein, Fairbairn, Winnicott e chiaramente del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Ed è proprio con questo che è possibile trovare un punto di contatto tra teoria dell´attaccamento e Psicoanalisi attraverso il ponte dei Modelli Operativi Interni. In Compendio di Psicoanalisi, la definizione di Freud del mondo interiore sembra anticipare le teorizzazioni che sarebbero state proprie di Bowlby:

«il prodotto delle nostre percezioni primarie portato alla luce dal lavoro scientifico sarà composto da una comprensione delle connessioni e relative relazioni che sono presenti nel mondo esterno, che, in qualche modo, possono essere fedelmente riprodotte o riflesse nel mondo interiore del nostro pensiero, la cui conoscenza ci rende capaci di “capire” qualcosa nel mondo esterno, per prevederlo e possibilmente per alterarlo».

E ancora, riferendosi alla funzione del mondo interiore nel guidare un comportamento particolare di un individuo, aggiunge:

«il compito costruttivo [dell´Io] consiste nell´inserirsi tra la richiesta fatta dall´istinto e l´azione che lo soddisfa: è l´attività del pensiero che, dopo aver colto il presente ed aver valutato le esperienze più precoci, tenta attraverso i significati delle azioni di cui ha esperienza di calcolare le conseguenze del corso delle azioni che si prefigge. In questo modo l´Io giunge a decidere se sia utile realizzare o ritardare il tentativo di ciò che vorrebbe raggiungere, o se sia necessario inibire completamente la richiesta dell´istinto in quanto dannosa».

Non è difficile rinvenire nel concetto bowlbiano di MOI, circa la loro funzione di griglia di lettura del mondo e la loro funzione direttiva rispetto alle decisioni che l´individuo periodicamente si trova a dover prendere, l´eco delle parole di Freud. Ciò nonostante, Fonagy ritiene fuorviante il tentativo di delineare punti comuni e differenze fra il pensiero di Freud e l´attuale Teoria dell´Attaccamento, in quanto, ogni fase teoretica freudiana presenta punti di corrispondenza e di divergenza con la Teoria , “e per chi conosce a fondo il pensiero di Freud non sarebbe difficile costruire un quadro in cui il padre della psicoanalisi potrebbe essere visto alternativamente come alleato o come ostile antagonista della teoria dell´attaccamento” (Fonagy, 2002, p. 47)

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Francesco Albanese