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Azienda e Organizzazione

Gestire la Conoscenza per Migliorare la Performance

L’economia della prima metà del Novecento è stata fortemente influenzata dal fenomeno della produzione seriale, basata sulla uniformità e ripetitività dei processi produttivi: la cosiddetta “era industriale”.
Questo è anche il periodo in cui si è consolidato il dominio dei mezzi di comunicazione di massa. La produzione industriale di informazioni stampate (quotidiani, periodici e libri), il cinema, le trasmissioni radio e, infine, la televisione. La comunicazione della prima metà del Novecento è stata dominata dalla modalità broadcasting.
Nella seconda metà del Novecento nuove realtà e fenomeni hanno interagito con i mass media: i computer, la segmentazione dei mercati, e la minore rilevanza del fenomeno delle economie di scala (che pure non sono diventate trascurabili). È nata la cosiddetta “era informatica”.
I mezzi di comunicazione di massa si sono “specializzati” evolvendosi verso forme di comunicazione mirate demograficamente: nella seconda metà del Novecento la comunicazione si è parzialmente convertita al narrowcasting.
L’attuale periodo di inizio secolo è connotato dal terziario avanzato, dalla valorizzazione dei beni immateriali e dalla globalizzazione dei mercati. La digitalizzazione e l’integrazione del computer con i media tradizionali hanno generato innovazioni quali la multimedialità, le reti telematiche e i media interattivi: è l’epoca attuale, la cosiddetta “era telematica”.
La comunicazione si evolve verso il broadcatching, una modalità di emissione-fruizione che si può definire come l’accesso selettivo e interattivo a comunicazione resa disponibile a largo spettro di diffusione.
La continuità e il cambiamento
In tempi recenti, le imprese hanno dovuto fronteggiare importanti cambiamenti di scenario e di mercato quali la globalizzazione dei mercati, la maggior rilevanza della qualità del prodotto e della componente servizio nell’offerta al cliente, la contrazione dei cicli di vita dei prodotti e la rapida proliferazione di nuove tecnologie di prodotto e di processo, che le hanno forzate a rinnovare le strategie e gli assetti organizzativi.
Le imprese si sono trovate ad operare in contesti caratterizzati da frequenti e rapidi cambiamenti. In particolare:
Øla competizione tende a spostarsi sempre più su scala globale in virtù della facilitata circolazione di informazioni, risorse umane e merci;
Øil rapido e continuo sviluppo di prodotti innovativi e di standard qualitativi sempre più elevati impone che l’impresa sappia reagire in modo altrettanto rapido e continuo alla costante evoluzione dei mercati e delle logiche competitive.
Mentre negli anni Cinquanta l’impresa operava in un ambiente sostanzialmente stabile, dagli anni Novanta ad oggi il cambiamento è diventato la norma e non è più interpretabile come un fatto episodico, dettato da eventi sporadici o determinato da libere scelte dell’impresa stessa.
Dal punto di vista produttivo, sono venuti meno i presupposti su cui si fondavano le logiche tayloriane della one best way e della job analysis, secondo le quali era possibile individuare una corretta procedura per svolgere ogni determinata operazione e la validità della soluzione sarebbe stata universale e duratura.
La logica attualmente prevalente nel contesto industriale persegue, invece, un costante adeguamento delle prassi operative alle caratteristiche del contesto in cui si opera. Ma gli effetti del cambiamento non sono limitati alla produzione, bensì sono riscontrabili anche nei processi di pianificazione strategica, di sviluppo di nuovi prodotti e nel concetto stesso di marketing.
È tutto il Sistema Impresa che viene messo in discussione, che cambia pelle. Il “valore forte” della tradizione e dell’esperienza nel perseguimento del successo si affievolisce e, in assenza di soluzioni certe ed universalmente accettabili, l’impresa deve imparare a evolversi con continuità e ad integrare in una logica sistemica tutte le variabili che possono impattare sulle sue performance. In pratica: se tutto cambia continuamente, l’unica forma di continuità è il cambiamento.




[1] Tradotto letteralmente, “diffondere (comunicazione) a largo spettro”.

Tradotto letteralmente, “diffondere (comunicazione) a utenze ristrette”.

Broadcatching è un neologismo coniato da Stewart Brand del Mit che lo ha definito come “un sistema di comunicazione in cui il trasmittente irradia un flusso di bit che trasporta una grande quantità di informazioni e il fruitore li riceve mediante un computer che li seleziona per una fruizione successiva”.

[4] Vedi G. Mazzoli (a cura di), Comunicazione e produttività industriale – Una prospettiva di rete, Franco Angeli, Milano 1996, pag. 57.

[5] Vedi P.M. Senge, La quinta disciplinaL’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo, Sperling & Kupfer, Milano 1992. Senge parla di learning organizations, di “imprese che apprendono”: imprese che sanno reagire ai problemi e agli ostacoli determinati dal cambiamento non rifacendosi unicamente all’esperienza passata, ma riconoscendo le specificità delle nuove situazioni.
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Filippo Bianchi

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