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Azienda e Organizzazione

La foto su LinkedIN

Quando insegno comunicazione efficace e approccio al mondo del lavoro, non posso prescindere dal parlare del profilo su LinkedIN, unico e solo social network ancora abbastanza orientato al business.
Sulla compilazione dei campi, sulla completezza dei dati e in generale sulla parte “tecnica” non riscontro grandi problemi, ma quando arrivo alla parte “artistica”, che per LinkedIN consta solo ed esclusivamente della propria foto, cascano tutti i miei asini.
C’è chi per pigrizia sceglie di lasciare il fantasmino, l’icona di default. A tale proposito l’esperto Luciano Cassese ci dice: “La gente vuole lavorare con te! Si proprio con TE in carne ed ossa e vuole vederti in faccia!”. In effetti col fantasmino anhttp:\\/\\/psicolab.netiamo anche quel minimo di caratterizzazione che ci è concessa da questo social network piuttosto piatto in termini di creatività, ma soprattutto la foto serve anche per vedere in anteprima una persona con la quale abbiamo ad esempio un appuntamento. Si scopre qualche altarino mettendoci la faccia? Sì. Si rischia di non essere selezionati perché brutti? Forse. Ma se non si accettano questi “rischi” che ci facciamo su LinkedIN? A cosa serve un pre-contatto su web? E’ un filtro che evita perdite di tempo. Tutto qui. Bere o affogare.
E se il pigrone di cui sopra ha già un’azienda scuotendo la testina grigia senza capelli del suo fantasmino, certe volte accetta di inserire un’immagine e ci schiaffa il logo della sua Azienda. No! Cassese è molto chiaro su questo punto. Dobbiamo metterci la faccia, la nostra. Bella o brutta che sia. Concordo.
Al pigrone non resta dunque che scegliere tra le foto che ha già, perché ovviamente di farsene una nuova non se ne parla proprio. Che sia allora professionale ci dice Alessandro Scuratti ovvero di buona qualità (risoluzione, a fuoco ecc), in primo piano, vestito in ordine e sorridere. Lui, Scuratti, non sorride molto nella sua, ma la foto è nitida, ha la cravatta, una libreria assortita alle spalle e si vede bene com’è fatto.
Osservate le Multinazionali strutturate tipo la General Electric o alcune Università come la Bocconi (basta che digitiate il nome dell’azienda e vedrete le foto dei dirigenti, manager, dipendenti); sfondo uguale per tutti, di solito un pannello marmorizzato o comunque un colore “societario”, primo piano nitido, la testa leggermente inclinata per evitare l’effetto nasone, sorrisino e via andare. Dai capelli e dall’abbigliamento, si capisce che sono stati “avvisati” della foto. Sono pettinati e ben vestiti. Di solito sono in giacca e cravatta, o tailleur per le donne, ma se proprio il look troppo standard non vi corrisponde va bene un qualunque abbigliamento basta che sia sobrio.
E ora passiamo ai narcisi, l’esatto opposto dei pigroni. I narcisi, specialmente le ragazze, mi sorprendono con foto quasi da “book”. Giochi di luce, bianco e nero artistico, spalline calate, sguardi maliardi, abbronzature alla Sandra Mondaini e capelli con pieghe improbabili. Ovviamente dipende dal tipo di “professionalità” che volete dimostrare… se è l’ambito artistico, teatrale, cinematografico o televisivo che v’interessa, serve sicuramente un’immagine d’impatto. Se invece volete sviluppare un network in altri settori professionali, sarebbe preferibile una foto più composta e più onesta.
Inoltre nella foto dovete esserci soltanto voi, deve essere recente e possibilmente lo sfondo deve essere neutro come l’abbigliamento. Si auto-escludono quindi le foto abbracciati ai fidanzati o agli amici “mozzati via”, quelle notturne, quelle col mohito in mano e lo sguardo un po’ perso, quelle delle vacanze e quelle alle cerimonie.
Così facendo, mi si dice, non rimane alcuna foto decente da inserire. Allora suggerisco di farsi fare un servizio fotografico ad hoc. “Scegliete uno sfondo omogeneo come un muro non danneggiato, vestitevi per benino e pettinatevi e fatevi scattare qualche foto con lo smartphone da un amico” dico ai miei ragazzi. Se vi fate fare trenta scatti non c’è verso che almeno una non venga di vostro gradimento. Ed ecco che spunta la tipologia carcerato.
Foto che sembrano segnaletiche! Spiaccicati contro questi muri come mai non lo sono stati, con la faccia funerea e il naso in primissimo piano. Vi giuro che: il muro è soltanto uno sfondo, non ci dovete restare attaccati tutta la vita, potete farvi fotografare anche staccati di mezzo metro e che, sorridere, non fa male!!
Infine, ma non per importanza, la foto che appare su LinkedIN è molto molto piccola. Dovete quindi cedere all’ansia e farvi ritrarre in primo piano senza indossare occhiali scuri, cappelli, sciarpe che vi coprono la bocca.
Buon click!

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Valentina Maltagliati

Autrice del libro: "Elevator Pitch” (ed. 2011 e 2020) alleno startup e spin-off ad ottimizzare la presentazione del proprio progetto per sottoporlo a potenziali investitori alleno gli aspiranti imprenditori. In questo ruolo collaboro da diversi anni con l’Incubatore Universitario Fiorentino (IUF) e con numerosi Enti che erogano percorsi di formazione imprenditoriale.