Un disegno che ritrae una coppia con figli
La domanda, in questi termini, è mal posta. Se la domanda è: “Esiste il figlio dal quale un genitore si attende di più, con il quale si sente più in sintonia e al quale risulta essere affettivamente più legato?”, la risposta è si.
Premettiamo pure che il problema, su scala globale, è ridimensionato per il semplice fatto che si fanno sempre meno figli. La media in Italia è di 1,2 figli a famiglia. Ossia, ogni 5 famiglie esistenti, una ha due figli e le altre quattro ne hanno uno solo. Ma esiste.
Un problema complesso: il figlio prediletto
E’ difficile che un genitore ammetta di preferire un figlio, perché sa di andare contro una morale universalmente condivisa. Ma non lo ammette anche perché non se ne rende conto, in quanto il problema ha una radice inconscia ed è una componente psichica da cui praticamente tutti i genitori devono difendersi. I figli, si sa da sempre, “so’ piezz’ e core..”.
I pezzi, però, a volte non sono tutti uguali!
D’altronde, è la stragrande maggioranza dei figli a testimoniarlo spontaneamente.
Occorre precisare che il problema è più complesso di quel che sembra. Facciamo un esempio: esiste il figlio che dà (si dice) “maggiori soddisfazioni”, cioè prende belli voti a scuola, è accomodante, non è un ribelle, ma non è detto che sia questo il figlio preferito da un genitore. Anzi, può accadere che sia proprio il figlio con caratteristiche opposte a elicitare sentimenti più identificativi, oltre che protettivi, da parte di una madre o di un padre. E allora, come si spiega tutto ciò?
La ricerca inglese sui figli
Ci sono fior di studi in tutto il mondo che confermano l’esistenza del fenomeno, anche se non colgono, a parere del sottoscritto, le motivazioni di fondo. Anzi, spesso si limitano solo a descriverne le conseguenze, piuttosto che le vere cause.
L’ultimo studio arrivato è una ricerca inglese, condotta su due forum specializzati (sulla carta) in maternità, su un campione di 1.000 genitori.
Secondo questa ricerca, per metà delle mamme intervistate, il preferito è il figlio più piccolo, mentre il figlio maggiore è il preferito solo per un quarto delle intervistate.
Un disegno di una ragazza che gioca con un bambino
La scoperta …. dell’acqua (calda)
A parte la non scientificità dello studio (anche per l’esiguità del campione testato), si scopre comunque l’acqua calda. Anzi si scopre soltanto l’acqua. Il vedere divulgati dati così semplicistici e scontati (che inevitabilmente fanno il giro del mondo) rattrista il ricercatore onesto.
Non c’è bisogno di scomodare gli studi del grande etologo Konrad Lorenz, per affermare che è alquanto risaputo e ovvio che, tra due o più figli, quello che attrae di più (o verso cui si tende naturalmente a dare più cura e protezione) è il più piccolo, ovvero quello in età più tenera.
La considerazione dello stesso studio, secondo la quale i più piccoli (in quanto statisticamente “preferiti”) tenderebbero ad avere un comportamento peggiore, certi di farla sempre franca, risulta altrettanto scontata e pleonastica, se (attenzione!) per “peggiore” qui s’intende viziato, coccolone, che fa capricci ecc.
Altre ricerche, ritengono i figli maggiori più legati mentalmente ai genitori, ma i minori lo sarebbero fisicamente. Anche qui ci può essere una spiegazione, ma il discorso è troppo lungo.
“Modus Percipiendi” e “Causa viventium” della mente umana
Allora come si spiega la preferenza per un determinato figlio da parte di un genitore?
Questo è un dilemma che può essere analizzato e studiato solo se si conosce il “modus percipiendi” dell’essere umano, che a sua volta è dovuto a una “causa viventium” della nostra mente, sia dal punto di vista strumentale che funzionale.
Ovvero, occorre andare alle radici delle motivazioni che sottendono ogni nostro operato e ogni nostra scelta (come ho già avuto modo di dimostrare, alla 4° Conferenza Internazionale di Singapore dell’ottobre 2019).
Il fattore Freudiano
Ci sono vari fattori che s’intrecciano, a partire da quello freudiano che prelude alla componente sessuale. Com’è noto, il padre è più attratto dalla figlia, mentre la madre è più attratto dal figlio. Ciò è vero se non convergono elementi di non eterosessualità da entrambe le parti. Ma è solo un aspetto del fenomeno.
Possono anche concorrere fattori, come la salute più caduca per uno dei figli, o altre circostanze sfortunate, per cui è necessario porgli più attenzione e premura.
Ma la componente principe del fenomeno, come si accennava, è da cercare nella nostra personale visione del mondo, ovvero in ciò che la nostra mente si attende di trovare nella vita (e quindi anche nei figli) per poi, possibilmente, cercare di capire le motivazioni che sono alla base delle nostre scelte e predilezioni.
Un ragazzo che tiene per mano un bambini
Il fattore freudiano del figlio prediletto
Premesso che il termine “scelta” è sinonimo di preferenza (scusate la banalità), ogni scelta fatta dall’essere umano ha un fondamento comune, che segue dei modelli mentali personalizzati. Tali modelli hanno una componente oggettiva (dettata cioè da ciò che è oggettivamente attraente e interessante per tutti) e una componente soggettiva, personale (dettata cioè da ciò che al soggetto stesso piace e interessa).
Qui viene la parte intrigante della teoria.
Dovendo sintetizzare al massimo, chi scrive ha appurato che LA NOSTRA MENTE VEDE LA REALTA’ A PROPRIA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, a seconda dei tratti tipici della galassia psichica femminile o di quella maschile di appartenenza. Ossia, tutta la realtà è “costruita” e plasmata da schemi mentali idealizzati che riflettono l’immagine di se stessi e le proprie forme (vedere, a tal proposito, anche gli studi del noto genetista e neurologo Allan Snyder).
Si tende dunque a favorire, in senso olistico, il figlio che più risponde a questa nostra visione narcisistica del mondo, sia caratterialmente, sia fisicamente. In termini più prettamente psichici, praticamente stiamo parlando della componente principale del cosiddetto EGO.
Ciò può spiegare anche perché scegliamo un tipo particolare di auto, di cellulare, di casa, di PARTNER (su quest’ultimo rimando il lettore ai miei due libri sull’argomento (“Perché ci innamoriamo”, Edizionilpuntodincontro.it, Vicenza, 2004 e “Il codice segreto dell’amore- L’utopia del partner ideale, Ed. Psiconline.it, 2014”).
Mi permetto di affermare che questa scoperta è rivoluzionaria per le ampie ricadute possibili in tutti i campi dell’operato e dello scibile umano.
Tuttavia, non trascuriamo il fatto che i figli vengono alla luce in momenti diversi della vita e in genere i primi figli risentono dello stress e dell’ansia dei neo-genitori, mentre i secondi vengono educati e trattati con meno paure e con maggiore esperienza.
Alla luce di tutto ciò, è importante prendere atto di eventuali preferenze e prevenire determinati comportamenti inadeguati per il normale sviluppo psicofisico dei figli, al fine di neutralizzare gli effetti negativi che i favoritismi possono scatenare, sia nel figlio prediletto che in quello negletto.
Inutile ribadire, per concludere, che ogni famiglia, ogni mamma e ogni papà sono “casi” a sé stanti.