Il momento in cui lo spermatozoo maschile feconda l’ovulo femminile il patrimonio genetico dell’uomo si fonde con quello della donna dando vita ad una nuova cellula. Questa nuova cellula è da considerarsi un nuovo uomo o è solo un grumo di cellule che deve ancora svilupparsi in un nuovo uomo?
E’ quindi indispensabile definire lo «statuto dell’embrione», perché è da allora che ha inizio il dovere del medico alla protezione del nuovo essere ed è da allora che, dal punto di vista giuridico, acquista i diritti soggettivi che tutelano la persona.
Oggi la scienza medica, introducendo nell’ambito della tecnologia riproduttiva diverse procedure innovative, ha aperto nuovi scenari di riflessione sullo statuto dell’embrione che, inevitabilmente, producono ampi dibattiti sia in campo etico che giuridico sulla questione “quando inizia la vita?”.
Al momento le nuove tecniche riproduttive consentono:
Ø eliminazione di embrioni soprannumerari deliberatamente prodotti per migliorare le probabilità di gravidanza frutto della FIVET[1];
Ø crioconservazione degli embrioni, ottenuti con le stesse procedure;
Ø diagnosi preimpianto e conseguente selezione genetica condotta al fine di evitare l’impianto in utero di embrioni recanti alterazioni genetiche;
Ø riduzione embrionale, eliminazione selettiva di uno o più embrioni in utero per ridurre la morbilità materno-fetale collegata a una gravidanza plurima;
Ø fissione gemellare, spesso confusa con la clonazione.Tale metodo consiste nel dividere, entro 14 giorni, le cellule dell’embrione in modo da ottenere due o più embrioni identici. L’embrione così ottenuto viene sottoposto a varie manipolazioni al fine di accertare l’integrità genetica del co-gemello o conservato come possibile banca di tessuti omologhi;
Ø clonazione, tecnicamente possibile anche se non ancora realizzata nell’uomo con cui si avrebbe un embrione <figlio> di una sola cellula progenitrice;
Ø ectogenesi, produzione in vitro di un essere umano indipendentemente da un contesto riproduttivo, cioè lo sviluppo completo di un feto fuori dal grembo materno. In Italia è vietato sia a fini procreativi sia di ricerca.;
Ø ibridazione, è il processo attraverso il quale si incrociano i DNA di due specie o varietà diverse.
Tutte queste tecniche riproduttive, se da un lato consentono il superamento di molti ostacoli connessi ad infertilità o a malformazioni di vario tipo per una procreazione naturale, dall’altro creano una serie di domande riguardanti il momento a partire dal quale inizia la vita del nuovo individuo, in quanto esso è il momento dal qualeinizia la titolarità dei suoi diritti.
Sul piano biologico vi sono 2 diverse linee interpretative[2]:
- La vita inizia al momento della fecondazione.
Indubbiamente è questo il momento cui si uniscono i due patrimoni genetici determinando la «novità biologica» del concepito. Prima di questo evento vi è solo una cellula materna (l’ovocita) e una paterna (lo spermatozoo). Solo con la formazione dello zigote siamo in presenza di una nuova entità vivente, non generata dalla mitosi o dalla meiosi di una preesistente cellula dello stesso individuo ma dalla fusione di due cellule provenienti da individui diversi. Il suo assetto genetico peraltro, sarà assolutamente nuovo, originale, diverso da quello di tutte le cellule del padre e della madre.
Quindi alla formazione dello zigote si forma un essere con un suo preciso genoma umano e possiede queste tre caratteristiche:[3]
Ø E’ assolutamente unico e irripetibile, cioè ogni singolo embrione non ha alcuna possibilità statistica di essere riprodotto.
Ø Ha una precisa individualità somatica, ossia è un’identità biologica che ha una sua precisa “individualità” corporea ben riscontrabile all’analisi del citogenetista che lo osserva.
Ø E’ dotato della c.d. Legge ontogenetica di sviluppo, cioè tutto quello che l’embrione da quel momento in poi sarà è lì già codificato e iscritto.
Quindi non vi sono ragionevoli dubbi sul fatto che la vita di una nuova entità biologica, distinta dal padre e dalla madre inizi al momento della fecondazione.
L’obiezione è data da: “altro è affermare quanto detto, altro sostenere che questa nuova entità abbia in sé le caratteristiche del nuovo individuo”.
In questa fase, infatti:
· E’ possibile la gemellerità. Cioè da una qualunque delle cellule risultanti dal processo di moltiplicazione che in questo embrione si innesca può derivare un intero individuo, dato che tali cellule sono <totipotenti>, cioè non ancora specializzate nella differenziazione di un tessuto. Quindi non si può dire con certezza che si tratti di un individuo perché potrebbero essere di più.
· E’ possibile la «mola vescicolare». Si tratta di una particolare patologia della gravidanza che consiste nella penetrazione all’interno dell’ovocita di uno spermatozoo anomalo. Di fatto non si instaura una vera e propria gravidanza ma una patologia di tipo tumorale. Quindi non è detto che dall’unione di ovulo e spermatozoo derivi una vita umana.
· E’ possibile che l’embrione non si impianti. Anzi tale evenienza è quella più frequente dato che circa il 70% dei concepimenti non esita in impianto ma in aborto precoce.
- La «tesi del 14°giorno»
L’inizio della vita umana viene collocata in un momento seguente la fecondazione, e precisamente nel momento in cui:
- viene definitivamente persa la totipotenza delle cellule embrionali (e quindi la gemellarità diventa impossibile);
- l’embrione si impianta nell’utero (non rientrando più in quel 70% per certo di perdite precoci);
- compare la stria primitiva che costituisce il vero inizio della differenziazione tissutale e organica.
Questo processo avviene tra il 5° e il 7° giorno dalla fecondazione e si completa al 14° giorno.
La «tesi del 14° giorno» comparve per la prima volta in Inghilterra con il famoso «rapporto Warnock», relazione elaborata nel 1984 dalla Commitee of inquiry into human fertilization and embryology istituita dal governo britannico nel 1982 e presieduta dalla filosofa dell’Università di Oxford Mary Warnock. La Commissione era stata creata allo scopo di valutare i recenti sviluppi delle scienze relative alla riproduzione umana fornendo al tempo stesso linee-guida e raccomandazioni a riguardo; questa tesi è stata poi sostenuta in modo pressoché unanime dal pensiero «laicista» ed è oggi quella più rappresentata nella maggior parte di legislazioni mondiali.
La tesi non regge a una rigorosa analisi.
Infatti:
- La «novità» esistenziale dell’embrione non è intaccata dal gemello che inaugura una nuova individualità senza eliminare quella da cui proviene. Siamo di fronte cioè, a una forma di riproduzione agamica, simile a quella che si verifica in alcune specie animali mediante la gemmazione o analoghe tipologie. All’origine di questo essere umano quindi, non vi sarebbe l’unione tra ovocita e spermatozoo ma l’embrione da cui si scinde.
- La patologia comunemente nota come «gemelli siamesi» è dovuta a una particolare forma di scissione dell’embrione incompleta per cui i due embrioni rimangono «attaccati» in una delle parti dei loro rispettivi corpi. Tale evento si verifica dopo la formazione della stria primitiva, cioè dopo il 14° giorno. Per cui anche questa data non sarebbe dirimente e l’argomentazione inerente la gemellarità diventerebbe discutibile.
- In ogni caso occorre differenziare il concetto di identità da quello di individualità. Mentre il primo risponde alla domanda «che cos’軕 il secondo definisce «quanti sono». Pertanto non dovrebbe esservi alcuna difficoltà a identificare l’embrione anche se non si è del tutto in grado di individuarlo in modo definitivamente unitario, cioè si dovrebbe poter riconoscere la sua natura umana anche se potenzialmente si tratta di più di un individuo.
- Oltretutto anche ammettendo una possibile individualizzazione ritardata rispetto al concepimento, questo non significa che in quella data non vi sia «niente». Intendo dire che la potenziale presenza di molti individui non significa che non ve ne sia nessuno: in atto almeno uno, in potenza di più.
Attualmente in Italia il pensiero maggioritario, compresa la riflessione bioetica cristiana-cattolica, è orientato su posizioni secondo cui l’embrione è vita umana.
Questo pensiero è stato accolto nel nostro sistema giuridico ed è stato codificato nella Legge 19 febbraio 2004 n. 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” , in cui, tra i 18 articoli che compongono il testo di legge, gli artt. 13 e 14 del capo IV dettano precise disposizioni riguardanti le “Misure di tutela dell’embrione”. In particolare il comma 1 dell’articolo 13 che recita: “È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano” e il comma 2 che recita: “La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative”, anche se non dicono esplicitamente che l’embrione è vita umana, è chiaramente deducibile dal fatto che è vietata qualsiasi manipolazione dell’embrione, forma iniziale di vita umana.
La tecnica fu sviluppata nel Regno Unito da Patrick Steptoe e Robert Edwards. Il primo essere umano nato da questa tecnica fu Louise Brown nata a Londra il 25 luglio 1978.
Gli aspetti etici sono tuttora parte fondante della ricerca di un altro padre di questa tecnica, il dottor Jacques Testart, che nel 1982 in Francia condusse il concepimento di Amandine