“Eh, voi siete ammalato d’amor proprio, Malvolio, ed assaggiate tutti i cibi con appetito guasto. Basta essere un poco generosi, indulgenti e di libere vedute per valutare tutte quelle cose che per voi sono palle da cannone per nient’altro che frecce da uccelletti”.
Shakespeare, La dodicesima notte, atto I, secena V
Molte persone che conosciamo sono “ammalate d’amor proprio”, come il Malvolio shakesperiano, ma alcuni lo sono più di altri, fino a diventare campioni di psicopatologia. Uno di quelli l’ho per caso incontrato su Facebook.
Facebook è un grosso contenitore nel quale è possibile trovare una miriade di personaggi dai cui post emergono tratti del carattere che, pur non sostituendo quello che una conoscenza diretta potrebbe evidenziare, lasciano trasparire anche elementi di psicopatologia altrimenti de visu mascherati.
Scritti e fotografie sono densi di un significato che il formale colloquio non sempre riesce a rendere apprezzabili. È il caso di questa persona, che chiamerò Carlo, usando per lui un nome di fanttasia.
Carlo
Si tratta di un uomo di circa 62 anni, laureato, in passato per un periodo redattore in un giornale, che attualmente lavora solo per se stesso, dedicandosi a studi e ricerche di genealogia e coltivando i suoi campi. Vive solo, senza alcun legame sentimentale, nel culto della propria genealogia e del proprio titolo nobiliare.
Afferma di conoscere perfettamente ogni tipo di erbe commestibili, di cui sembra quasi esclusivamente nutrirsi, aborrendo ogni altro discorso che possa avere riferimento al cibo, considerato argomento non adatto a chi ha nobile lignaggio.
Afferma di odiare la filosofia e di essere ignorante in fatto di matematica, fisica, astronomia e chimica. Disprezza latinisti e grecisti. Esalta l’infallibilità del papa, pur disprezzando alcuni papi prima dell’attuale, e si professa monarchico.
Il suo mondo sembra racchiuso entro la sfera locale della sua provincia, senza alcun riferimento a viaggi e soggiorni in luoghi diversi dal suo paese.
Carlo è ospite settimanale di una rubrica di attualità e costume, trasmessa da una televisione locale, in cui lo si può notare, sempre seduto in una sedia di fronte al conduttore che sta in piedi, esprimendosi con un eloquio lento, senza alcun colore, costantemente tenuto su toni bassi, monotono come se nulla potesse farlo reagire per rivelare una profondità del sentire.
Unica reazione osservata è stata quando il conduttore lo ha chiamato “buon Carlo”, cui lui ha prontamente obiettato di non esser buono ma “cattivo”.
Veste sempre lo stesso abito scuro, di foggia piuttosto antiquata, cambiando solo la tinta della cravatta.
Ha creato su Facebook due diversi profili.
In uno, in cui compare con il doppio cognome paterno e materno, accetta le richieste di amicizia che gli vengono eventualmente proposte, mentre nell’altro, con il suo solo cognome anagrafico, è lui che chiede l’amicizia, e non è possibile accedere alla sua lista di amici, che tiene segreta.
Su entrambi i profili pubblica giornalmente gli stessi post.
In tutti vengono fatti riferimenti alla propria famiglia, in particolare ad antenati dei secoli scorsi, con ruoli di prestigio intorno alla monarchia o alla chiesa, ed ai loro possedimenti.
Vengono inserite fotografie degli interni della casa padronale in cui Carlo appare più volte in piedi davanti ai libri della biblioteca o seduto su poltrone e divani in cui predomina il colore rosso e l’oro.
Durante il periodo natalizio si sono ripetute fotografie di alberi di Natale riccamente decorati, anche qui con predominio del colore rosso, e diversi presepi in cui compariva una molteplicità di personaggi e di ninnoli di vario tipo presumibilmente risalenti all’infanzia.
Nei brevi racconti contenuti nei post, in cui non mancano mai riferimenti a vicende familiari dei suoi avi, un ruolo primario è riservato alla madre e alla zia, che Carlo ha affermato di avere curato per anni.
Idealizzata è stata la figura della nonna materna, descritta come una sorta di eroina morta di dolore, appena ricevuta la notizia della morte del proprio padre, e sepolta con lui come protagonista di un romanzo dai toni romantici.
Ogni riferimento viene comunque fatto risalire pressoché esclusivamente alla famiglia materna. Poco o nulla si sa di quella paterna ed in particolare del padre, del quale non viene fatto alcun cenno.
La pacatezza del parlare del nostro personaggio contrasta con le invettive lanciate contro i falsi nobili, usurpatori di titoli che dice mercanteggiati da nobili veri che conferiscono titoli nobiliari per sanare finanze disastrate.
È ossessivo l’attacco verso costoro, ripetuto almeno settimanalmente in un altro profilo Facebook gestito pressoché in modo esclusivo da Carlo, che sottoscrive con i suoi due cognomi ogni post.
Ogni volta che Carlo inserisce un post, quasi immediatamente compare una serie di like, in genere una ventina, da parte delle stesse persone, prevalentemente donne, che aggiungono complimenti e abbondanti esclamazioni di assenso, qualunque sia l’argomento, commenti a cui lui non manca di apporre uno o due suoi like.
Una sola persona ha interagito in modo più approfondito con Carlo, inserendo commenti più articolati e riferimenti letterari , citazioni e riflessioni , non mancando anche di riportare esperienze personali inerenti agli argomenti trattati, sempre in un tono mai polemico, solitamente di condivisione delle opinioni espresse.
A questa persona Carlo ha chiesto l’amicizia, annoverandola nel numero degli amici da lui scelti, ed i suoi interventi sono sempre stati graditi e corredati di like da parte di Carlo stesso, anche sui post inseriti da questa persona sul proprio profilo, fino ad un certo giorno.
Di fronte ad un argomento di attualità politica in cui Carlo è intervenuto tralasciando il suo modo pacato di rispondere ed infervorandosi in trasmissione dando una propria del tutto personale , e discutibile, lettura dei fatti trattati, inveendo contro chi non condivideva le sue opinioni e accusandolo anche di razzismo, la persona che fino ad allora non aveva mancato di commentare con interesse ogni argomento, preferì astenersi dall’intervenire in una questione che assumeva toni e contenuti molto opinabili.
L’argomento è stato ripreso il giorno dopo su Facebook, con un riassunto della trasmissione fatto da Carlo, seguito da altre invettive contro chi non la pensava nello stesso modo e che veniva da allora bandito da ogni tentativo di avvicinamento.
“ Lontano da me, voi. Viva la libertà!”. Una visione del tutto personale ed esclusiva della libertà.
Un ultimo post era una invettiva intitolata “Odio il pianoforte”, che conteneva un violento attacco contro il povero strumento, seguito da un proprio compiaciuto vantarsi di non conoscere una nota.
Il tutto non poteva che essere diretto contro quella stessa persona prima apprezzata, e che amante della musica e pianista si era sempre dichiarata. Nel giro di un giorno tutti i profili di Carlo sono stati cancellati.