Al di là dei costi aziendali, l’aspetto più preoccupante e più grave di questo fenomeno riguarda lo stato di salute del mobbizzato che, a nostro avviso, dovrebbe rimanere obiettivo centrale di ogni attenzione di ricerca. Di fronte ad una situazione stressante, l’organismo reagisce mettendosi in uno stato di allerta che provoca una produzione anomala di sostanze ormonali, una depressione del sistema immunitario e una modifica dei neurotrasmettitori cerebrali. Se all’inizio tutte queste modificazioni corporee fanno parte di un fenomeno di adattamento che permette alla vittima della pressione psicologica di far fronte all’ “aggressione”, se la situazione si protrae o si ripete a intervalli ravvicinati, la capacità di adattamento del soggetto cala e gradualmente si esaurisce, i sistemi neuroendocrini rimangono attivi e la presenza di ormoni dell’adattamento provoca disturbi che possono diventare cronici. I disturbi che ne derivano si manifestano a tre livelli:
1. emozionale: ampia variabilità dell’umore, irritabilità, aggressività, nervosismo, ipersensibilità, ansia, depressione, attacchi di rabbia improvvisi, attacchi di panico, disturbi neurovegetativi, disforici e/o cognitivi, tendenza ad evitare attività o situazioni che possono ricordare il trauma, facilità di pianto, problemi della memoria e nella capacità di associare concetti, un cambiamento radicale nel modo di reagire alle situazioni. Nei casi in cui la situazione si protragga per molti mesi o anni, si verificano casi di perdita della progettualità, cioè l’incapacità di proiettarsi nel futuro (Resch, 1994).
2. Psicosomatico: palpitazioni, sensazioni di oppressione, di affanno, di stanchezza, disturbi del sonno. A ciò si aggiunge una serie di alterazioni del corpo molto soggettive, come mal di testa, dolori addominali e disturbi digestivi, sensazioni di nausea e vomito prima di andare a lavorare. Questi disturbi causano un calo delle difese immunitarie e una conseguente tendenza ad ammalarsi, che favoriscono l’insorgere di malattie gravi, come il tumore.
3. Comportamentale: aumento del fumo, problemi legati all’abuso di sostanze stupefacenti o alcool, perdita dell’appetito oppure fame smodata, perdita di qualsiasi interesse e chiusura progressiva nei confronti dell’esterno, che porta a un isolamento anche all’interno della famiglia (Resch, 1994).