Al giorno d’oggi il termine turista sembra quasi dispregiativo, anche a causa della classica ed abusata dicotomia fra viaggiatori e turisti. Il termine deriva dal verbo arcaico francese ‘torner’, che implica un movimento circolare. Da qui ‘tour’ percorso, e il ‘Grand Tour’ era appunto l’insieme delle esperienze che vivevano i viaggiatori dell’ottocento, e prima ancora i nobili inglesi che nel secolo precedente, partendo da Londra, raggiungevano Napoli, attraversando mezza Europa. Un viaggio circolare quindi, che prevedeva una partenza ed un ritorno, come poi la stragrande maggioranza dei viaggi che ancora oggi compiamo. La differenziazione un po’ spocchiosa fra (noi) viaggiatori, rispettosi dell’ambiente e delle culture (altre) che ricerchiamo un contatto con le persone che incontriamo, e i turisti (gli altri) che si abboffano di lasagne nell’Africa subsahariana, sinceramente fa un po’ ridere e la pretesa superiorità culturale (nostra) si infrange davanti al primo mercatino etnico. In un certo senso siamo tutti turisti: a volte capiamo, a volte no, facciamo cose giuste e cose sbagliate, usiamo la macchina fotografica o il registratore a sproposito.
“C´è solo una cosa peggiore del viaggiare, ed è il non viaggiare affatto”, lo diceva già Oscar Wilde.
Ma cos’è il turismo?
Nella definizione più semplice “il movimento temporaneo di persone in luoghi diversi da dove lavorano e risiedono”. Si può poi evidenziare il fattore economico, o quello sociale o quello tecnico.
Il WTO (World Tourism Organization) fornisce forse quella più completa:
“Turista è chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la sua residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno del paese visitato. In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per: svago, riposo e vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari e professionali, per motivi di salute, religiosi/pellegrinaggio e altro”.
Risulta chiaro dalla definizione l’importanza dello scopo, cioè la motivazione, lo stato d’animo col quale il soggetto affronta sia il viaggio che le spese. Così, la scelta del soggetto di viaggiare e spendere lontano da casa deve essere una scelta libera, volontaria.