La dimensione soggettiva e in particolare i processi cognitivi degli individui sono considerati gli elementi che danno senso alla cultura e a qualsiasi realtà esterna secondo il pensiero di Karl Weick.
Questo autore, uno dei più importanti del pensiero organizzativo contemporaneo, sostenne, nel 1976, che la realtà è priva di senso se la consideriamo a prescindere dal significato che gli individui le attribuiscono.
La modalità attraverso la quale assegniamo un senso a tutto ciò che viviamo venne chiamata da Weick sensemaking, un processo che consiste nel conferire un ordine logico all’insieme caotico di informazioni che riceviamo dall’esterno, strutturando tutti gli elementi all’interno di mappe cognitive che predispongono il nostro comportamento futuro e possono, allo stesso tempo, essere influenzate da ciò che, in un secondo momento, si presenta alla nostra attenzione.
I processi di creazione di senso, secondo Weick, coincidono con i processi di organizzazione, detti organizing, creare senso e organizzare sono la stessa, non c’è distinzione tra questi due atti, nonostante attengano uno al piano mentale e l’altro al piano pratico.
Weick considerò, inoltre, un altro fattore: la possibilità che individui dotati di un particolare potere possano dare una lettura della realtà che poi viene proposta ad altre persone e da queste condivisa. In pratica, l’autore sostenne che la condivisione di una stessa modalità di lettura della realtà organizzativa può dipendere dalla presenza di stili di leadership sufficientemente autorevoli da poter fornire ai soggetti mappe cognitive specifiche e ambienti conformi alle mappe proposte.
Questa affermazione ci porta ad un argomento molto importante e dibattuto, quello dell’influenza della leadership sulla definizione e sulla modalità di percezione del clima organizzativo.
Nel novero dei numerosi autori che hanno evidenziato i rapporti tra il clima organizzativo e la leadership, Weick fa parte di quel filone di studiosi che non ha tuttavia dimenticato l’irriducibile specificità di ogni singolo individuo e quindi l’inevitabile complessità e pluralità delle attribuzioni di significato. Proprio come sono molteplici le modalità di sensemaking, così esiste pluralità nelle modalità di percezione del sistema organizzativo all’interno del quale viviamo.
Questa ammissione di molteplicità ci riporta al concetto di clima, considerato plurale proprio perché sottoposto all’influenza di numerosi fattori e condivisibile solo nella misura in cui le modalità percettive ed i vissuti dei singoli attori organizzativi possano presentare degli aspetti comuni.