Dimasi Alessandra
TNPEE, Dott.ssa in psicologia clinica, tutor Adhd, Terapista ABA, Terapista Early Start Denver Model, Master in neuropsicologia, Responsabile Centro di riabilitazione Alemaride
Abstract
L’impatto delle restrizioni sociali e intersoggettive vissute in epoca Covid-19, iniziata in Italia a Marzo 2020, ha colpito in maniera inesorabile soprattutto i più piccoli.
Molteplici studi si sono concentrati sulla stima dei danni psicologici riportati da bambini e adolescenti, molti altri sull’impatto negativo dello sviluppo socio-comunicativo in bambini di età inferiore ai 6 anni. La società italiana di pediatria (SIP) ha stimato che in almeno 9 milioni circa di bambini, il 64% ha mostrato irrequietezza, irritabilità protratte nel tempo, disturbi del sonno e disagio socio-relazionale (Asbury et al., 2020; IRCCS Medea, 2020; Toseeb et al., 2020). Un ulteriore importante contributo alla ricerca in tale ambito viene riportato da uno studio condotto negli Stati Uniti (Deoni et al., 2022) e riportato da Melinda Wenner Moyer “Generazione Covid: la pandemia sta influenzando il cervello dei bambini?”. Dove i punteggi ottenuti dai test di sviluppo globale su un campione di 600 bambini, sono apparsi in calo nel 2020-2021. Il grande afflusso di bambini in epoca precoce (< 4 anni) nei reparti di Neuropsichiatria Infantile negli ultimi tempi, così come evidenziato dalla SINPIA, è un’emergenza che non può essere sottovalutata: appare necessario – se non obbligatorio – creare una rete interattiva tra i professionisti del settore, le strutture didattiche ed educative e le famiglie al fine di divulgare possibili misure contenitive di tale fenomeno. Da tale necessità nasce la ricerca che mi sono proposta di eseguire, in collaborazione con l’Università degli studi Unicusano, come progetto per la tesi di Laurea Magistrale in psicologia clinica e della riabilitazione, dove vengono coinvolti 53 bambini nati nell’anno 2019, i quali in epoca lockdown, avevano un età compresa tra 36/48 mesi, epoca cruciale per lo sviluppo delle competenze socio-relazionali, lo scopo è quello di indagare lo sviluppo delle abilità socio-conversazionali preverbali e verbali, al fine di evidenziare eventuali aree focus potenzialmente fragili o deficitarie e proporre delle griglie di stimolazione specifica da utilizzare negli ambienti di vita quotidiani dei bambini, renderle quindi disponibili e fruibili gratuitamente ai caregiver e agli educatori.
Parole chiave
TNPEE, disturbi del neurosviluppo, fase precoce, Covid-19, griglie di stimolazione ambientale.
Abstract
The impact of the social and inter-subjective restrictions experienced during the Covid-19 era, which began in Italy in March 2020, has inevitably affected the youngest children in particular.
Several studies have focused on estimating the psychological damage reported by children and adolescents, many others on the negative impact on socio-communicative development in children under the age of 6. The Italian Society of Paediatrics (Società Italiana Pediatri-SIP) has estimated that of at least about 9 million children, 64% showed restlessness, persistent irritability, sleep disturbance and socio-relational distress (Asbury et al., 2020; IRCCS Medea, 2020; Toseeb et al., 2020). Another important contribution to research in this area comes from a study conducted in the United States (Deoni et al., 2022) and reported by Melinda Wenner Moyer ‘Generation Covid: Is the Pandemic Affecting Children’s Brains?
In 2020-2021, the global developmental test scores of a sample of 600 children appeared to be in decline. The recent large influx of children at an early age (< 4 years) into child neuropsychiatry units, as highlighted by SINPIA, is an emergency that cannot be underestimated: it seems necessary, if not obligatory, to create an interactive network between professionals in the sector, teaching and educational institutions and families, in order to disseminate possible measures to limit this phenomenon. This need gave rise to the research I proposed to carry out, in collaboration with the Unicusano University, as a project for my Master’s thesis in Clinical and Rehabilitation Psychology, involving 53 children born in 2019 and aged between 36/48 months during the lockdown period, a crucial period for the development of socio-relational skills, The aim is to study the development of pre-verbal and verbal socio-relational skills in order to highlight any potentially fragile or deficient areas of focus and to propose specific stimulation grids to be used in the children’s daily living environment, thus making them available and usable free of charge to caregivers and educators.
Introduzione
Lo studio effettuato ha analizzato gli effetti negativi, causati dalle restrizioni sociali dovute alla pandemia da Covid-19 iniziata in Italia a Marzo 2020, in ambito socio-comunicativo, soprattutto per i nati nel 2019.
Tali restrizioni (uso sociale di mascherine con copertura della mimica oro-facciale, lock – down obbligatorio con relativa assenza di contatti sociali), hanno rappresentato stimoli ambientali avversi, non facilitanti lo sviluppo e l’emergenza di abilità pro-sociali soprattutto nei bambini collocati nella fascia di età compresa fra 18-48 mesi.
Attraverso la somministrazione di questionari standardizzati sullo sviluppo delle abilità pre-verbali e verbali ci si propone di rilevare l’entità di tale influenza negativa all’interno dello sviluppo evolutivo globale e poter in seguito definire un protocollo di stimolazione ambientale neurolinguistica ad alta frequenza d’uso, utilizzabile nei contesti sociali routinari (famiglia, scuola e luoghi di ricreazione) al fine di divulgare un valido supporto di potenziamento globale e favorire nuove metodologie didattiche prosociali. Un ulteriore importante contributo alla ricerca in tale ambito viene riportato da uno studio condotto negli Stati Uniti (Deoni et al., 2022) dove i ricercatori hanno testato le capacità cognitive di oltre 600 bambini di età compresa tra 3 mesi e 3 anni, inclusi 39 bambini nati durante la pandemia.
I punteggi ottenuti nei test per valutare i primi apprendimenti (prime abilità motorie, linguaggio, abilità cognitive) sono apparsi in calo nel 2020 e 2021 come risulta dal grafico tratto proprio dallo studio (Wenner Moyer, 2022).
FIGURA 1.
Da tali dati così allarmanti, appare chiara l’urgenza di arginare tale fenomeno, ricorrendo ad adeguate stimolazioni neurolinguistiche nei vari ambiti di vita dei bambini, formando una rete interattiva tra i professionisti del settore, le famiglie e le scuole territoriali.
La mia ricerca ha coinvolto 53 bambini nati nell’anno 2019, esaminati indirettamente attraverso la somministrazione di due questionari cartacei standardizzati.
La compilazione è stata effettuata da parte dei caregiver di riferimento.
Lo scopo è stato quello di indagare lo sviluppo delle abilità socio-conversazionali preverbali e verbali nella fascia d’età compresa tra 36 mesi e 48 mesi; al fine di evidenziare eventuali aree focus potenzialmente fragili e meritevoli di stimolazioni mirate; con l’obiettivo di creare un protocollo, stilato in base ai risultati ottenuti, di stimolazione neurolinguistica specifica, da divulgare a supporto delle famiglie e degli educatori.
DESCRIZIONE DEI QUESTIONARI UTILIZZATI NELLA RICERCA-AZIONE
Uno dei due questionari utilizzati per la mia indagine è stato l’ASCB (abilità socio-conversazionali del bambino) edizione Franco Angeli. Tale strumento rende partecipi i genitori che sono chiamati a rispondere a 25 quesiti in totale, relativi allo stato di “assertività” e di “responsività” dei loro bambini. Il questionario è suddiviso in due sezioni: Istruzioni per lo svolgimento – un totale di 25 domande random per la valutazione dell’Assertività/Responsività; Schede operative utili alla stesura del profilo.
Per quanto riguarda la scala relativa ai quesiti che vanno ad indagare il profilo di Assertività, essa contiene 15 domande ripartite in 3 sotto-scale:
- Fare domande (FD);
- Fare richieste (FR);
- Fare proposte (FP).
L’importanza viene attribuita alle modalità di iniziativa sociale ed intersoggettiva che il bambino possiede o meno, che possono essere esibite sia in modalità verbale che gestuale.
In linea generale, si vuole indagare quanto e se un bambino è interessato all’ambiente circostante in cui è inserito, se è in grado di porre domande all’interlocutore, se riesce ad attivarsi in relazione agli stimoli pertinenti presenti intorno a lui, inoltre si va a valutare il grado di attenzione condivisa e la capacità di influenzare il comportamento altrui per ottenere qualcosa.
Un ulteriore elemento di fondamentale importanza è rappresentato dal livello di condivisione socio-interattiva raggiunto (es. scambio comunicativo per cambiare attività, o al contrario per proseguire quella in atto). Difatti, l’egocentrismo del bambino, che si procura un gioco da solo oppure cambia attività senza intenzione comunicativa verso l’interlocutore, non viene etichettato come funzionale alla relazione.
Per quanto concerne, invece, la scala relativa alla Responsività, è composta da 10 item, sempre suddivisi in 3 sotto scale:
- Rispondere a domande (RD);
- Rispondere a richieste (RR);
- Mantenere la contingenza (MC).
In questo caso, l’importanza viene attribuita alla capacità del bambino di percepire lo stimolo linguistico fornito (attenzione uditiva e visiva al linguaggio dell’altro) e di comprenderne il significato, eseguendo l’azione richiesta (esecuzione prassico-linguistica). Il nucleo centrale dello scambio interattivo è l’adulto, che deve modulare le richieste rispettando i tempi e i modi del bambino e favorendo la condivisione della conversazione, della contingenza e delle regole di scambio, promuovendo ulteriori elaborazioni di senso.
L’analisi comportamentale delle modalità socio-conversazionali del proprio bambino, in contesti ambientali di routine, permette non solo al clinico di rilevare indirettamente un profilo di sviluppo abbastanza dettagliato, ma anche al genitore di prendere consapevolezza delle modalità comunicative soggettive del figlio.
L’analisi qualitativa e quantitativa delle abilità conversazionali, verbali e non, permette di individuare i punti di forza e quelli di deficit utili a definire un intervento mirato e specifico.
Il questionario ASCB permette di rilevare la frequenza di un comportamento indagato assegnando ad esso il valore numerico che va da 1=mai a 5=sempre.
Il clinico utilizzerà la scheda operativa utile all’elaborazione dei dati, presente alla fine del questionario.
La valutazione quantitativa fornisce una misura delle abilità esibite dal bambino sia di assertività che di responsività.
Si potrà così ottenere:
- Il punteggio totale, che viene raggiunto dalla somma dei punteggi parziali ottenuti nelle tre sottoscale di entrambi i domini (Assertività /Responsività);
- Un punteggio medio raggiunto considerando il punteggio totale della scala presa in esame diviso il numero dei quesiti (15 per la scala Assertività,10 per quella Responsività).
Potremo così ottenere la stima di un primo livello di sviluppo, che ci permette di definire se il bambino possiede delle abilità ben sviluppate, se invece sono poco evolute o emergenti, oppure se appaiono assenti.
Si potrà inoltre qualificare; in base ai dati ottenuti, un bambino come:
- Conversatore attivo: abilità socio-comunicative ben bilanciate, rispetto della reciprocità conversazionale a prescindere dal livello di sviluppo verbale.
- Conversatore passivo: abilità poco sviluppate /emergenti o poco utilizzate, scarso bilanciamento socio-comunicativo a favore di una maggiore responsività, inibizione socio-comunicativa.
- Conversatore inattivo: abilità assenti/utilizzo sporadico, atti bilanciati ma poveri, isolamento espressivo.
- “Verbale non comunicatore”: abilità poco bilanciate a favore di atti assertivi, scarsa contingenza al contesto e quasi assente attenzione linguistica.
Tale modalità valutativa di tipo indiretto, permette di stilare un profilo di sviluppo ricavato dalle interazioni routinarie che il bambino mette in atto nel suo ambiente familiare, dando l’opportunità al clinico di stilare degli obiettivi condivisi con i caregiver di riferimento, promuovendo un approccio condiviso sia del livello di sviluppo raggiunto sia delle stimolazioni più opportune da attuare sistematicamente nelle attività quotidiane.
FIGURA 2.
FIGURA 3.
Il secondo questionario utilizzato ai fini della ricerca è “Il Primo Vocabolario del Bambino” (adattamento italiano del MacArthur-Bates Communicative Development Inventory-MB-CDI), un questionario per i genitori di bambini fra 8 e 36 mesi. Divulgato in Italia già da parecchi anni, è utilizzato sia nella ricerca sia nella clinica per lo studio e per la valutazione delle abilità di comunicazione e di produzione verbale, in bambini con sviluppo sia tipico che atipico.
Il questionario è costituito da due schede compilabili:
- “Gesti e parole” (8/24 mesi);
- “Parole e frasi” (18/36 mesi).
Entrambe le schede si possono trovare nelle forme più lunghe, ossia quelle complete, oppure quelle più corte, ovvero le forme brevi.
In questo caso ho utilizzato le forme brevi, come screening precoce, di entrambe le parti.
Nello specifico, la parte “Gesti e Parole” vuole evidenziare l’intenzionalità comunicativa, l’utilizzo di gesti e azioni, il gioco di finzione e la capacità di comprensione verbale e produzione linguistica.
La scheda “Parole e Frasi” vuole rilevare il repertorio dei vocaboli posseduti, l’emergenza della struttura frastica via via più complessa.
Per quanto riguarda la Forma Breve, relativa a “Gesti e parole”, comprende tre sezioni:
- “Lista di parole” (100 items di categorie semantiche);
- “Azioni e Gesti” (18 item);
- “Comportamenti” (18 item).
Attraverso questa prima parte, è stato possibile indagare nel nostro campione di riferimento, i primi gesti con funzione comunicativa, le loro azioni sugli oggetti (funzionali/simboliche), l’imitazione gestuale e verbale, la comprensione semantica (etichetta verbale), l’uso combinato gesto/parola e l’emergenza della capacità fono-articolatoria.
La forma breve “Parole e Frasi” è divisa in quattro parti:
- Lista di parole (100 items);
- Indagare la lunghezza della frase (se presente);
- Indagare la “Complessità” (12 coppie di frasi);
- Indagare i “Comportamenti” (attenzione al linguaggio, comprensione contestuale, imitazione, gioco di finzione).
Attraverso la raccolta dati relativa al nostro campione di riferimento, dalla somministrazione di questi item abbiamo rilevato: la complessità del vocabolario posseduto, la lunghezza dell’enunciato raggiunta, l’utilizzo ai fini comunicativi dei gesti rappresentativi, le capacità di gioco simbolico strutturato, la comprensione prassico-esecutiva e la comprensibilità delle produzioni verbali.
In questa area si ha l’opportunità di indagare la comprensione linguistica sia relativa al contesto che decontestualizzata, in che modo i bambini usano la sintassi e la loro capacità di combinare le parole conosciute e la lunghezza media dell’enunciato posseduto.
I punteggi raggiunti da ogni singolo bambino possono essere confrontati con il campione di riferimento di bambini di pari età cronologica e di sviluppo, per capire se presenta competenze adeguate o inferiori alla sua età. Vengono poi riportati i valori percentili, che permettono di visionare come il bambino si collochi rispetto ai valori di riferimento. Ricordando che il 50° percentile rappresenta la mediana, mentre gli altri valori si collocano al di sotto o al di sopra di questo dato valore.
Per la scheda “Gesti e Parole” troviamo la stesura dei percentili per:
- “Comprensione globale”;
- “Lessico Vocale”;
- “Lista di parole”;
- “Azioni e gesti”.
Per la scheda “Parole e Frasi” troviamo i percentili di:
- “Lista di parole”;
- “Come usano la grammatica”;
- “Come usano le frasi”.
L’età di acquisizione per un determinato comportamento, nella letteratura scientifica, viene evidenziata quando almeno l’85%-90% dei bambini studiati la possiede.
Potremo attribuire ai bambini esaminati, un’Età di Sviluppo Lessicale (EL) o anche un Quoziente di Sviluppo Lessicale (QL), oppure un’età di Sviluppo di Azioni e Gesti (E-AG) o ugualmente un Quoziente (Q-AG).
Nel panorama scientifico internazionale è aperta la disputa che interessa quale percentile (5° – 10°), sia maggiormente indicato da usare come soglia per indicare situazioni a rischio DPL.
Facendo riferimento ai questionari sopra citati, verrà utilizzato il riferimento del 5° percentile per evidenziare situazioni a rischio, vista la precocità della fascia considerata e le grandi modificazioni e variabilità che si riscontrano in fase evolutiva.
Di seguito sono riportate le schede Gesti e parole – Parole e frasi.
FIGURA 4.
Analisi dei risultati e presentazione protocolli di stimolazione ambientale.
Dalla valutazione, effettuata con metodo quantitativo, emersa all’interno delle nostre schede operative, riportando i singoli punteggi ottenuti dai bambini del nostro campione, abbiamo potuto stilare un primo indice di sviluppo comunicativo.
I punteggi totali ottenuti, nelle due scale (Assertività/Responsività) singolarmente, sono stati poi convertiti in punteggi medi relativamente ad ogni scala (dividendo il punteggio globale per il numero totale di domande: 15 per la dimensione di Assertività, 10 per quella di Responsività).
Già da una prima stesura iniziale, abbiamo potuto evidenziare l’emergenza di punteggi totali maggiori relativi alla scala di Assertività rispetto a quella di Responsività, tale dato ci ha lasciati inizialmente perplessi, andando contro le nostre iniziali previsioni sommarie.
I punteggi medi dunque, confermano questa prima discrepanza, nel nostro campione di riferimento, dove la maggioranza dei bambini presi in esame risulta carente nell’area della Responsività a vantaggio di quella Assertiva.
Facendo ulteriore chiarezza su ciò che concerne le due dimensioni ampiamente indagate finora, possiamo dire che entrambe fungono da prerequisiti essenziali dello sviluppo pragmatico della competenza linguistica: entrambe rappresentano dei catalizzatori sociali, esibiti con modalità estremamente variabile e mista (gestuale/verbale), che permettono lo sviluppo delle regole di conversazione.
Quando l’iniziativa sociale parte dall’adulto (Responsività), il bambino deve essere in grado di sintonizzarsi non solo sull’input linguistico fornito dall’adulto e quindi agganciarsi al significato sia esplicito che implicito, ma cogliere (ivi rendersi partecipe), l’alternanza socio-affettiva ed empatica che permette lo scambio turnale, la partecipazione attiva alle attese previste dalla comunicazione per poter rispondere in maniera contingente alle richieste ambientali.
Sembra evidente dunque, che ciò che viene meno oggi, possa essere una scarsa auto-regolazione socio-affettiva, la difficoltà e a volte l’incapacità dei nostri bambini di sintonizzarsi adeguatamente alle richieste fornite dall’adulto e in generale dall’ambiente circostante, forse eccessivamente caotico e poco prevedibile.
Al contrario, i punteggi maggiori (non ottimali) riscontrati nell’area dell’Assertività mostrano bambini in grado di richiamare l’attenzione del proprio interlocutore (esibendo modalità mista G/V), spesso con abilità verbali carenti che reiterano gli stessi schemi d’azione gestuale, divenendo a volte ripetitivi, pur di attivare uno scambio interattivo, magari per raggiungere uno scopo, un bisogno o una richiesta d’aiuto (dato che sembra essere discriminante per la diagnosi differenziale precoce con i bambini a rischio ASD – Autism Spectrum Disorder) .Tali scambi, però ,se pur andranno a buon fine nella loro attivazione, sembra non abbiano poi modalità di adattamento e contingenza in termini di abilità responsive (come abbiamo già visto).
Nello specifico, le cadute maggiori si sono rilevate, nei punteggi relativi alle domande che indagano la “Contingenza conversazionale”:
10) “Durante una conversazione, mio figlio mantiene lo stesso argomento di cui stiamo parlando per due o più scambi di conversazione?”
15) “Le risposte di mio figlio sono pertinenti a ciò che gli ho chiesto?”
19) “Quando conversiamo, ciò che mio figlio mi dice si riferisce all’argomento di cui stiamo parlando?”.
I punteggi bassi, ottenuti dalla maggior parte del nostro campione a queste domande, mostrano una netta difficoltà nel mantenere la contingenza comunicativa. Questa abilità riguarda la capacità di contribuire all’interazione conversazionale, rimanendo “connessi” contestualmente all’interlocutore ed all’ambiente. Tale abilità, dunque, presuppone sicuramente una capacità di base di tipo “attentiva” oltre che di “comprensione verbale”:
- Agganciare l’input linguistico (attenzione visiva ed uditiva);
- Mantenere il focus conversazionale (attenzione sostenuta);
- Capacità di comprensione dei contenuti di pertinenza (associazioni semantiche e sintattiche adeguate);
- Sintesi e processamento specifico di aspetti linguistici impliciti (adeguatezza delle funzioni esecutive, autoregolazione dell’impulsività).
La valutazione qualitativa ci ha permesso di stilare i “Profili conversazionali” seguendo l’assunto di Fey (1986), all’interno del nostro campione abbiamo rilevato la seguente distribuzione:
- Bambini verbali non comunicatori (20 bambini);
- Bambini conversatori attivi (13 bambini);
- Bambini conversatori passivi (10 bambini);
- Bambini conversatori inattivi (10 bambini).
La maggioranza dimostra di possedere le caratteristiche tipiche dei “Bambini Verbali Non Comunicatori”, dove l’Assertività sembra essere maggiormente sviluppata rispetto alla Responsività.
Sono bambini che possono possedere capacità verbali abbastanza sviluppate dal punto di vista formale, ma non sanno utilizzare il linguaggio verbale acquisito a scopo interattivo-comunicativo. Spesso possono reiterare eccessivamente schemi verbali o gestuali (iperverbalismo) al fine di richiamare l’attenzione dell’interlocutore senza mostrare contingenza con l’ambiente circostante.
Questi bambini possono essere poco funzionali all’interno del gruppo sociale, poiché mostrano spesso impulsività nell’azione, esasperazione nel fare domande poco pertinenti, cambio repentino nel condurre un’attività di gioco. Questo pattern comportamentale risulta essere disfunzionale allo scambio comunicativo, poiché, seppur presenti attivatori conversazionali, questi non trovano adeguata modulazione socio-ambientale. Tredici dei nostri bambini dimostrano, invece, di possedere un profilo di Conversatore Attivo dove le abilità risultano ben bilanciate, ivi gli scambi comunicativi funzionali e ricchi di opportunità di nuovi apprendimenti. La restante parte si divide tra Conversatori Passivi e Inattivi: nei primi la caratteristica predominante è l’inibizione psicomotoria, risultano essere bimbi responsivi alle sollecitazioni ambientali ma scarsamente propensi ad attivare nuovi scambi dai quali potrebbero trarre apprendimento, nei secondi si evidenziano bassi livelli per entrambe le aree indagate, sono bambini con difficoltà spesso conclamate nell’area del linguaggio. Dalle Forme brevi del questionario “Gesti e Parole” abbiamo potuto estrapolare alcuni dati rilevanti, all’interno del nostro gruppo di bambini presi in esame. La distribuzione dei risultati appare così descritta:
- 23 bambini ottengono dei punteggi che li collocano tra il 75° e il 95° percentile, quindi nella media considerata tipica, seppur la fascia d’età considerata è più alta rispetto ai valori normativi del test;
- 17 di loro si collocano tra il 25° e il 50° percentile, per quanto riguarda l’area della comprensione/produzione e quella azioni/gesti, quindi sotto la media tipica per la fascia d’età (situazioni da attenzionare);
- 13 di loro che si collocano tra il 5° e il 10° percentile, per le medesime aree, quindi da considerarsi a rischio evolutivo.
Le situazioni a rischio emergono ancor più nel secondo questionario Forma Breve “Parole e Frasi “dove salgono ad un totale di 18 bambini che non superano il 5° percentile per quanto riguarda le parole prodotte e la loro combinazione.
Dato rilevante di tipo qualitativo, da dover citare è sicuramente l’aspetto comportamentale, indagato attraverso 18 domande nella forma “gesti e parole”, che mirano a cogliere le relazioni tra sviluppo verbale e abilità cognitivo-relazionali, tra queste le cadute maggiori si sono evidenziate nelle aree dell’attenzione al linguaggio, comprensione linguistica complessa e gioco simbolico.
Gli aspetti comportamentali sono indagati anche nella forma “parole e frasi” dove emergono cadute più consistenti nell’area della comprensione decontestualizzata e nell’accuratezza fono-articolatoria che sottende l’intellegibilità del linguaggio usato, molti genitori riferiscono spesso che i bambini vengono interpretati nella loro esposizione verbale solo dai familiari.
La rilevazione globale di tutti i dati sopra citati ci ha permesso di stilare il nostro protocollo Neurolinguistico, che mira a dare input specifici per stimolare i punti risultati deficitari all’interno del nostro campione. Dalla nostra indagine, eseguita su bambini nella fascia d’età compresa tra 36-48 mesi, abbiamo potuto rilevare dai dati quantitativi e qualitativi raccolti, nella gran parte di loro, un profilo di sviluppo socio-comunicativo atipico e sicuramente degno di attenzione socio-educativa.
Una gran parte dei bambini esaminati ha mostrato un profilo comunicativo e relazionale atipico: “Verbale non comunicatore”, con associate difficoltà oltre che di espressione verbale relativa alla forma, soprattutto di scarsa comprensione linguistica decontestualizzata, scarsa attenzione agli aspetti pragmatici della comunicazione, difficoltà nell’eseguire strutture sequenziali complesse di gioco simbolico e spesso difficoltà nella strutturazione dell’enunciato frastico. Questi aspetti possono essere individuati come punti deboli su cui intervenire creando un protocollo utile, nei contesti di vita routinari (scuola, famiglia, ludoteche), alla stimolazione educativa ad alta frequenza. L’ipotesi iniziale della nostra indagine, ovvero: se le restrizioni sociali dovute alla pandemia da covid 19 subite dai bambini in fase precoce abbiano potuto rallentare gli aspetti evolutivi delle acquisizioni tipiche nell’area socio-comunicativa, sembrerebbe plausibile. Nonostante non possiamo affermare che vi sia stata una reazione lineare di causa-effetto diretta, possiamo comunque riscontrare un profilo di sviluppo disomogeneo e sicuramente meritevole di segnalazione sociale. Di seguito verrà presentata la nostra griglia di stimolazione socio-comunicativa, mediante le seguenti Tabelle.
TABELLA 1.
TABELLA 2.
TABELLA 3.
TABELLA 4.
CONCLUSIONI
All’interno di questo lavoro abbiamo fatto un excursus di come procede uno sviluppo socio-comunicativo definito “Tipico”, dell’importanza dello sviluppo del cosiddetto “cervello sociale” e dei fattori epigenetici implicati nei processi di potenziamento sinaptico neuronale e di come tali fattori ambientali possano essere determinanti nel fungere da catalizzatore o da estintore nello sviluppo precoce delle abilità cognitive e linguistiche nei bambini. Pertanto molti scienziati si stanno domandando se le restrizioni sociali e comunicative, vissute in epoca Covid, da milioni di bambini in tutto il mondo, possano aver influito negativamente sullo sviluppo delle abilità socio-conversazionali in fase precoce? Proprio in quella finestra temporale definita dalla letteratura scientifica “Periodo Critico”?
Dai dati emersi con la nostra piccola ricerca, sembrerebbe plausibile pensare che tutte le restrizioni socio-comunicative ambientali, vissute dai bambini soprattutto in epoca precoce del loro sviluppo, possano considerarsi fattori ambientali avversi per l’evoluzione tipica delle abilità comunicative.
Nel nostro campione di riferimento, bambini/e tra i 36 e i 48 mesi d’età, emerge un profilo di maggioranza di Bambini Verbali Non Comunicatori, che mostrano difficoltà nella contingenza comunicativa, che sono in grado di attirare l’attenzione dell’interlocutore o dei loro coetanei, ma che non sanno poi modulare e autoregolare gli scambi comunicativi e relazionali per essere socialmente funzionali al contesto ed all’ambiente di riferimento. La scarsa attenzione agli aspetti formali del linguaggio impone spesso un rallentamento nell’enunciato della lunghezza frastica con ripercussioni sulla morfosintassi. Appare urgente, la necessità di attivare scambi informativi tra i servizi territoriali, le famiglie e le strutture educative, al fine di prevenire o arginare situazioni potenzialmente a rischio evolutivo.
Lo sviluppo neuro-cognitivo non segue di certo una traiettoria prestabilita un codice genetico che pianifica tutte le connessioni sinaptiche, ma al contrario è il prodotto congiunto della maturazione neurologica plasmata dall’esperienza, che però, avviene nel suo massimo sviluppo tra gli 8 e i 48 mesi d’età (finestra di opportunità), diventa cruciale, non solo identificare situazioni a rischio di Disturbo del Neurosviluppo, ma fornire protocolli di stimolazione, semplici e veloci, per potenziare quelle aree risultate carenti o vulnerabili, che favoriscono poi lo sviluppo a catena di tutte le altre (comprensione verbale, abilità socio-conversazionali, gioco simbolico, percezione e discriminazione attentiva). In accordo con le teorie interazioniste, servono stimolazioni socio-interattive ad alta frequenza e specifiche.
All’interno del nostro Protocollo Neurolinguistico, sono state toccate le aree risultate deficitarie all’interno del nostro campione, fornendo spunti semplici e veloci di stimolazione mirata e specifica, il fulcro di tali sollecitazioni ambientali deve essere l’alta frequenza d’uso potenzialmente utilizzabile in ambiente domestico, scuola e ambienti ludici.
Le ricerche evidenziano che quando i caregiver o gli educatori, interagiscono con modalità che supportano e incoraggiano la comunicazione, possono favorire l’acquisizione e la generalizzazione di abilità apprese.
Differenze negli input linguistici da parte dell’adulto possono influenzare l’acquisizione del linguaggio e la sua evoluzione, risulta fondamentale creare degli ambienti favorevoli a fornire opportunità di apprendimento, la divulgazione di protocolli specifici a supporto può rappresentare una valida risorsa socio-ambientale.
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NOME, COGNOME E AFFILIAZIONE DEGLI AUTORI
Dimasi Alessandra
TNPEE, Dott.ssa in psicologia clinica, tutor Adhd, Terapista ABA, Terapista Early Start Denver Model, Master in neuropsicologia, Responsabile Centro di riabilitazione Alemaride