fbpx

Disturbi e Psicopatologie

Covid e Stress: la sindrome di Burn Out colpisce decine di medici

E’ quanto emerge da diversi studi americani e da un recente sondaggio dell’Istituto Piepoli: sempre più medici sono afflitti dalla sindrome di burnout. Per l’OMS questa sindrome è una forma di stress lavorativo che non si è in grado di gestire con successo.

Che cos’è la sindrome di burn out?

Anche se non è molto conosciuta, questa sindrome è l’esito patologico di un processo di stress continuo che interessa gli operatori e i professionisti che sono impegnati in varia misura, quotidianamente in attività che implicano le relazioni interpersonali. Questa sindrome deriva il proprio nome dall’espressione inglese «to burn out», ovvero «bruciarsi, esaurirsi». Da queste definizioni si comprende facilmente che la classe medica non ne sia esente, anzi: anche per effetto della grave emergenza pandemica che stiamo superando, dai dati del sondaggio, questa sindrome colpisce maggiormente i medici di comunità assistenziale (24%), seguiti poi dai medici di famiglia (10%), i medici ospedalieri (4%) e gli odontoiatri (3%), che si traduce in oltre 1500 professionisti medici e odontoiatri colpiti, tanto che si sta valutando di considerarlo come malattia professionale.

Quali sono i sintomi della sindrome di Burn Out?

I sintomi sono sia di natura fisica sia di natura psichica; i più rilevanti (anche se non sono gli unici) sono calo dell’efficienza lavorativa, ansia, stress, sensazione di sfinimento, aumento di distacco mentale e cinismo rispetto al proprio lavoro, paura e disturbi del sonno, ma anche esaurimento cronico, depressione e disturbo da stress post-traumatico, pensieri suicidi che sfociano appunto nel burnout.

Questa sindrome consta di tre grandi fasi: nella fase iniziale, molte delle persone colpite danno ancora prova di grande impegno professionale, mentre nella seconda fase provano irritabilità, spossatezza e irrequietezza con manifestazioni eventuali di stanchezza cronica; infine Nella fase finale invece mancano le forze, aumenta la rassegnazione, cala la concentrazione e molti pazienti provano anche un forte senso di abbattimento.

E’ facilmente intuibile perché ora i medici ne stiano soffrendo maggiormente: tanti di loro hanno visto, in poco meno di un anno e mezzo, un numero di morti superiore a quanti visti in un’intera carriera, o ancora hanno dovuto affrontare pazienti con traumi troppo grandi per essere superati in poco tempo. Il tutto complicato dalle difficili condizioni di lavoro, dovuti alla mancanza o inadeguata copertura dei dispositivi di protezione, curare pazienti con lunghe condizioni di criticità, svolgere compiti amministrativi sempre più gravosi e turni che per l’emergenza sono diventati lunghissimi per coprire carenza di personale o colleghi contagiati.

In un sondaggio americano nel 2020, quasi il 60% dei professionisti della sanità americana hanno riferito di aver sperimentato elementi di burnout, ma solo il 13% si è affidato a qualcuno per un problema di salute mentale legato alla pandemia: questo perché il medico è “un pessimo paziente”,ossia tende a pensare al benessere dei suoi pazienti mettendo da parte il proprio.

Perché non bisogna sottovalutare la sindrome di Burn Out?

Sottovalutare la sindrome può portare a sintomi sempre più gravi e a un disagio che si ripercuote non solo nella vita professionale ma anche nella sfera privata, poiché i disturbi possono variare di intensità da persona a persona; in più questi disturbi non passano da soli, ma tendono a cronicizzare la sofferenza cronica.

I medici in primis non dovrebbero avere remore nel cercare di ritrovare il proprio equilibrio psicofisico, messo a dura prova dall’eccezionalità della pandemia. Ancora oggi parlare della salute mentale dei medici può far paura; dovremmo invece riuscire a normalizzare un sistema di supporto psicologico senza provare vergogna o sentirsi meno forti solo perché si sente il bisogno di chiedere aiuto.

essere.

Come trovare lo psicologo più adatto per la gestione di sindrome di Burn Out?

Compiuto il primo e fondamentale passo (ossia di capire che occorre aiuto), si può iniziare a cercare l’aiuto che occorre: ci sono siti web, portali e aggregatori di psicologi come Psicologi Italia ed altri che consentono l’individuazione del miglior psicologo per le proprie esigenze. Se si risiede a Milano a esempio è possibile trovare sul sito l’elenco degli psicologi di Milano, con una semplice ricerca online. Si possono trovare i professionisti in tutta Italia e selezionare non solo quelli più vicini a dove si vive e si lavora, ma anche gli psicologi psicoterapeuti con maggiore esperienza sulla sindrome di Burn Out e sull’elaborazione dei vissuti traumatici per intraprendere un percorso volto al raggiungimento di un maggiore benessere fisico e mentale.

Lo specialista aiuterà il medico, che dovrà accettare di essere per una volta “paziente”, a favorire l’equilibrio fra vita privata e lavorativa, ad imparare ad ascoltare la propria voce interiore, e ad aumentare la flessibilità e l’autonomia del medico stesso sul luogo di lavoro, attraverso terapia comportamentale e del corpo, apprendimento di tecniche di rilassamento e cambio di forma mentis ma anche tramite tecniche di psicanalisi. Nei casi più gravi, il medico-paziente potrà, in accordo con lo specialista, prendere un periodo di ferie o di aspettative dal lavoro con reinserimento successivo, così da accelerare il processo di guarigione.

Un medico sano infatti sa aiutare meglio i malati.

Picture of Redazione PsicoLab

Redazione PsicoLab

Aggiungi commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.