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Relazioni

Coppia: Crisi Gestibili o Rotture Definitive?

Con il passare degli anni ci si è resi conto di quanto fosse importante prendere in considerazione due dimensioni insite nel soggetto: lo schema interno e il contesto in cui si è inseriti. Secondo quest’ottica la realtà non è più considerata assoluta e immutabile ma al contrario dipende dalla storia di ciascun partner nella propria famiglia di origine.
Ogni coppia inevitabilmente attraversa determinati periodi che, se negativi, conducono i protagonisti della relazione ad affrontare crisi che, se pur passeggere, possono provocare una rottura all’interno del rapporto a causa di mancate risorse, utili a superare questi momenti.
Una prima fase nella formazione di una coppia è l’innamoramento anche definito come un periodo di fusione in cui le differenze comportamentali tra i partner risultano essere desiderabili: l’uno risponde alle aspettative dell’altra e viceversa. Si ha, quindi, una idealizzazione di sé, dell’atro e del rapporto in cui ci si illude del fatto che l’uno riuscirà a soddisfare quei bisogni vitali che i genitori non hanno potuto soddisfare nell’infanzia dell’altra persona. Ed è proprio l’illusione di soddisfare ed essere soddisfatti che, a causa di una immaturità affettiva, può condurre ognuno dei due soggetti a provare una delusione nei confronti dell’altro. Questa immaturità affettiva e quindi la capacità di superare un periodo di crisi è da ricercare nelle relazioni ed esperienze che ciascun soggetto ha vissuto durante l’infanzia e attraverso il grado di individuazione e svincolo che i partner hanno raggiunto nei confronti delle proprie famiglie di origine. Ogni famiglia, infatti, ha un proprio stile che si riflette sullo sviluppo dei figli.
La personalità di ciascun individuo, quindi, dipende dal contesto culturale in cui si è inseriti.
Questo concetto emerse in un periodo compreso tra l’inizio e la fine della II Guerra Mondiale in cui un gruppo di studiosi quali la Horney, Fromm e Sullivan analizzando i fermenti di questa società emergente, presero le distanze dal pensiero freudiano e sottolinearono l’importanza delle dimensioni culturali, sociali e interpersonali della personalità.
Karen Horney ha affermato che i conflitti possono condurre ad un particolare sviluppo della personalità come conseguenza di un insieme di situazioni che l’individuo vive in determinati contesti sociali.
Secondo Erich Fromm la personalità è l’insieme delle qualità psichiche, ereditarie e acquisite che caratterizzano un individuo che ha vissuto in un determinato contesto culturale.
Al contrario della Horney e di Fromm, Harry Stack Sullivan, invece, sottolinea quanto le relazioni interpersonali possono giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità. Questa, infatti, è considerata come la somma delle relazioni interpersonali che il soggetto ha vissuto durante la sua esistenza.
Anche la Gruppoanalisi, che nasce come ricerca clinica, prende in considerazione la dimensione sociale della vita psichica e trae le sue origini dall’antropologia, la sociologia, la biologia e la filosofia della scienza. Fondamentali sono i concetti di “relazione” e “matrice”.
La Relazioneè considerata come una rete interattiva che lega in modo intimo le persone. La rete primaria è la famiglia ed è grazie ad essa che si costituiscono tutti quei processi che conducono alla formazione della personalità del soggetto. Altre reti sono costituite dal gruppo di amici, dai colleghi, dai superiori e sono proprio tutte queste che costituiscono una trama di comunicazioni intime che si sviluppa in una matrice.
La Matrice è il mezzo psicologico, inconscio, attraverso il quale gli individui comunicano tra loro e nella matrice ritroviamo il patrimonio biologico e culturale dell’essere umano. È un sistema di interazioni.
Sigmund Foulks, padre del pensiero Gruppoanalitico,distingue tre tipi di matrice. La prima, definita matrice di base, è la sede delle proprietà biologiche della specie e delle loro trasformazioni culturali per quel che riguarda i valori, gli atteggiamenti e le consuetudini. La seconda, la matrice dinamica, prende in considerazione la trasformazione di una situazione gruppale. La matrice personale, infine, trae le sue origini dal gruppo familiare e l’individuo dà significato a quelli che sono i suoi rapporti all’interno di questo gruppo.
Secondo Napoletani (1987) l’individuo, identificandosi con i soggetti con i quali instaura un rapporto, costituisce una propria identità individuale. Avendo la facoltà di apprendere tutto ciò che il proprio ambiente è pronto a trasmettergli, comprese le “modalità relazionali”, si deduce che questa identità altro non è che il frutto dell’ambiente in cui si vive.
Una coppia, quindi, è formata da due personalità differenti a cui si aggiungono l’ambiente sociale d’origine, la cultura, la lingua e la religione.
Secondo Francoise Sand (2005) ognuno di noi ha uno “zaino” che si riempie a partire dalla prima infanzia. È la nostra storia ricca di emozioni, abitudini e tradizioni di cui non abbiamo piena coscienza. Importante è prendere coscienza del contenuto di questo zaino che, se rimane incomprensibile o insopportabile agli occhi del partner, allora il suo contenuto potrà diventare fonte di malinteso.

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Alessandra Fabriziani

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