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Psicoterapia e Psicoanalisi

Come si Costruisce la Relazione Terapeutica

Gagnarli (1992), riprendendo le parole di Rabutti, afferma che le persone si impegnano in una relazione dalla quale si aspettano sviluppi creativi possono evolvere e cambiare, nel presupposto che: “ogni essere umano, ogni soggetto, sin dall’inizio, sia alla ricerca dell’altro, di un oggetto, per costruire quelli che, nella relazione con esso, diverranno i propri contenuto mentali interiori”.
Allo stesso tempo, Soccorsi (1991) afferma che la relazione terapeutica, nella sua fase costitutiva e risolutiva disegna un percorso attraverso il quale la famiglia possa riappropriarsi della sua storia e del suo fine ultimo di matrice di identità individuale. La significatività della relazione assume in sé la possibilità di entrare nel mondo dei sentimenti negati della famiglia, la possibilità di rischiare dei singoli membri e quindi la capacità di cambiare, ossia la possibilità di frantumare la cristallizzazione delle relazioni e restituendole una temporalità evolutiva.
Il processo terapeutico quindi, per Silvia Soccorsi (1991), non fa altro che descrivere l’evoluzione della relazione terapeutica, in cui si possono distinguere varie fasi:

  1. La costruzione della relazione terapeutica;
  2. Differenziazione;
  3. Individuazione;
  4. Risoluzione.

In questo lavoro mi soffermerò sulla prima fase, ritenendola un momento importante e privilegiato del lavoro terapeutico che si attiva nell’ascolto sia di ciascuna persona presente nella stanza che della coppia o famiglia nel suo complesso permette di far emergere il vissuto e il fantasma dell’insieme riuscendo a cogliere attraverso movimenti, sguardi, toni della voce, malintesi o scontri le sovrapposizioni inconsce transferali che ognuno dei componenti realizza sull’altro o altri presenti (Gagnarli).
La costruzione della relazione secondo Soccorsi (1991) si articola in quattro punti: “…il presupposto, che sta nell’ipotesi patogenetica, che vede la famiglia come un insieme fusionale con funzioni di difesa di fronte ad ogni istanza di separazione; il metodo che consiste prevalentemente nella “definizione del sé del terapeuta”; l’obiettivo sarà quello di mantenere il sé del terapeuta differenziato nei confronti della famiglia fusione ed infine, nella morfologia della relazione che si configura come “generazionale rispetto allo spazio, e a “termine” rispetto al tempo”.
Quindi secondo la visione di Soccorsi, gran parte della costruzione della relazione si basa sulla definizione del Sé del terapeuta, che può essere sintetizzato e definito da quattro parametri:
Mutualità, intesa come “capacità reciprocamente trasformativa…le richieste della famiglia vengono lette come richiesta di maggiori garanzie di relazione e perciò inducono il terapeuta a modificare il proprio modo di porsi in relazione”. Questo aspetto appare ancora più chiaro se si lega al fatto che nei primi colloqui il terapeuta darà la priorità alla costruzione della relazione piuttosto che ai contenuti.
Responsabilità, il terapeuta rinunciando alla sua “neutralità” si propone attraverso la responsabilità, ossia attraverso la “non delega” alla famiglia, entrando nella relazione con la famiglia che proprio per questo diventa un organismo in evoluzione.
Capacità di rischio. “E’ un parametro immediatamente correlato al pensiero evolutivo, cioè ad una lettura degli eventi umani in termini critici”. Per Soccorsi (1991) le “crisi” e i sintomi possono essere letti con un valore evolutivo, nel senso di rottura di un equilibrio precedente, in funzione di un nuovo assetto capace di dare spazio a possibilità di separazione.
Consapevolezza e conoscenza: come capacità di riconoscere nella fase del processo terapeutico dello stadio evolutivo della relazione terapeutica, oltre che il bagaglio delle conoscenze teoriche del terapeuta stesso. “Il terapeuta è in grado di sostenere le potenzialità della famiglia se è in grado di riconoscere le proprie paure nei confronti del rischio evolutivo della famiglia. (…) In questo modo dà voce ai sentimenti negati della famiglia” (Soccorsi, 1991). Questo concetto è stato utilizzato anche da Loriedo (2000) il quale sostiene la necessita per il terapeuta di essere consapevole del “proprio essere e divenire nella relazione”.

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Claudia Chiti

1 Comment

  • Dom

    Reply
    Posted on Mag 22, 2021 at 16:24 pm

    Italia 22.05.2021

    Nella mente e nel cuore ❤ delle persone solo Dio Gesù Cristo ne conosce I segreti veri, poiché Lui ne è il Sommo Creatore, nessuno aldi fuori di Lui né conosce il vero contenuto e le intenzioni. Tutti i grandi pensatori, filosofi, psicologi e neuropsichiatri di ogni epoca si sono spesi con studi, sperimentazioni, non hanno portato a nulla. Preghiamo per la santificazione delle famiglie e dei consacrati, perché non basterebbero tutti gli scienziati del mondo per capire la mente umana, nessuno di noi peccatori poveri mortali e sempre bisognosi della misericordia Mariana di Gesù Cristo. Domenico Silla l’infermiere.

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