Il coaching generativo è un termine coniato da Stephen Gilligan e Robert Dilts per indicare il tipo di coaching che meglio esprime la filosofia della PNL di 3^ generazione, quella orientata allo sviluppo della creatività.
La finalità del coaching, come è noto, è di accompagnare il cliente dallo stato attuale allo stato desiderato. Questo vale senz’altro anche per il coaching generativo, anche se il focus qui si orienta maggiormente verso la creazione (generazione) di un qualcosa di nuovo, qualcosa che magari non è mai esistito prima.
A differenza di altre tipologie di coaching più “comportamentali”, maggiormente orientate allo sviluppo delle competenze, il coaching generativo è più rivolto alla piena espressione del sé potenziale. Lo scopo è, in altri termini, quello di rendere la persona pienamente “se stessa”, partendo dal presupposto che dentro di sé ognuno di noi ha già tutte le risorse di cui ha bisogno.
Il coaching generativo si basa sull’idea che esistono tre diverse menti:
– quella cognitiva, a cui si deve l’autoconsapevolezza, il linguaggio, la logica e il ragionamento;
– quella somatica, legata all’intelligenza inconscia del corpo;
– quella del “campo” (field mind), che nasce dalla nostra connessione con ciò che ci circonda.
Se la mente somatica è bloccata, allora si blocca anche la mente cognitiva e non possono nascere nuove idee o intuizioni. Si lavora quindi molto a livello somatico, utilizzando il corpo.
Un punto di partenza fondamentale anche nel coaching generativo è la gestione dello stato, uno stato generativo appunto, che passa attraverso una centratura in cui si allineano le tre diverse menti. Non si tratta qui di sostituire semplicemente uno stato non funzionale con uno più funzionale al raggiungimento dell’obiettivo, ma di ancorarsi in uno stato di apertura e di “flusso” in cui è possibile attingere liberamente alle proprie risorse e connettersi con il proprio inconscio creativo.
Con il coaching generativo si connettono le diverse menti, aprendo e tenendo aperto un canale di comunicazione attraverso cui possono arrivare nuove possibilità non ancora esplorate dal cliente. E’ importante qui che il coach aiuti il cliente a restare in questo stato “creativo” e di connessione, senza spingerlo verso la ricerca di facili soluzioni, ma piuttosto lasciandolo libero di esplorare il campo delle infinite possibilità a sua disposizione.
Questo stato generativo in cui si accede ad un flusso cognitivo è lo stato in cui si trovano i geni, nel momento in cui generano le proprie opere. Non a caso le parole “genio” e “generativo” hanno una radice comune.