Mai come in questi anni la medicina e più spesso la psichiatria piuttosto della psicoterapia si è presa in carico ogni problema che affligga la famiglia sia esso di origine interna o esterna alla stessa.
È tuttavia accertato che la maggior parte di violenze sulle donne e sui bambini venga perpetrato proprio dai congiunti.
Le conseguenze sui minori sono devastanti e finiscono con l’essere discusse nei tribunali minorili e/o ordinari.
I traumi (percezione aberrante della realtà e sensi di colpa) che i bambini e gli adolescenti subiscono sono spesso dirompenti nella loro vita e le ferite emozionali se pur inizialmente meno visibili ne modificano nel tempo il comportamento e le dinamiche interattive con i gruppi (da qui alla delinquenza o all’abuso di sostanze stupefacenti il passo è breve).
Ancora non in modo sufficiente si è diffusa in Italia la cultura della Mediazione per intervenire in processi di disgregazione familiare ( separazioni giudiziarie e divorzi contenziosi) al fine di limitare e contenere il disagio del minore e a volte le violenze vere e proprie e i soprusi che per vendetta verso l’altro coniuge gli vengono inflitte.
Spesso però l’intervento sugli ex coniugi non è abbastanza e a volte potrebbe essere fatto di più.
Purtroppo l’assistenza di un mediatore familiare in alcuni casi non è né adeguato né auspicabile e si deve invece ricorrere all’aiuto e al supporto di medici specializzati rivolgendosi per questo alla psicoterapia infantile piuttosto che alla psichiatria.
“Lavorare” sull’animo del minore (valutando le diverse necessità e la diversa percezione delle emozioni e degli avvenimenti in relazione all’età) significa scandagliare i suoi pensieri, la sua comunicazione, le sue azioni, ma sopra ogni cosa tracciare di nuovo la comprensione di ciò che è normale e accettabile e di ciò che invece è aberrante, e soprattutto il significato di amore che più di tutto viene compromesso.
Un bambino maltrattato e/o abusato sarà un uomo o una donna (anche se questa è ancora la minoranza dei casi, tuttavia le statistiche confermano un trend in deciso aumento)a loro volta violenti.
La delinquenza minorile trova troppe volte le sue radici nella violenza subita nell’infanzia e/ o nell’adolescenza.
Quando la mediazione familiare non è applicabile al caso si ricorre pertanto allo psicologo dell’età evolutiva o allo psichiatra che è abilitato ad intervenire anche con i farmaci specifici.
Il tutto però dopo aver accertato l’esistenza fondata del problema emergente o conclamato.
I servizi sociali, i consulenti tecnici di ufficio (nei casi giudiziari) e i tribunali non sono tuttavia la “cura” giusta (non solo comunque)per i danni perpetrati e subiti né nello stabilirne la presenza effettiva.
Ad oggi in molte patologie viene usata la Pet Therapy per aiutare a ritrovare un contatto emozionale con la realtà, ottenendone spesso enormi benefici anche nel fisico oltre che nelle reazioni comportamentali.
Ancora tuttavia l’intervento degli animali di affezione (e principalmente il cane) non viene sufficientemente impiegato nella rieducazione e nella riabilitazione dopo i traumi successivi a violenza né sulla riorganizzazione della vita dentro e fuori dal carcere minorile.
Soprattutto acquista importanza e specificità proprio l’attività con il cane in quanto animale sociale che più degli altri nella convivenza con noi ha acquistato la sua ragione di esistere, affinando il suo linguaggio, la sua delicatezza e la sua pazienza nel rapportarsi con l’uomo e che in virtù di questo è competente ad insegnare di nuovo il significato della parola amore (che nessuna medicina o intervento psicoterapico ha le capacità di poter fare realmente)e a riavvicinare il minore all’importanza e al valore di un abbraccio favorendo di conseguenza una crescita positiva delle dinamiche famigliari e sociali.
Anche solo l’impatto visivo e olfattivo prima di ogni altra emozione inducono la sensazione di calore e sicurezza.
Il comportamento del cane non giudica e non colpevolizza, ha il linguaggio universale (o così dovrebbe essere)della fiducia e della lealtà.
Semplicemente ti è vicino.
Non è un caso che sia entrato anche in alcune carceri, piuttosto che in ricoveri per vecchi o malati.
Tuttavia l’impatto che avrebbe nel ristabilire le percezioni e la comunicazione nel bambino con traumi da violenza sarebbe esemplare e unico.
Affiancare un cane in un percorso di mediazione familiare ( a sostegno del disegno congiunto) piuttosto che negli incontri (con o in maniera parallela)con gli psicologi eviterebbe al bambino l’ulteriore violenza di un invasione sui suoi stati d’animo.
Affiancare infine un cane nelle visite protette là dove imposte dal sistema giudiziario (dopo CTU e relazioni psicologiche)significa creare un momento di vero abbandono e di vera condivisione degli affetti tra congiunti in una dinamica certamente nuova e certamente più sana.
La riabilitazione emotiva e a volte fisica deve essere però compiuta da un team di esperti ognuno nel proprio settore che operino in forte sinergia consapevoli l’uno della professionalità dell’altro.
Neanche a dire che i cani e gli educatori cinofili devono avere la massima preparazione possibile nell’avvicinare un minore sia che esso sia stato oggetto o soggetto di violenze.
Tuttavia il cane avrà dalla sua parte una marcia in più: la capacità di amare in modo naturale e infinito, privo da pregiudizi e preconcetti.