Venerdì, 1 ottobre 2010. Usmate Velate, in Brianza, e Castellabate, in Campania, a confronto nell’uscita ufficiale, dopo i 6 minuti dell’anteprima nel mese di luglio al Festival del Cinema di Giffoni a Salerno e il lancio integrale del 29 settembre nella villa Matarazzo a Santa Maria di Castellabate, in cui erano presenti anche le numerose comparse del posto che avevano preso parte alle riprese.
“I due Comuni, divisi da centinaia di chilometri e da altrettanti pregiudizi, all’improvviso, sono accomunati dalla fama regalata da Benvenuti al Sud” (TestataQn.quotidiano.net, 19 novembre 2010), la frizzante commedia prodotta da Medusa, “che racconta, con il sorriso, il divario tra le due Italie” (TestataQn.quotidiano.net, ibidem). La tessitura capillare di Luca Miniero, le cui riprese sono iniziate nel settembre 2009 e durate circa dieci settimane, pur apparentemente sostanziata da una “narrazione lineare divertente”, rappresenta un valido supporto per far luce sui nodi problematici dell’epoca e consente alle platee di introiettare messaggi di ampio spessore, quali la percezione del “diverso” e una più oggettiva valutazione di tendenze o potenzialità.
Importante destrutturare la proiezione ed esaminare l’elemento visivo arricchito dalla mole documentaria di cui si è avvalso il regista; tale procedimento arricchisce le indagini, dà spessore ai messaggi inconsapevoli che se ne possono trarre e analizza le intenzioni comunicative volontarie, basandosi anche su analisi e informazioni implicite indispensabili non tanto per la storia che il film racconta quanto per la realtà messa in scena.
Tra gli attanti, sostanzialmente, spiccano undici figure e tutte occupano un ruolo ben definito e perfettamente funzionale “alla voglia d’intrattenimento leggero per un pubblico che sente un bisogno quasi fisiologico di ridere” (Angela Cinicolo, Pane, amore e … gorgonzola, movieplayer.it, sett. 2010 ). Ecco Claudio Bisio nelle vesti di Alberto Colombo, un responsabile dell’ufficio postale di una cittadina della Brianza trasferito, per punizione, dalla Lombardia al Sud; la riuscitissima Angela Finocchiaro, un’ansiogena Silvia, che, nella sua estrema intransigenza, pretenderebbe lo scontrino pure dai venditori ambulanti di palloncini in Piazza Duomo a Milano; Chicco, il piccolo Alessandro Vighi, tormentato dalle precauzioni di Silvia, che vede ovunque pericoli per il figlioletto; la spassosissima Nunzia Schiano, la Signora Volpe, archetipo della mamma ancestrale, esperta nel preparare pietanze tipiche e, soprattutto, lo zabaione al figlio; Alessandro Siani, Mattia Volpe, fuochista per passione e postino di professione, “un Peter Pan impacciato che non sa allontanarsi dal nido” (Angela Cinicolo, ibidem), sganciandosi da una madre invasiva e iperprotettiva che, nonostante l’età adulta di lui, gli provoca la rottura del fidanzamento con la collega Maria e continua a portargli a lavoro la merendina; l’affascinante Valentina Lodovini, attrice di origini umbre che riveste il ruolo di una campana dal perfetto accento napoletano nell’impersonare l’intelligente e perspicace Maria dalla carica espressiva impeccabile, la bella guagliuncella mediterranea, esasperata dall’immaturità di Mattia incapace di instaurare un rapporto vero con lei; Nando Paone, Constabile piccolo, impiegato postale sempre trasandato anche sul posto di lavoro, con lo stuzzicadenti tra le labbra per non balbettare, e Giacomo Rizzo, Costabile Grande, basso e anziano, prossimo alla pensione, allegro tandem dalla battuta facile e colorita; Naike Rivelli, un’agente della polizia stradale che compatisce Alberto per la crux, il luogo del calvario a cui è stato condannato, assimilando Castellabate al Kossovo in cui si trova il fratello; Fulvio Falzarano, alias Mario, sempre timoroso che i suoi appoggi verso Claudio Bisio possano danneggiarlo; Teco Celio, il Gran Maestro, che scoraggia Alberto e gli prospetta le grandi calamità che potranno investirlo al suo arrivo al Sud.
A essi fa naturale contorno il folto gruppo di comparse del luogo che contribuiscono alla complessiva ricostruzione della sceneggiatura e che, in 120 minuti serratissimi, sotto varie angolazioni e a più livelli di lettura, tutti intrinsecamente legati insieme, attestano come l’effetto “a specchio” permetta di soffermarsi sulle incognite correlate alla realtà rappresentata nelle sue implicanze socio-politico-economiche.
Tramite il linguaggio cinematografico fortemente sintetico, denso di informazioni e congeniale agli stili cognitivi di ogni spettatore, e il fattivo concorso di tutti i personaggi, si dimostra la grandissima valenza della trama, che, intersecandosi alle “microstorie” di autentici trascinatori come Alberto e di Mattia, entra implicitamente nella “Macrostoria” per meglio rappresentarla.
Basilare il ricorso al metodo del “Problem solving”, che fa nascere dubbi su atteggiamenti comportamentali eccessivi e testimonia come la socializzazione del proprio lavoro, in senso tanto sincronico quanto diacronico, aiuta per la crescita complessiva della riflessione e sottolinea come il connubio di garbo, educazione, cultura, competenza, professionalità, caratteristiche richieste a chi s’immette nel mondo del lavoro, potrà garantire al dipendente il rispetto e la stima da parte di chi avrà bisogno dei servizi da lui offerti.
Alberto, messo sotto pressione della moglie, è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento nel centro dell’adorata Milano, all’ombra del Duomo; dopo l’ennesima delusione, anche determinata dalla codardia di Mario, si finge invalido per salire in graduatoria, ma il trucchetto non funziona e, scoperto senza troppe difficoltà, viene Sospeso? Peggio! Licenziato? Peggio ancora! Trasferito … al Sud … giù, più giù di Bologna, più giù di Roma … molto più a Sud! Sicilia? Più su … vicino Napoli … a Castellabate!!! … Dovrà trascorrere almeno due anni in quel paesino della Campania. Una punizione esemplare, certamente meno onerosa di un licenziamento per gravi responsabilità … un vero e proprio incubo per un abitante del Nord, un milanese che è persino membro della prestigiosa Accademia del gorgonzola, presieduta dal Gran Maestro. Rivestito di fisime contro i meridionali e di tanta diffidenza, Claudio Bisio, “l’uomo padano che vive all’ombra della Madonin di Milano e rivolge tutte le possibili stigmatizzazioni verso il Sud pigro e parassitario” (Edoardo Becattini, Fedele remake arricchito da un certo virtuosismo tecnico e da uno spettro di colori più ampio e caldo, www.mymovies.it, settembre 2010), parte da solo alla volta della terra dei terrùn scansafatiche, delle donne con i baffi, del colera, del tifo, della meningite, del caldo asfissiante con 30/40°, della camorra, della monnezza per le strade infestate dai topi, con un giubbotto antiproiettile, vestiti leggeri e il navigatore satellitare … senza il Rolex, ovviamente, commiserato da tutti, persino da Naike Rivelli, che non gli fa nemmeno la multa, malgrado i 40 Km/h in autostrada che rallentano il flusso discensionale. Giunto a destinazione, mentre le lacrime gli scivolano sul viso e infuria l’imprevedibile pioggia torrenziale, scopre la targa con la frase Qui non si muore, insegna che a Castellabate non esiste, anche se la frase è stata realmente pronunciata da Gioacchino Murat in visita nella cittadina durante il suo ultimo viaggio nel meridione italiano; tutto, per il resto, sembra così come era stato preannunziato, la lingua incomprensibile, l’appartamento disadorno, l’odore intenso di naftalina, le abitudini alimentari primitive …
Tisane, the, yogurt bianco, marmellate, fette biscottate … sostituiti da abbondanti e frequenti tazze di caffè, salsicce, chiappe di pomodoro, frittate, cioccolata mischiata al sangue di maiale … per colazione!!! Ben presto, però, con sua immensa sorpresa, “il calore e l’accoglienza del Meridione scioglieranno tutti gli stereotipi sul Sud che fino ad allora lo avevano accompagnato” (www.corriereinformazione.it, 24 ottobre 2010); scoprirà un luogo affascinante, un mare splendente in cui la luce del sole che tramonta crea effetti straordinari, una popolazione ospitale, la Signora Volpe, dei colleghi affettuosi, Mattia, Maria, il duo Costabile … una realtà e un’umanità che nemmeno immaginava, un appoggio a 360°.
“È ancora possibile conoscersi, dunque, coniugare, nonostante la sedimentazione di stereotipi, il divertimento con l’altruismo, provare ad andare oltre” (Giancarlo Zappoli, Giù al Nord, Una commedia sulla possibilità di abbattere il pregiudizio, www.mymovies.it), venirsi incontro, collaborare pure per arredare un appartamento, dare una mano al nuovo amico Mattia per riconquistare il cuore di Maria, persino con qualche scena animata iperbolicamente, come nel caso della consegna a domicilio della posta corroborata dai mille caffè quotidiani, dai Nocilli, dai succhi di frutta alcolici offerti dagli utenti ospitali … con le conseguenti crisi nervose o le frequenti ubriacature. Come dirlo alla moglie nevrotica? E’ un problema che s’ingigantisce in climax perché Alberto, da quando è partito, non solo ha visto rifiorire il rapporto con Angela Finocchiaro, ma, agli occhi dei vecchi amici del Nord, è divenuto un vero e proprio eroe. Silvia, convinta che la criminalità regni sovrana nel Sud d’Italia e preoccupata per le sorti del marito, decide di andare a visitare il posto; Alberto, per metterla di fronte ai gravi rischi a cui egli andava incontro giornalmente e convincerla a tornare a Usmate, lancia un disperato SOS ai colleghi … La donna, al suo arrivo a Castellabate, resterà scioccata di fronte alla scorta armata composta dai colleghi, ormai amici di lui, che inscenano false sparatorie … Dopo una serie di malintesi e scene spassosissime, a seguito delle quali Alberto recupererà il matrimonio, la polentona, imparando anche ad apprezzare la gente e il modo di vivere dei meridionali, capirà che deve rimanere accanto all’uomo che ama, spogliandosi di tutte le trepidazioni … Si libererà, finalmente, di tutte le apprensioni anche nei confronti di Chicco, che terrà con sé al Sud fino al termine della “prigionia” a Castellabate.
I detrattori rimproverano al remake di Luca Miniero di avere pedissequamente ricalcato “Giù al Nord”, anch’esso incentrato, polemicamente, sulle differenze Nord-Sud di uno stesso Paese e sulla possibilità di abbattere il pregiudizio. Nei due film cambia l’ambientazione, ma molti dei dialoghi dell’originale francese e i temi sono gli stessi, dalla temperatura climatica tremenda, all’abbigliamento con cui i “migranti” intraprendono il viaggio, alla difficoltà del dialetto, anche se “fra l’esagono francese e lo stivale italiano, la cartina socio-culturale del pregiudizio appare specularmente rovesciata. In Francia si brama il sole del Mediterraneo e si temono i cieli grigi delle regioni del Nord; in Italia si ristabilisce la connessione fra discesa geografica e declino civile” (Edoardo Becattini, ibidem).
La commedia originale francese, “Bienvenue chez le Ch’tis”, narra l’avventura esistenziale di Philippe Abrams, il quale aspira al trasferimento a Cassis, ridente località marittima della costa francese mediterranea, ma, per punizione, è costretto a rintanarsi nel gelido Nord, nella piccola cittadina di Bergues, nei pressi di Lille. Crede di dover affrontare un freddo polare e l’ostilità dei “minatori musoni Ch’ti”, ma trova un clima mite e un’accoglienza strepitosa non solo da parte dei suoi nuovi colleghi, ma anche dei vicini di casa, al punto che sarà difficile per lui, due anni più tardi, dover ripartire per ricoprire l’agognato posto di direttore delle Poste a Porquerolles, isola al largo della Costa Provenzale nel Sud. “Nella seconda parte del film italiano, comunque, molte situazioni sono state aggiunte, modificate o cambiate per renderle più aderenti agli stereotipi italiani. Nelle due sceneggiature, per esempio, per dissuadere la moglie e convincerla a tornare a casa, gli amici inscenano una rappresentazione amplificata delle abitudini locali secondo i più biechi pregiudizi; la signora, però, mentre nella versione originale francese è coinvolta in una serie di eccessi alcolici, secondo lo stile di vita della popolazione locale, nel film italiano si ritrova circondata dalla scorta armata e da false sparatorie”(www.wikipedia. it).
Al di là di ogni somiglianza, in ogni caso, l’animus di “Benvenuti al Sud” è tutto italiano, anzi, meridionale, tanto da spingere Luca Miniero, napoletano purosangue, a dichiarare che “nei telegiornali non viene mostrata la quotidianità di certi luoghi, ed è quello che hanno cercato di fare. L’intenzione era quella di smantellare gli stereotipi e far riflettere in maniera simpatica sui pregiudizi di cui si può essere vittima … Ci siamo ispirati a Giù al Nord, ma mi sono chiesto perchè non lo abbiamo girato prima noi un film così, esso sembra fatto apposta per gli Italiani … Volevamo mostrare il rapporto tra Nord e Sud, che, malgrado le diversità, si ritrovano sul terreno dell’umanità, un lato che spesso non viene mostrato” (Intervista a Luca Miniero, cinema.excite.it, 29/9/2011).
Gli stessi attori protagonisti, una volta letto il copione, hanno sentito propria la tematica e hanno interpretato le rispettive parti con grande partecipazione emotiva, sempre vigili con iniziative e proposte colte finanche dalla viva voce dei cittadini, animati dal desiderio di rendere “vero” il copione, arricchendolo con le mille sfumature che riflettessero le vicissitudini italiane, condizionate da pregiudizi molto accentuati dovuti all’estraneità tra gli abitanti del Nord e quelli del Sud.
“La sceneggiatura, quindi, si è modificata più volte in corso d’opera, per cui il film, nonostante sia un remake, si distacca dall’originale per la sua veste tutta italiana” (Luca Miniero, www.wikipedia.it) e, con orgoglio, Nando Paone, in varie interviste, nel definirlo “non caciarone, ma garbato ed elegante,”, ha precisato che tale esperienza “gli ha dato l’opportunità di avere un ruolo diverso dal solito”. “Benvenuti al Sud, inoltre, è un ottimo esempio di come si possa produrre una commedia all’italiana che ammicchi al passato senza allontanarsi dal presente, specialmente perché, grazie alla colonna sonora di Umberto Scipione impreziosita da ben 16 canzoni, in più di un’occasione si torna con la memoria al Pane, amore e gelosia di Comencini, a un cinema che fu, dominato di buoni sentimenti, popolare nel senso più positivo del termine” (www.mondocinemablog.com, dicembre 2010) e, prima di uscire dalle sale cinematografiche, tutti gli spettatori conservano nel cuore le note di Benvenuti Al Sud, Madonin, Tammuriata Cilentina, Passione Eterna, Cuore Latino, O’ballo D”o Cavallo, ‘O Sole Mio … un altro sole più bello non c’è, il sole mio sta in fronte a te …
Ben meritati, quindi, i premi ricevuti, dal Trailer d’oro alla Nomination del Festival del Cinema di Salerno nel 2010, alla Medaglia d’oro della provincia di Salerno, al Biglietto d’oro come secondo classificato tra i film più visti in Italia nel 2010. Il grande successo di questa impresa cinematografica darà vita al sequel “Benvenuti al Nord”, ideato da Luca Miniero e Massimo Gaudioso; Alessandro Siani, questa volta protagonista principale, dovrà ripercorrere l’Autostrada del Sole al contrario, lasciare il “caloroso” Sud per trasferirsi nel “gelido” Nord, in cui, sicuramente, troverà ad attenderlo il settentrionale Claudio Bisio. Stavolta, però, non ci saranno sorprese perché Alberto ha capito e anche Silvia, Chicco, Mario, il Gran Maestro e quanti, inizialmente guidati da una “mentalità scientifica fatta di freddezza e di distacco” (Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, 1945), pensavano che “Cristo si FOSSE fermato a Eboli” (Carlo Levi, ibidem) e che “la Madonin” non potesse essere illuminata dal sole meridionale, il più bello che c’è. “Dalla finzione alla realtà il passo è stato breve” (TestataQn.quotidiano.net,19 novembre 2010).
L’ordito, efficacemente tracciato da tutta l’équipe, ha conquistato il box office, con quasi 30 milioni d’incassi e “sta diventando soprattutto un fenomeno di cultura per anhttp:\\/\\/psicolab.netare stereotipi e pregiudizi” (Qn.quotidiano.net), al punto che tanti turisti, soprattutto giovani, continuano a invadere la piazzetta di Castellabate per visitare i luoghi in cui è stato girato il film e, in particolare, proprio l’ufficio postale in cui si svolgono tante scene; quella sede, in realtà, non esiste, perché i locali sono di un bar, così come non esiste la stazione ferroviaria in cui è scesa Silvia.
Il trionfo di “Benvenuti al Sud”, oltre a valorizzare l’immagine del centro e, soprattutto, il favore nei confronti della storia, sta suscitando un’eco imprevista e innescando una serie di iniziative davvero encomiabili. Nelle ultime battute, lo zabaione con il Marsala, preparato dalla Signora Volpe a Mattia, e l’abbraccio fraterno, che si scambiano Alberto e Mattia, rappresentano momenti dalla grandissima valenza formativa, metafora di quanti hanno inteso che “la comprensione è ancora possibile e si sviluppa grazie alle piccole situazioni quotidiane insieme a un pizzico di commedia” (Giancarlo Zappoli, ibidem) … Sì, perché “quando un forestiero viene al Sud, piange due volte, quando arriva e quando parte”. Semplici gesti affettuosi? O la prova che il Sindaco Costabile Maurano sta perseguendo un efficace strategia? Egli, infatti, sollecitato dall’obiettivo di abbattere le divisioni e le prevenzioni, si è fatto promotore, per la primavera del 2011, di un gemellaggio tra la sua Castellabate e Usmate Velate, la cittadina dalla quale Claudio Bisio parte per scendere verso il Sud. Il Primo cittadino del centro campano, “alla luce del messaggio di unità nazionale che ispira anche la bella pellicola”, ha inviato una lettera alla “collega” Marilena Riva, la quale già aveva manifestato “grande ammirazione per la bellezza del territorio ed espresso il desiderio di visitare Castellabate”, invitandola, “assieme all’Amministrazione da Lei presieduta, a conoscere il Comune che egli ha l’onore di rappresentare”, precisando che “sarebbe lieto di approfondirne la conoscenza di persona a testimonianza del legame che potenzialmente già esiste tra i due Comuni, in quanto location dell’ormai celeberrimo film” che si snoda tra il centro storico e i suggestivi paesaggi marini, ed estendendo la proposta “al Presidente Silvio Belusconi, al Ministro Umberto Bossi e al Sindaco Letizia Moratti” (Constabile Maurano, lettera del 07/10/2010). Riferendosi, inoltre, a quello che la Dott.ssa Marilena Riva gli aveva scritto sul suo Comune, si dichiara “certo che anche quella sia una terra dall’illustre passato e con pregevoli spazi verdi, ma, soprattutto, quotidianamente valorizzata dall’operosità degli abitanti e dall’intelligente lungimiranza di tanti suoi Amministratori che sanno dare importanza alle azioni più che a ritriti luoghi comuni su Nord e Sud d’Italia” (Constabile Maurano, TestataQn.quotidiano.net, 19 novembre 2010). Tempestiva la risposta del Primo cittadino di Usmate, “la quale ha guardato il film per poi impugnare carta e penna e scrivere al collega Costabile Maurano” (TestataQn.quotidiano.net, 19 novembre 2010), dicendo che, “se, nel film, Bisio raggiunge la Campania con indosso un giubbotto antiproiettile, fuori dalla fiction, Usmate e Castellabate hanno scelto una lettera di complimenti reciproci per allacciare i rapporti” (Marilena Riva, ibidem) e si dichiara bendisposta “a vedere le bellezze del Cilento per superare i luoghi comuni che ancora avvelenano le relazioni tra Nord e Sud … d’accordo sull’idea del gemellaggio che si concretizzerà con la visita di una delegazione brianzola nel Salernitano …
L’intenzione è di scambiare idee, trovare punti di contatto, studiare iniziative per il turismo perché i due paesi, ormai, sono usciti dal cono d’ombra dell’anonimato, sono finiti sotto i riflettori e desiderano approfittarne per lanciare un segnale di unità, anche in ambito politico, visto che il Sindaco di Castellabate è di centrodestra e Marilena Riva di centrosinistra … I problemi, invero, sono gli stessi, lottare contro i tagli riuscendo a garantire i servizi … Usmate ha già benedetto il nuovo gemellaggio” (Marilena Riva, ibidem).
L’incontro, presentandosi come lettura articolata e orientata alla ricerca delle singole problematiche storico-letterarie-artistiche, dovrà essere impostato sul rispetto dei “due territori, indubbiamente diversi anzitutto geograficamente, ma accomunati da uno spirito istituzionale che si richiama all’Unità d’Italia” (Marilena Riva, ibidem) “e, pertanto, non deve e non può trovare confini di Regione o di colore politico” (Constabile Maurano, ibidem) … L’idea intorno alla quale è stato costruito il progetto di scambio, pertanto, ha preso subito forma nell’armonia instauratasi tra tutti i protagonisti dell’azione socio-culturale, qualificando l’idea e dimostrando che il confronto non sarà una semplice evasione, ma una complementare proposta operativa seria ed efficace.
Il gemellaggio consentirà di immergersi in tratti di storia, fatti di scontri e di contese, per quell’atmosfera che vi si respira, per le botteghe di artisti, artigiani, ceramisti, orafi, per le caratteristiche viuzze che si snodano tra piazzette e palazzi. “L’iniziativa potrà, in questo modo, dare la possibilità ai concittadini di conoscersi meglio, di attivare un percorso comune di promozione e di scambio, di rinsaldare il rapporto creato dal bellissimo film, riempiendolo di contenuti nuovi, anche alla luce della felice ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, e, addirittura, di assegnare al regista e/o al cast di Benvenuti al Sud la cittadinanza onoraria di entrambi i Comuni” (TestataQn.quotidiano.net, 19 novembre 2010) … Che dire di più? “Alea iacta est” (Svetonio, De vita Caesarum, 10 gennaio del 49 a.C), il dado è tratto, ora bisogna agire. Non si cresce senza rischiare, senza mettersi alla prova, senza provare a navigare nel mare aperto, insieme. “Unirsi è un inizio. Mantenersi uniti è un progresso. Lavorare insieme è un successo” (Anonimo), senza mai demordere e ricordando che “esiste un’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà” (Da Demostene, Aforismi, 384-322 – Massimo Rosa, Da Seneca ad Anthony Robbins, le frasi che fanno bene al Business! Dicembre 2007).