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Beck Depression Inventory

La prima pubblicazione del BDI risale al 1967 ed è presentata nel volume di Aaron Beck intitolato Depression: Causes and treatment. La seconda versione risale invece al 1979 ed è contenuta nel volume Cognitive therapy of depression.
La prima traduzione italiana del test risale al 1978 ed è stata curata da Scillico.
L’origine del test nasce dall’esigenza di realizzare uno strumento volto a misurare l’intensità della depressione. Secondo l’autore la depressione è determinata da un modo di pensare viziato da una generale propensione a interpretare gli eventi in modo negativo. Le modificazioni del tono dell’umore sono quindi secondarie a quelle che Beck definisce “distorsioni cognitive”.Quest’ultime sono qui di seguito brevemente descritte:
• L’inferenza arbitraria è una conclusione tratta in assenza di prove sufficienti.
• L’estrapolazione selettiva è una conclusione tratta in base a uno solo degli elementi che contribuiscono a determinare una situazione.
• L’ipergeneralizzazione è una conclusione tratta in base ad un unico evento.
• L’amplificazione e la minimizzazione portano il soggetto depresso a valutare in modo esagerato la propria prestazione.
Gli schemi negativi e le distorsioni cognitive portano a quella che Beck definisce “triade negativa”, una visione negativa di sè del mondo e del futuro.
A partire da queste elaborazioni teoriche l’autore arriva a definire un raggruppamento nosografico della sindrome depressiva .Tale raggruppamento è formato da 21 aree d’indagine, che corrispondono rispettivamente ai 21 item di cui si compone il BDI.
Gli aspetti indagati dal test sono: tristezza, pessimismo, senso di fallimento,
insoddisfazione, senso di colpa, aspettativa di punizione, delusione verso sé stessi, autoaccusa, idee suicide, pianto, irritabilità, indecisione, dubbio, ritiro sociale, svalutazione della propria immagine corporea, calo dell’efficienza lavorativa, disturbo del sonno, faticabilità, calo dell’appetito, calo ponderale, preoccupazioni somatiche, calo della libido.
Gli item compresi tra la domanda numero uno e la domanda numero tredici confluiscono nella subscala cognitivo-affettiva, i restanti item sono invece raggruppati nella subscala dei sintomi somatici e prestazionali.
Il paziente ha la possibilità di scegliere tra quattro risposte alternative secondo gradi di gravità crescente. Questa soluzione è resa necessaria dallo scopo del test che abbiamo detto essere quello di misurare l’intensità della depressione esperita dal paziente con particolare riferimento all’ultima settimana.
Il calcolo del punteggio richiede l’esecuzione di una semplice addizione, in quanto non è necessaria la standardizzazione dei valori grezzi.

BDI
Tab. 1. I punteggi ottenuti sono associati a livelli di gravità diversi.
Il punteggio 16 è considerato il cut-off di allarme clinico

Il punteggio complessivo del test è un indice di stato in quanto al soggetto si chiede, nel dare le risposte, di fare riferimento a come si è sentito nell’ultima settimana.
Per questa sua caratteristica, il BDI risulta particolarmente utile nel monitoraggio delle variazioni dell’intensità della depressione nel tempo.
A seguito della pubblicazione del DSM IV è stata redatta una seconda versione del BDI dove molti item sono stati modificati o cambiati del tutto. Inoltre il punteggio di allarme clinico non corrisponde più al valore sedici ma a diciasette.
Il BDI-II (Beck, 1996) presenta una elevata corrispondenza con la versione precedente, e rispetto a questa risulta ancora più sensibile, in quanto i valori di riferimento sono meglio discriminativi.

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