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Introdurre i Bambini nel processo di Mediazione: il Disegno Condiviso

In mediazione familiare, laddove si stia lavorando per una separazione, si cerca, generalmente, di evitare un coinvolgimento diretto di figli, anche se grandicelli, almeno che, in questo caso, non siano loro stessi a chiedere di essere ascoltati.
L’ascolto, infatti, è indispensabile per questi bambini, più o meno grandi, poiché protagonisti involontari, ma, spesso, invisibili, di un processo doloroso e lungo, come può essere quello della separazione dei genitori.
Lavorando, come facciamo, sui bisogni di ciascuno, è corretto, quindi, che anche i figli possano esprimere i loro, dato che sono a tutti gli effetti parte integrante ed attiva del processo stesso.
Vero, però, che si deve evitare di coinvolgerli in tutte quelle questioni, pratiche, legali ed economiche, che possono riguardarli, ma che è giusto restino responsabilità dei genitori, visto che un altro lavoro che facciamo, in mediazione, è proprio quello della ri-attribuzione delle responsabilità.
Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, se i genitori lo chiedono, o se, come dicevamo , loro stessi domandano udienza, si può pensare di strutturare un incontro apposta per loro, con o senza i genitori, in base alla loro età e alle loro richieste in tal senso.
Il mediatore si farà carico di raccogliere le loro confidenze e le loro preoccupazioni, e, qualora essi chiedano che restino segrete, anche di rispettare la loro volontà: spesso la richiesta di essere ascoltati è una richiesta di accoglienza, più che un modo per rendersi attivi nelle decisioni pratiche che li coinvolgeranno.
Per quanto riguarda i bambini più piccoli, dai 3 ai 12 anni circa, la questione è diversa, poiché la loro età e il loro modo di esprimersi e di comprendere saranno molto diversi; nondimeno, a volte anche loro chiedono di essere ascoltati, a volte anche chiedendo che i genitori non siano presenti nella stanza e che non sappiano quanto detto: l’impegno del mediatore, in tal caso, sarà lo stesso, indipendentemente dall’età.
I bambini, infatti, sono prima di tutto persone, e, come tali, meritano attenzione e rispetto, cosa che, purtroppo , spesso viene a mancare proprio da parte dei genitori, troppo concentrati sul dolore che provano e sulle difficoltà pratiche da affrontare.
Quello che viene a mancare, allora, è proprio un’interazione tra le parti, che sia soddisfacente per tutti e, si spera, anche produttiva; la tecnica del disegno condiviso viene in aiuto esattamente in tal senso, fornendo uno strumento efficace e alla portata di tutti.
Questa tecnica è molto utilizzata, e consiste nello strutturare un incontro apposito, in cui i genitori e i figli realizzeranno, in base ad una consegna del mediatore, un disegno, che li rappresenti come protagonisti, tutti insieme, in determinate situazioni.
Solitamente, l’incontro viene audio e video ripreso, previa autorizzazione scritta, di modo che, in un secondo tempo, e non in presenza dei bambini, i genitori possano ricevere dal mediatore dei feedback utili su cui riflettere.
Si può osservare come anche le coppie più litigiose o incapaci di esprimere sentimenti chiari, siano positivamente coinvolte con i figli nello svolgimento di quest’attività, che, presumiamo, riporta anche loro in una dimensione ormai dimenticata, quella dell’infanzia.
Spostandosi su un piano diverso, quindi, e soprattutto, avvicinandosi a quelli che sono i timori e le ansie dei bambini, i genitori riescono, di solito, a capire, e, spesso, iniziano a negoziare meglio e più velocemente, come se avessero improvvisamente realizzato cosa sia davvero importante.
Inoltre, disegnare, consente ai bambini, ma, in certa parte, anche agli adulti, di attingere più profondamente, ed inconsciamente, alla sfera emotiva, svelando i bisogni reali, su cui, poi, si può lavorare, per arrivare a strutturare non solo un accordo di separazione mutuamente soddisfacente, ma che tenga in considerazione ogni singolo componente della famiglia, che sta, inevitabilmente, cambiando.

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Silvia Carcasci