La vita della persona è determinata da una serie di scelte sin dalla nascita, tali scelte possono essere volontarie o involontarie, proprie o fatte da altri, e, a queste scelte, corrispondono degli esitamenti in quanto quando si sceglie, allo stesso tempo si evita qualcos’altro, ad esempio se si sceglie di nascere di testa, allo stesso tempo si evita di nascere di piedi.
Anche se, in genere, la persona non si attribuisce le proprie scelte, capita che non fa niente o fa poco per contrastare le scelte non volute, ad esempio se un genitore fa una scelta per un figlio, questo figlio può aderire a questa scelta o può contrastarla, se aderisce è una scelta che fa e quindi ha evitato di contrastare tale scelta del genitore.
Quindi, diventa importante per la persona l’attenzione verso le cose che si fanno o che si evitano, diventa interessante pensare che si fanno delle cose per evitare di farne altre, diventa importante fare le cose con un’attenzione ed un interesse costante e non per abitudine, diventa interessante chiedersi, accorgersi di quello che si fa, che si sta facendo e quindi la proposta è di farsi degli interrogativi e provare a darsi delle ipotetiche risposte, ma solo per provare a immaginare quali possano essere le possibili risposte e provare a rendersi un po’ più consapevoli.
Ci sorprendiamo ad apprendere che i disabili praticano sport, non immaginiamo come possano fare a superare le proprie disabilità per praticare un determinato sport, per esempio il calcio praticato dai non vedenti, oppure il basket in carrozzina, eppure il disabile riesce ad eccellere nello sport, ad essere determinato nei suoi obiettivi, ad ottenere i successi prefissati grazie alla sua capacità, alla sua determinazione, alla sua voglia di emergere, di stare con gli altri, di riscattarsi, comunque tutte motivazioni in comune allo sportivo non disabile.
Quindi possiamo dire che la disabilità è relativa in quanto il disabile possiede altre abilità che gli permettono di sostituire la disabilità con altre abilità complementari in modo da poter essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella vita assieme agli altri.
Importante sarebbe rendere merito a queste abilità, e questo potrebbe essere possibile attraverso diversi canali, per esempio rendere visivamente fruibili ai non disabili le attività sportive svolte dai disabili, le più disparate che vanno dagli incontri di basket in carrozzina agli incontri di calcio tra non vedenti in modo da potersi sorprendere rispetto a quello che i disabili riescono a combinare in campo, in modo da potersi sorprendere rispetto allo spettacolo che riescono a dare.
Si potrebbe, per esempio, far sperimentare ai non disabili di essere per un breve tempo disabile provando per esempio a fare sport in carrozzina o con gli occhi bendati, questo permetterebbe di entrare in un mondo altro che non si conosce e che permette di avvicinarsi all’altro.
Un modo per avvicinarsi al mondo dell’altro disabile può essere il provare a fare l’accompagnatore sportivo di un disabile, sarebbe un modo per sperimentare l’abilità a stare con l’altro, a fare con l’altro, a dare all’altro.
Insomma ci si può fare delle domande: “Chi sono?”, “Come sono?”, “Cosa faccio?”, “Cosa voglio fare?”, “L’altro chi è?”, “Com’è?”, “Cosa fa?”, “Cosa vuole fare?” e scegliere diverse alternative: “Continuo a essere chi e come sono, a fare quello che voglio e non mi interessa chi è l’altro, com’è, cosa fa e cosa vuole fare” oppure “Voglio provare a essere diverso, a fare qualcosa di diverso, ad interessarmi all’altro, com’è, cosa fa e cosa vuole fare” e ancora “voglio fare con l’altro per essere con, per fare con, per dare”, così una disabilità culturale potrebbe essere sostituita con una abilità all’integrazione, al completamento, al permettere all’altro dopo aver permesso a se stesso.