L’uso quotidiano e spesso improprio del termine “stress” rispecchia la capillarità di un fenomeno che, negli ultimi trent’anni, si è diffuso e sviluppato assai rapidamente a causa di condizioni di vita e di lavoro spesso inadeguate rispetto alle capacità e alle risorse delle persone. Tuttavia, il concetto generale di stress comprende anche le esperienze gradevoli della gioia, della soddisfazione e dell’esprimere se stessi, questo perché “la reazione emozionale, sia piacevole che spiacevole, è sempre accompagnata da un aumento dell’intensità dello stress fisiologico” (Selye, 1976). Infatti esistono due termini che indicano due situazioni di stress “positivo”: eustress, che si riferisce al tentativo adattivo di canalizzare in modo efficace le risorse richieste per affrontare la situazione di stress, e mastering, cioè una situazione di padronanza della fonte stressogena. Quando le persone parlano di stress, comunque, si riferiscono a sensazioni di stanchezza, di incapacità di controllo sulla situazione, di affaticamento senza recupero: una condizione definita distress. La capacità di affrontare le situazioni stressogene in maniera efficace è soggettiva e dipende dallo stile di coping e dalla percezione che l’individuo ha degli eventi.
In effetti, i ritmi di vita a cui l’uomo occidentale è attualmente sottoposto sono sempre più veloci. Spesso dettati dagli enti istituzionali e dalle organizzazioni di appartenenza, entro le quali l’individuo adulto trascorre la maggior parte del suo tempo; tali ritmi sono indipendenti dalla personalità e dalle esigenze degli individui, e, per questo motivo, sfuggono al loro personale controllo. Enormi cambiamenti a livello di tecnologie sono avvenuti negli ultimi cinquant’anni. Sono state prodotte e diffuse attrezzature e strumenti che hanno agevolato i compiti e diminuito la fatica fisica dell’uomo. Così egli ha dovuto imparare ad usare nuovi strumenti. Ma chi gli insegna a rapportarsi con essi? Chi gli insegna a non abusarne o a farne un buon uso? Ai notevoli vantaggi che la tecnologia ha portato, non è corrisposta altrettanta preoccupazione per i cambiamenti che essa porta quotidianamente sullo stile di vita e sulle mansioni lavorative. Pensiamo, ad esempio, all’uso dell’automobile, del cellulare, del videoterminale, e quindi al traffico, alla gestione del tempo, ai disturbi muscolo-scheletrici in aumento. Bagnara (Bagnara & Stajano, 1987) ha messo in evidenza come, negli ultimi anni, a livello sia nazionale che internazionale, le ricerche sul rapporto uomo/macchina abbiano accentrato l’attenzione soprattutto sulle caratteristiche tecnologiche dei prodotti, considerando solo marginalmente le persone che, sul lavoro, quotidianamente interagiscono con le nuove proposte tecnologiche. Queste considerazioni hanno portato molti ricercatori ad occuparsi degli effetti della situazione lavorativa sulla salute psicofisica delle persone e da questi studi si è rilevato un chiaro nesso tra stress e altre situazioni minacciose per i lavoratori. La sindrome del burn-out (Maslach, 1976) e il mobbing (Leymann, 1984) sul posto di lavoro rappresentano due esempi di situazioni di disagio correlate allo stress. Essi si sono rivelati problemi rilevanti per la manodopera europea: i costi sono considerevoli, sia per il lavoratore che per l´organizzazione. La prevenzione del mobbing sul posto di lavoro è uno degli obiettivi contenuti nella comunicazione della Commissione europea, riguardante una nuova strategia per la salute e la sicurezza sul lavoro.