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Il Fine dell´ Orientamento

Qual è allora la logica delle attività di orientamento? Lo scopo di tali attività è fornire informazioni su percorsi di studio e tecniche di ricerca di lavoro e aiutare i clienti ad attivarsi, per quanto loro possibile, a impostare e migliorare la propria ricerca di lavoro e aiutarli a costruire strategie efficaci di sviluppo e miglioramento delle proprie conoscenze e competenze, aiutarli a definire i propri punti forti e le proprie aspirazioni professionali e infine promuovere nei clienti l’autonomia delle scelte professionali e la capacità di autoorientarsi. Il lavoro dell’orientatore richiederà una combinazione, diversa da cliente a cliente.
L’attività di orientamento ha quindi una componetene informativa (su professioni, carriere, tecniche di ricerca, normative del lavoro, etc.), e una componente di relazione e sostegno psicologico nell’aiutare le persone a gestire o superare l’ansia e l’incertezza legate alla scelta, e a capire quali sono le proprie caratteristiche e aspirazioni.
Dare spazio alla soggettività non significa ridurre l’orientamento a counseling psicologico consolatorio, nella relazione orientativa la soggettività del cliente si incontra col principio di realtà rappresentato dal consulente e consensualmente validano una o più strategie possibili. Per il consulente d’orientamento la capacità di gestire le relazioni d’aiuto è una componente necessaria ma non sufficiente per svolgere un’attività di orientamento efficace, infatti quello che contraddistingue l’orientamento è il costante riferimento alle modalità di funzionamento del mercato del lavoro. Chi promuove nell’orientamento un servizio denominato counseling contribuisce a diffondere l’illusione (pericolosa soprattutto per i clienti) che all’interno dell’orientamento sia legittimata l’erogazione di psicoterapia. Nell’orientamento è più opportuno utilizzare il termine di consulenza orientativa riferendoci all’ordinaria consulenza di orientamento specialistico basata sul colloquio individuale svolto senza l’impiego di strumenti strutturati (utilizzati invece all’interno del bilancio di competenze), tutt’al più semi-direttivo (eseguito sulla base di una griglia che sia il canovaccio di un percorso) che gli permetta di strutturare una relazione lasciando un ampio margine di libertà all’utente.

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Francesco Albanese

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