È probabilmente dunque dalla Kramer in poi che si può parlare di arteterapia vera è propria, e cioè, come si è già detto, con lo spostamento dell’attenzione dal prodotto artistico concluso come materiale da interpretare, al processo creativo vero e proprio che, avvalendosi di simboli e metafore, coinvolgendo il soggetto in attività che implicano un impegno sensoriale e cinestesico, si propone come un mezzo per identificare ed esprimere le proprie emozioni, e per comprendere e risolvere certe difficoltà.
L’arteterapia come disciplina attinge da una varietà di approcci teorici, come quello psicoanalitico, quello psicodinamico, quello cognitivista, quello gestaltico e quello dell’analisi transazionale, e, in generale, da tutti quegli approcci terapeutici che mirano a contattare e riconciliare i conflitti emotivi, alla promozione dell’autoconsapevolezza e dell’accettazione di sé, e allo sviluppo di abilità relazionali e comunicative.