Come cambia l’azienda nell’era del web 2.0: è stato il tema al centro del convegno tenutosi a Bologna, “Connettiamoci! Il web 2.0 nelle risorse umane”, organizzato da Stogea, business school socia ordinario Asfor, con il patrocinio della sezione Emilia Romagna dell’AIDP e il coordinamento/media partnership de L’impresa, rivista di management del gruppo del Sole 24 Ore.
Il convegno che era indirizzato a direttori del personale e all’area risorse umane ma anche a responsabili di processi, organizzazione, knowledge management ed head hunter di aziende di ogni dimensione, ha avuto un’ottima risposta: sala esaurita (200 posti) con tanto di lista d’attesa. Segno che, per quanto da molti sia vista ancora con diffidenza, l’era dell’“Enterprise 2.0” è arrivata e si accinge a rivoluzionare la gestione aziendale.
Ma come entrano nell’impresa i nuovi strumenti cosiddetti “social” che sono già nella vita privata di milioni di persone, attraverso blog, community, wiki e quant’altro? Quale valore aggiunto portano, quanto e come sono realmente utilizzati dalle aziende? Queste domande erano al centro degli interventi e delle tre tavole rotonde che hanno animato la giornata.
Ma prima di tutto una definizione:
“Con social software indichiamo un insieme di tecnologie che mettono in condizioni le persone di incontrarsi, scambiare informazioni e collaborare tramite l’ausilio del computer”.
Andrew McAfee
In pratica, attraverso delle piattaforme ad hoc si hanno a disposizione ambienti digitali in cui contributi e interazioni sono resi disponibili nel tempo. Flussi e struttura sono tali da permettere l’emergere nel tempo di modalità come frutto delle interazioni tra persone.
Nella prima tavola rotonda, “Connettiamoci per condividere la conoscenza”, si è preso in esame proprio l’utilizzo di strumenti collaborativi interni, come intranet e portali di knowledge management, attraverso alcune esperienze aziendali come quelle di Dada, e General Electric Oil&Gas. Un primo elemento che emerge è il diverso approccio culturale che comporta l’adozione in azienda di sistemi di condivisione per facilitare lo scambio di informazioni interne. Le informazioni, rese visibili a un team di lavoro o a chiunque ne ricavi utilità, infatti favoriscono sia la trasparenza che la libera circolazione delle conoscenze. Contribuiscono inoltre all’instaurarsi di un clima meno formale in cui ognuno può apportare il proprio contributo e, in questo senso aumentano la consapevolezza di un gruppo.
Tutti elementi sviluppati nell’intervento di Katja Tsalikis, Senior Consultant Hay Group, sulla figura del leader globale di un’azienda che, oltre a saper gestire e integrare quattro diverse generazioni tecnologicamente differenti – dai più tradizionalisti alle nuove generazioni y -, nella nuova era deve saper sviluppare sempre più, nei confronti dei propri collaboratori, aspetti quali la fiducia, il dialogo e la partecipazione. Tutte caratteristiche che vedono come attori primari gli strumenti social e il web 2.0.
Ma la nuova epoca è arrivata soprattutto per l’area delle Risorse Umane. L’e-recruitment infatti non solo si sta affermando come strumento fondamentale nella selezione del personale, attraverso le piattaforme specializzate, ma anche attraverso strumenti meno convenzionali come i professional network. Lo conferma, nella tavola rotonda “Connettiamoci per cercare talenti”, Patrizia Turri, direttore del personale di eBay Italia, che ormai per scovare nuove risorse utilizza per il 70% strumenti online. Di questi fa parte anche un “referral program” che prevede ricompense per i dipendenti che presentano all’azienda candidati interessanti che poi vengono assunti. Pieno stile web 2.0 come l’utilizzo di social network, quali Viadeo e LinkedIn, attraverso cui oggi si possono raggiungere 20milioni di profili professionali tra Nord America, Asia ed Europa, con una crescita media settimanale di 100mila nuovi utenti, che vanno ad aggiungersi ai potenziali candidati appetibili per l’impresa. Questo aspetto assume una particolare importanza specie nella ricerca dei talenti, perché permette a chi si occupa di selezione del personale di raggiungere velocemente una rosa selezionata di candidati interessanti, non iscritti nelle normali piattaforme di recruitment. Sfruttando la flessibilità del mezzo inoltre si arriva presto al contatto diretto, eliminando tanti passaggi intermedi previsti da un approccio più tradizionale. Da sottolineare poi che, nella maggior parte dei casi, chi è attivo su social come LinkedIn in realtà non cerca lavoro quanto nuovi partners e business. Fa parte quindi di quella fascia di risorse qualificate, tanto interessante per le aziende, che normalmente sfugge ai normali canali di recruitment.
Ci sono poi esperienze come Netwo che, oltre a trovare personale, fondano e affidano la crescita della propria società interamente al web: aprendola (online) a chiunque fornisca valide proposte di sviluppo e indicendo video-concorsi per le assunzioni. Nuovi metodi di selezione che si adattano alle nuove skills richieste per i nuovi lavori che nascono sul web. Al centro della vision aziendale, come ha sottolineato uno dei fondatori, Lorenzo Viscanti, vi è il valore di scambio di idee e conoscenze all’interno del gruppo o, in questo caso, della community.
Spunti ripresi da Maurizio Mesenzani, della Fondazione Irso, che ha mostrato l’importanza strategica del web 2.0 per le aziende, soprattutto per quanto riguarda l’interazione con i clienti e la progettazione della customer experience. Coinvolgere il consumatore e i partner nei processi interni, attraverso knowledge blog e communities, appare sempre più importante in un mercato in cui il lavoro è fondamentalmente knowledge-based e la competitività non è data più dalle materie prime o dalle tecnologie ma dalle persone. Lo afferma anche Luigi Grimaldi, di Yooplus, che evidenzia come nell’Enterprise 2.0 gli strumenti social siano, non solo determinanti per velocizzare i processi, ma anche un elemento di valorizzazione delle persone, destinato nel prossimo futuro a fare la differenza soprattutto nelle aziende di medio-piccole dimensioni. Tali strumenti inoltre permettono di ricostruire quel 40% di tempo che, secondo le statistiche, nell’arco della giornata lavorativa sfugge alle logiche di processo. Quel tempo per le relazioni, utilizzato per acquisire informazioni e confrontarsi, che attraverso l’uso di piattaforme collaborative può essere registrato e capitalizzato dall’azienda.
Lo confermano le testimonianze del mobilificio Lago, una giovane e dinamica impresa del padovano che si avvale di strumenti social, e il progetto di blog e forum realizzato da Eni con il coinvolgimento di 900 dipendenti. Paolo Amantia, web portals manager, ha sottolineato come questi mezzi abbiano incrementato la possibilità di suggerire nuove idee, evidenziare talenti, favorire il confronto tra generazioni e risorse e di interagire con il top management aggirando le strutture gerarchiche.
A chiudere il convegno la testimonianza di un ente pubblico: il Comune di Venezia che si è dotato di strumenti social per diventare un’amministrazione partecipativa e trasparente. “//venice > connected” è già un insieme di iniziative tese al coinvolgimento dei cittadini, dei dipendenti comunali e delle aziende pubbliche con l’adozione di strumenti web 2.0. Una sorprendente esperienza, portata avanti con passione dal vicesindaco di Venezia, Michele Vianello, per “Amministrare 2.0”, che non vediamo l’ora di vedere a pieno regime.