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Formazione Permanente

La Centralità della Persona nei Momenti Formativi

Perché è importante la formazione?
E’ una domanda che mi gira in testa da oggi pomeriggio; ho avuto, infatti, la possibilità di partecipare ad un seminario dell’Associazione Italiana Formatori, il cui tema principale era incentrato su “Apprendimento e centralità della persona”.
Nove illustri studiosi dei principali approcci psicologici,teorici e pragmatici, focalizzati sulla centralità della persona,si sono confrontati sulle dinamiche che attengono ai processi d’apprendimento degli adulti, agli approcci e alle esperienze orientate alla formazione.
Sono state illustrate varie discipline: dall’analisi transazionale alla psicosocioanalisi,dalla biosistemica alla programmazione neurolinguistica fino ad addentrarsi nello psicodramma.
C’è stato anche un intervento interessante sullo scenario economico italiano,grazie alla testimonianza del presidente dell’Associazione Italiana direttori del personale, Mario D’Ambrosio.
I quesiti più ricorrenti sono stati ”perché la formazione è così importante? quale ruolo svolge nel contesto aziendale e prima ancora nella persona?”
“L’apprendimento è un’azione fondamentale per l’individuo,per la sua evoluzione e per la crescita dei contesti in cui è socialmente inserito. Apprendere rappresenta un processo fortemente correlato con l’esperienza soggettiva e con il proprio modo di relazionarsi con la realtà. Il fascino dell’apprendere è quindi umanamente elevato e storicamente antico,e si riflette anche sui meccanismi che la persona attiva per imparare ad apprendere in modo efficace,stabile e congruente con i propri valori e la propria identità.”[1]
Fra i tanti concetti espressi durante la giornata sono due quelli che mi colpiscono di più:
• Con la formazione non si deve innescare un cambiamento nella persona;
• Con la formazione si devono dare nuove possibilità alle persone[2].
Ovunque si legge che il processo di formazione porta all’attuazione di un cambiamento nel formando.
Io stessa l’ho scritto in molti articoli.
Qui invece,si chiede di fare un passo avanti, di superare questa visione e di guardare alla complessità del momento dell’interazione tra il formatore e il discente.
Se partiamo dal presupposto che l’uomo è un “universo”, e in quanto tale racchiude ed elabora dentro di sé umori,emozioni,sensazioni diverse è molto difficile interagire con lui.
Non esistono divisioni all’interno “dell’universo” che ne delimitano la sfera lavorativa,affettiva,amicale e così via.
La persona è una e si manifesta sotto molteplici spoglie. Se le emozioni e le sensazioni sono buone e positive andranno ad influenzare la sua giornata in modo positivo;parimenti quelle negative le influenzeranno in modo non positivo.
I problemi legati al contesto familiare non riusciamo a lasciarli fuori della porta dell’ufficio; così, anche se apparentemente siamo sicuri di indossare la maschera del perfetto lavoratore, depurata dalle preoccupazioni personali, e quindi di agire correttamente secondo il protocollo,non ci accorgiamo che i nostri sentimenti negativi,influenzano i rapporti che abbiamo nel nostro ambito lavorativo.
Dovendo progettare un percorso formativo si deve tener presente di questi aspetti, soprattutto perché meno l’adesione dei partecipanti è spontanea, e più scarsi saranno i risultati.
Se una persona sente il bisogno di effettuare un percorso formativo e sceglie da solo di parteciparvi, data la forte spinta motivazionale, la persona parteciperà attivamente durante il corso e i risultati d’apprendimento saranno notevoli. Nel caso contrario se, il committente è un’azienda o un ente, i partecipanti aderiscono forzosamente e i risultati saranno sicuramente meno efficaci.
L’obiettivo che un formatore deve porsi è dunque quello di instaurare nel partecipante il bisogno o l’esigenza di cambiare.
In che modo ci si può riuscire? Instaurando nel partecipante dei dubbi.
Molto spesso le domande profonde che pongono dubbi alla platea,creano disagio.
Le persone però reagiscono in modi diversi: chi è ben disposto all’esperienza di formazione pensa e ripensa scientemente ai quesiti; al contrario, le persone scettiche
che vogliono non pensare a quelle domande, sono costrette ad affrontarle, nell’arco della giornata, quando queste “esplodono” improvvisamente.
In entrambi i casi la persona è costretta ad effettuare un’autoanalisi e a rivalutare il proprio modo di essere per cercare possibili risposte e soluzioni.
Questo ci fa riagganciare al secondo punto,ovvero la creazione di possibilità.
Per far scaturire la voglia di cambiamento nella persona gli si devono mostrare le sue numerose possibilità di sviluppo.
Se una persona rimane ancorata al suo modo di essere e alle esperienze fino ad ora vissute,senza provare a superarle e senza confrontarsi con i propri limiti, non solo non effettuerà alcun cambiamento, ma alla fine intraprenderà la via della regressione.
Se invece una persona è convinta di avere davanti a se numerose possibilità, è più potente perché diventa responsabile e protagonista della propria vita, e in questo modo non avrà paura di affrontare le difficoltà che l’intraprendere una nuova strada comporta.
Se in ambito lavorativo (ma anche nella vita!!!),si parte dal presupposto che “dagli errori si impara,dai successi di più”, e si sottolineano i comportamenti vincenti e il raggiungimento di performance ottimali spingiamo le persone a dare il meglio;se invece ci ostiniamo a correggere gli errori continuiamo a mortificarle ottenendo risultati opposti a quelli che ci siamo prefissi.
Rivivere le sensazioni positive,provate durante un successo, ben predispone le persone ad assumere un atteggiamento più costruttivo.
Ho scritto questo articolo nel tratto che da Bologna porta a Firenze, sul treno.
Per me la formazione è un istinto primordiale, un impulso che non si può oscurare con la nostra indifferenza. Ho sempre provato questa sensazione di insofferenza che mi ha portato,e mi porta tuttora, alla ricerca di informazioni e pezzi mancanti al complesso puzzle della conoscenza.
La mia sete di sapere è implacabile; tutto diventa occasione per confrontarmi apprendere e crescere.
Il tassello che aggiungo ogni volta,crea in me emozione.
E si sa, l’emozione muove il mondo!

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Giovanna Coppini

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